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contratto

Rinnovabili, via libera della Conferenza unificata al decreto aree idonee

Il decreto aree idonee aveva scatenato uno scontro tra il Mase e la governatrice sarda Alessandra Todde

È arrivata all’unanimità l’intesa tra Governo e Regioni, suggellata in Conferenza Unificata dopo il confronto di ieri sera tra i governatori, sull’ultimo schema del decreto aree idonee a ospitare le rinnovabili che recepisce gran parte delle richieste formulate nei giorni scorsi dalle regioni dopo l’attacco della presidente della Sardegna Alessandra Todde.

COSA PREVEDE IL PROVVEDIMENTO

Il provvedimento ha la finalità di “individuare la ripartizione fra le Regioni e le Province autonome dell’obiettivo nazionale al 2030 di una potenza aggiuntiva pari a 80 GW da fonti rinnovabili rispetto al 31 dicembre 2020, necessaria per raggiungere gli obiettivi fissati dal PNIEC e rispondere ai nuovi obiettivi derivanti dall’attuazione del pacchetto ‘Fit for 55’, anche alla luce del pacchetto ‘Repower UE’”. Ma soprattutto “stabilire principi e criteri omogenei per l’individuazione da parte delle Regioni delle superfici e delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili (…) in linea con il principio della neutralità tecnologica”. Per fare ciò le Regioni “garantendo l’opportuno coinvolgimento degli enti locali” (novità introdotta negli ultimi passaggi della bozza) individuano superfici e aree idonee, non idonee, aree ordinarie e quelle in cui è vietata l’installazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra.

LA RIPARTIZIONE REGIONALE

Per quanto riguarda la ripartizione regionale della potenza minima regione per regione, la Sicilia è al primo posto con 10.485 MW al 2030, seguita da Lombardia (8766), Puglia (7387), Emilia Romagna (6330) e Sardegna (6264).

LE NOVITA’

Tra le novità “ai fini del raggiungimento degli obiettivi di cui al presente articolo, per gli impianti geotermoelettrici e idroelettrici è riconosciuta una potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il GSE pubblica i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata delle fonti geotermoelettrica e idroelettrica rispetto alla producibilità media della fonte fotovoltaica. Tali parametri sono periodicamente aggiornati sulla base dell’andamento dei dati rilevati”.

Cambia, inoltre, la percentuale per il calcolo degli obiettivi per la ripartizione territoriali degli obiettivi Ue a livello nazionale per quanto riguarda gli impianti rinnovabili offshore di nuova costruzione entrati in esercizio da 1 gennaio 2021 fino “31 dicembre dell’anno di riferimento le cui opere di connessione alla rete elettrica sono realizzate sul territorio della Regione o della Provincia”: non più il 40% ma il 100% (il principale punto di contrasto con la governatrice Todde). Inoltre, sarà la Regione a decidere quali verranno salvati e quali no e intervenire sulle nuove autorizzazioni.

Il Mase, con il supporto di Gse e Rse provvede “entro il 31 luglio di ciascun anno a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, provvede alla verifica della potenza da fonti rinnovabili installata, autorizzata o assentita per ciascuna Regioni e Provincia nell’anno precedente”.

Altra novità il fatto che “per l’individuazione delle aree idonee le Regioni” devono tener conto non solo “della massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi” europei ma anche “delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici, privilegiando l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, nonché di aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, e verificando l’idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica, nonché tenendo in considerazione la dislocazione della domanda, gli eventuali vincoli di rete e il potenziale di sviluppo della rete stessa”. Rimangono come nella versione precedente la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee “differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto” e si aggiunge la possibilità “di fare salve le aree idonee” di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199.

Possono essere invece considerate non idonee “le superfici e le aree che sono ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. Le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto, proporzionata al bene oggetto di tutela, fino a un massimo di 7 chilometri. Per i rifacimenti degli impianti in esercizio non sono applicate le norme previste nel precedente periodo. Resta ferma, nei procedimenti autorizzatori, la competenza del Ministero della cultura a esprimersi in relazione ai soli progetti localizzati in aree sottoposte a tutela secondo quanto previsto dall’articolo 12, comma 3-bis, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387. Nell’applicazione del presente comma deve essere contemperata la necessità di tutela dei beni con la garanzia di raggiungimento degli obiettivi di cui alla Tabella A dell’articolo 2 del presente decreto”.

