L’intero sistema italiano muove meno container del solo porto di Rotterdam. La riforma punta a semplificare la burocrazia, a partire dai dragaggi, e a creare una rete nazionale per competere con i colossi mondiali.
Una riforma organica per la portualità, la prima dopo trent’anni, per creare una rete nazionale capace di superare le frammentazioni interne, semplificare la burocrazia e programmare in modo integrato gli investimenti. È questo l’ambizioso intervento annunciato dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, durante un’informativa al Senato. La nuova legge quadro, che sostituirà quella del 1994, è quasi pronta e mira a rilanciare la competitività di un settore strategico per l’economia del Paese.
UN GAP DA COLMARE: ITALIA BATTUTA DA ROTTERDAM
Aprendo il suo intervento con un pensiero all’operaio deceduto questa mattina al porto di Ravenna, il Ministro ha subito inquadrato la sfida con numeri impietosi. “Nel 2024 l’intero sistema portuale italiano ha movimentato 12 milioni di TEU, rispetto ai 13,4 milioni di TEU del solo porto di Rotterdam”, ha dichiarato Salvini, evidenziando il divario con il Nord Europa. Una situazione aggravata, secondo il Ministro, dalla pandemia, dalla crisi del Mar Rosso e dall’incremento dei costi ambientali dovuti alle nuove tasse europee del sistema ETS. Per questo, ha sottolineato, “serve un intervento ambizioso”.
I TRE PILASTRI DELLA RIFORMA: RETE, SEMPLIFICAZIONE E INVESTIMENTI
Il testo della riforma, frutto dell’ascolto di tutti gli operatori del settore, si basa su tre obiettivi strategici fondamentali. In primo luogo, pur mantenendo il forte radicamento territoriale delle singole Autorità di Sistema Portuale, si punta a configurare una “rete portuale nazionale” per superare le divisioni interne e affrontare compatti i grandi spedizionieri mondiali.
In secondo luogo, la riforma mira a una drastica semplificazione delle procedure burocratiche, a partire da quelle per l’adozione dei piani regolatori, che spesso ostacolano interventi essenziali come i dragaggi. Infine, il terzo pilastro è il rilancio di una “visione integrata della pianificazione e programmazione di tutti gli investimenti portuali”, per gestire al meglio i miliardi di euro destinati allo sviluppo degli scali italiani.
TESTO PRONTO E DIALOGO CON BRUXELLES: LA ROADMAP
Riguardo alla tempistica, Salvini ha confermato che il testo è già stato predisposto ed è ora in attesa delle ultime verifiche tecniche, ringraziando il viceministro Edoardo Rixi per il suo ruolo di “regista dell’operazione”. Parallelamente, prosegue il dialogo con la Commissione Europea sia per quanto riguarda il rafforzamento della concorrenza, già oggetto di riforme legate al PNRR, sia per la razionalizzazione degli aspetti legati alla tassazione portuale.
UNA LEVA STRATEGICA LEGATA AL PONTE SULLO STRETTO
In conclusione, il Ministro ha auspicato un ampio sostegno parlamentare, sottolineando come la modernizzazione del sistema portuale sia una leva strategica per la crescita dell’intero Paese. Salvini ha poi collegato la riforma ad altre grandi opere in cantiere, come il Ponte sullo Stretto di Messina, che “non potranno che intercettare maggiori traffici, maggiori TEU, grandi navi, il che vuol dire lavoro per l’intera rete della portualità italiana”.