Dalla Russia nel 2025 arriveranno 38 mld di mc di gas alla Cina, un’inezia rispetto ai 177 mld di mc che Mosca forniva all’Europa
Dall’inizio della guerra in Ucraina, la Cina ha drasticamente aumentato i suoi acquisti di petrolio e gas dalla Russia, consolidando una partnership energetica definita “senza limiti” che è diventata cruciale per Mosca dopo la perdita del mercato europeo. Questa crescente interdipendenza sarà al centro dei colloqui tra i presidenti Vladimir Putin e Xi Jinping, che si incontreranno in Cina domani per discutere il futuro delle loro relazioni energetiche.
GAS: IL “POTERE DELLA SIBERIA” E LE SFIDE DEL FUTURO
Il pilastro delle forniture di gas russo alla Cina è il gasdotto Power of Siberia, un’infrastruttura lunga 3.000 km che opera nell’ambito di un accordo trentennale da 400 miliardi di dollari. Le esportazioni, che nel 2024 hanno raggiunto circa 31 miliardi di metri cubi, sono destinate a raggiungere la piena capacità di 38 mld di mc quest’anno. A questo si aggiungerà un nuovo flusso di 10 mld di mc all’anno dall’isola di Sakhalin a partire dal 2026-2027.
Tuttavia, queste cifre impallidiscono di fronte ai 177 mld di mc che la Russia consegnava all’Europa prima della guerra. Oggi, il gas russo rappresenta solo il 18% delle importazioni europee, in crollo dal 45% del 2021. Per compensare questa perdita, Mosca punta tutto sul progetto del nuovo gasdotto Power of Siberia 2, che dovrebbe trasportare altri 50 mld di mc di gas all’anno attraverso la Mongolia, ma le trattative con Pechino rimangono complesse.
Anche le esportazioni di Gas Naturale Liquefatto (GNL) sono in crescita: nel 2024 sono aumentate del 3,3%, portando la Russia a diventare il terzo fornitore di GNL per la Cina, dopo Australia e Qatar.
PETROLIO: LA CINA IGNORA LE SANZIONI E DIVENTA IL PRIMO CLIENTE
Sul fronte del petrolio, la Cina ha di fatto ignorato le sanzioni occidentali imposte sul greggio russo trasportato via mare. In qualità di principale importatore di petrolio al mondo, Pechino è diventata un acquirente fondamentale per Mosca, privilegiando il greggio ESPO (East Siberian-Pacific Ocean) per la sua vicinanza geografica.
Nel 2024, le importazioni cinesi di petrolio dalla Russia sono aumentate dell’1%, raggiungendo il livello record di 2,17 milioni di barili al giorno (pari a 108,5 milioni di tonnellate all’anno). Nello stesso periodo, gli acquisti dall’Arabia Saudita sono diminuiti del 9%.
Le forniture avvengono sia via mare, dal porto di Kozmino, sia attraverso l’oleodotto Skovorodino-Mohe, che permette di aggirare qualsiasi restrizione legata al trasporto marittimo e ha una capacità di 30 milioni di tonnellate all’anno. Inoltre, la Russia sta cercando di aumentare ulteriormente le sue esportazioni verso la Cina di 2,5 milioni di tonnellate all’anno attraverso il Kazakistan, a testimonianza di un legame che si fa sempre più stretto e strategico per il futuro di entrambi i Paesi.