SODDISFATTA LA POLITICA NON ANEV

Se per il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e la viceministro Vannia Gava si sono dichiarati soddisfatti del via libera al provvedimento (“Grazie al lavoro di mediazione svolto, oggi abbiamo dunque un quadro chiaro di responsabilità per arrivare a un nuovo modello energetico al 2030, coerente con gli obiettivi PNIEC e con i tanti strumenti, penso al FER2 ma anche al decreto CER e a quello sull’agrivoltaico, costruiti per incentivare lo sviluppo delle rinnovabili”, ha detto il ministro), non altrettanto soddisfatta si è dichiarata l’associazione Anev: “La Conferenza Unificata ha approvato questa mattina il testo del decreto Mase sull’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili con alcuni emendamenti. Il testo stesso, già di per sé critico ai fini del raggiungimento degli obiettivi settoriali, pone anche una condizione per la modifica dell’articolo 7 che definisce ‘non idonee’ le superfici e le aree ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi dell’articolo 10 e dell’articolo 136, comma 1, lettere a e b del decreto legislativo 22 gennaio 2024, n 42. Questa ulteriore condizione renderà ancora più difficile, se non impossibile, raggiungere i target richiamati nelle premesse del provvedimento, e di fatto annulla gli esiti di un obiettivo europeo di individuare delle aree dove il processo autorizzatorio possa essere veloce” ha scritto in una nota. “Inoltre le Regioni potranno individuare come non idonee le aree “che sono ricomprese nel perimetro degli altri beni sottoposti a tutela ai sensi del decreto legislativo 42/2004”, mentre resta la possibilità per le Regioni di estendere la fascia di tutela dal perimetro dei beni fino a un massimo di ulteriori 7 km (!!), questo semplicemente rende pressoché vano lo stesso provvedimento – ha proseguito Anev -. L’auspicio, seppur quasi impossibile nei fatti, è che i Ministeri competenti (Mase, Mic e Masaf) possano correggere il testo prima di emanarlo aggiustando qualche stortura, ad esempio chiarire come le Regioni dovranno gestire il transitorio, anche se può essere vista come garanzia il fatto che venga ribadito che l’obiettivo indicato deve essere raggiunto e che annualmente verranno verificate le traiettorie delle singole Regioni e in caso di mancato allineamento dei risultati alle previsioni si procederò con potere sostitutivo. In sostanza si può dire che il provvedimento approvato è largamente inadeguato a raggiungere gli obiettivi che si pone (80 GW di nuove rinnovabili), infatti nonostante le premesse così come approvato risulta essere un ostacolo per quanto riguarda l’individuazione delle Aree Idonee utili a definire canali preferenziali e spediti per i processi autorizzativi richiesti dall’Europa”, ha concluso Anev.

BENE ANCHE PER TODDE:SARDEGNA RISPONDE A SPECULAZIONI ENERGETICHE

“La Sardegna ha risposto alla speculazione energetica e ha mandato un messaggio chiaro: non accetteremo più di essere calpestati o considerati come una Regione di serie B. Abbiamo combattuto per ottenere un decreto sulle aree idonee che rispondesse alle prerogative della Sardegna. Abbiamo ottenuto che sia la Sardegna a definire come fare le autorizzazioni e come dislocare gli impianti eolici e fotovoltaici nel nostro territorio per ottemperare alla quota di 6,2 GW, senza subire le decisioni di altri e del Governo nazionale. Abbiamo inoltre ottenuto il riconoscimento del fatto che qualsiasi campo eolico offshore venga posto al largo delle coste della nostra isola, incide sulla Sardegna in quanto ne impatta l’economia, la pesca, il turismo. L’impegno della Sardegna verrà quindi considerato interamente. La Sardegna infine potrà decidere quale dovrà essere il suo destino energetico: non ci saranno più autorizzazioni che passeranno sopra la nostra testa. Qualsiasi autorizzazione verrà decisa e concessa dagli uffici della Regione, chiaramente interpellando i Comuni, i territori e i cittadini” ha detto la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde. “Voglio ringraziare la squadra che ha lavorato a questo risultato, una squadra forte e coesa, fatta dai miei Assessori all’Ambiente, all’Industria, alla Cultura, all’Agricoltura, all’Urbanistica, il Segretario Generale e gli uffici legislativi che hanno lavorato giorno e notte per superare anni di inerzia che ci hanno obbligato a dover correre per raggiungere questo risultato – ha proseguito Todde -. Ringrazio i Comitati, chi si sta impegnando per difendere la Sardegna, tutti coloro che hanno fatto proposte e si sono battuti. Il disegno di legge che sospende le istallazioni proposto dalla Giunta proseguirà il suo cammino in Consiglio regionale e sarà lo strumento necessario sia per gestire le poche autorizzazioni già date, che per comporre in 180 giorni il decreto sardo delle aree idonee”, ha concluso.

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