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Regina (Confindustria): “Dl Energia in Cdm a dicembre, ci aspettiamo disaccoppiamento, oneri spalmati e stop spread TTF-PSV”

Il Dl Energia dovrebbe finalmente arrivare in Cdm l’11 dicembre. Confindustria spinge per disaccoppiamento, cartolarizzazione degli oneri e chiusura dello spread TTF-PSV. Il Governo sembra aperto alle proposte. L’intervista ad Aurelio Regina, Presidente di Fondimpresa e Delegato del presidente di Confindustria per l’Energia

A meno di sorprese, il Dl Energia approderà nel prossimo CdM e potrebbe contenere anche il disaccoppiamento del prezzo di gas ed elettricità, la cartolarizzazione degli oneri di sistema e la chiusura dello spread TTF-PSV. “Ci è stato indicato metà dicembre quale possibile data per il Dl Energia, in occasione del prossimo CdM. Ci aspettiamo che almeno questa versione prenda in considerazione i temi del disaccoppiamento e della cartolarizzazione, oltre alla chiusura del famoso spread TTF-PSV, che costa all’Italia un miliardo di costi diretti e un miliardo di costi indiretti, oggi in larga parte ingiustificati”, spiega Aurelio Regina, Presidente di Fondimpresa e Delegato del presidente di Confindustria per l’Energia nel corso dell’intervista rilasciata ad Energia Oltre nel corso dell’evento “Nuove corsie per il lavoro”, organizzato da Fondimpresa.

DL ENERGIA, IN CDM DISACCOPPIAMENTO, CARTOLARIZZAZIONE ONERI E CHIUSURA SPREAD TTF-PSV?

Disaccoppiamento dei prezzi di gas ed elettricità, eliminazione della componente ETS dal costo di produzione dell’energia elettrica e diluizione degli oneri di sistema. Sono le proposte di Confindustria per arrestare il degrado industriale dell’Unione Europea, che il Governo sembra pronto ad ascoltare. In primo luogo, eliminare la componente ETS dal costo di produzione potrebbe alleggerire le bollette di imprese e famiglie “diminuendo il prezzo almeno di venticinque euro al megawattora”, secondo Regina. Una misura su cui Confindustria ha chiesto al Governo “uno sforzo per presentare con forza a Bruxelles questo aspetto che oggi danneggia noi in primis, ma anche la Germania. Inoltre, abbiamo chiesto all’esecutivo anche di cartolarizzare gli oneri di sistema, che oggi gravano per circa 12 miliardi di euro”, sottolinea Regina, aggiungendo che “il Governo sta affrontando tutte queste misure con serietà”.

REGINA: IL COSTO DEL GAS NON FARA’ PASSI INDIETRO

Le strade per ridurre i costi per imprese e famiglie sono strette, ma una soluzione può essere disaccoppiare i prezzi di gas ed elettricità, secondo il Delegato del presidente di Confindustria per l’Energia. “In altre parole, bisogna prendere stock di produzione da rinnovabili e metterla a disposizione con dei contratti di lungo termine a favore delle imprese. Questo in parte lo abbiamo realizzato con l’Energy Release, che proprio in questi giorni a fatica vede la sua nascita, dopo tre anni di gestazione complicata. Lo dovremmo fare con altre partite rinnovabili, per esempio quelle che vanno a fine ciclo incentivazione, quelle da Fer-X, quelle provenienti dall’idroelettrico. Questo stock, tolto dal mercato e messo a disposizione, dovrebbe soddisfare da qui al 2030 il fabbisogno dell’industria”, spiega Regina.

La situazione energetica è destinata a complicarsi perché difficilmente il costo del gas farà un passo indietro, secondo il presidente di Fondimpresa. La ragione è che la crisi energetica legata alla guerra in Ucraina ha reso il GNL punto di riferimento per il prezzo di mercato del gas. Tuttavia, “il gas naturale liquefatto (GNL), è nettamente più costoso del gas trasferito in pipeline. La corretta e giusta posizione dell’Unione Europea di chiudere definitivamente con il gas proveniente dalla Russia naturalmente ha una contropartita, totalmente condivisibile dal punto di vista del posizionamento politico, che è quella di avere un gas che costa di più”, spiega Regina. A questo si aggiunge il fatto che i consumi elettrici “nel nostro Paese, così come in tutta Europa, andranno ad aumentare perché stiamo spingendo il Paese, le famiglie a elettrificarsi, a elettrificare i consumi domestici e trasporti”. Un incremento che le rinnovabili da sole non potranno coprire, poiché “non fanno in tempo ad aumentare che crescono i consumi stessi”.
Uno scenario che fa prevedere che in futuro il price maker sarà il termoelettrico e lo rimarrà per molti anni, secondo il Delegato del presidente di Confindustria per l’Energia.

REGINA: UE E GOVERNO DEVONO FARE PRESTO PER FERMARE IL DEGRADO INDUSTRIALE

Coraggio, senso di priorità e di urgenza. Sono i tre pilastri che dovrebbero guidare le scelte politiche a Roma e Bruxelles, secondo Regina.

“Il sistema industriale non può più aspettare a lungo. Oggi gli unici consumi elettrici che calano sono quelli industriali. Un sintomo del fatto che le aziende non stanno efficientando, bensì stanno chiudendo. Il settore della carta è fermo al 30% del livello di produttività, la ceramica al 40%. Il cemento, notoriamente prodotto vicino al luogo di consumo, oggi subisce un dumping del 25% sull’importato. Ieri ero a Bruxelles per parlare con il vicepresidente Fitto e con i parlamentari italiani. Bisogna comprendere che la situazione è grave e che non può che peggiorare. Ho detto ieri al Parlamento Europeo che nel momento in cui chiediamo all’Europa di rafforzarsi, di rendersi più sicura e più competitiva, non possiamo immaginare di poterlo fare senza l’acciaio, senza la carta, la chimica, l’industria di base in generale”, sottolinea Regina, esprimendo rammarico per “la mancanza di senso di priorità e di urgenza, anche in ambienti europei. Penso ai provvedimenti che slittano, come quello sugli ETS oppure sull’automotive, che sembra possa essere posticipato. Oggi, per la velocità con cui evolvono i mercati, ogni mese equivale a un anno di dieci anni fa”.

La buona notizia è che, mentre l’Ue è indecisa sul da farsi, le imprese stanno già facendo la loro parte per accompagnare la transizione ecologica. Da quasi dieci anni Fondimpresa organizza bandi per la formazione dei lavoratori in ambito energetico e sostenibile. “A questo intervento dedichiamo circa 20 milioni di euro l’anno con i bandi dedicati, oltre agli investimenti diretti sul conto formazione. Parliamo di bandi che vanno sempre esauriti. Anzi, spesso dobbiamo intervenire anche per integrare le risorse. Questo evidenzia un interesse da parte delle imprese, che hanno fatto della trasformazione ambientale un pilastro. Non è solo una prerogativa di un certo tipo di aziende. Oggi il modello di transizione ambientale attraversa quasi tutti i sistemi e i processi industriali. Abbiamo anche allargato questi bandi alle filiere”, spiega Regina.

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