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Snam rinuncia al 25% di Open Grid. Ecco perché

Snam ha rinunciato all’acquisto del 25% della cugina tedesca Open Grid Europe. La trattativa valeva quasi un miliardo di euro. Ecco perché l’operazione è saltata

La trattativa tra Snam e Open Grid Europe ad aprile prometteva bene ma già a settembre sono emerse le prime crepe. Fino alla decisione definitiva di rinunciare all’acquisto. Il vero motivo è la contrarietà di Merz alla presenza in Snam di un’azionista cinese di peso, il cui accordo triennale con la società italiana è blindatissimo.

LA CRONOSTORIA DELLA VICENDA

Le tappe della trattativa risalgono a dieci anni fa, quando al governo c’era Renzi. Come riporta La Stampa, il 31 luglio del 2014, il premier Matteo Renzi, il ministro del Tesoro Piercarlo Padoan e i vertici di Cassa depositi e prestiti firmarono con State Grid of China l’accordo per l’acquisto da parte di Pechino del 35% delle quote di Cdp Reti. Le quote erano suddivise in questo modo: il 31% di Snam, il 29% di Terna, il 26% di Italgas. Con un esborso di 2,1 miliardi, i cinesi diventarono i soci di una delle società pubbliche strategiche del Paese. Quando il governo Renzi firmò quell’accordo, Berlino era un solido alleato di Pechino. Oggi la geopolitica è cambiata.

IL VALORE DI STATE OF GRIND

In dieci anni il valore della partecipazione cinese si è moltiplicato e l’investimento di allora oggi vale più del doppio: oltre cinque miliardi di euro. L’anno scorso ha garantito a State Grid un dividendo da 140 milioni. Per il governo italiano la loro presenza si è fatta ingombrante tanto da interferire in alcune transizioni. Un ex top manager di Cdp racconta: «Nessuno meglio dei cinesi avrebbero potuto sborsare una cifra così alta per aiutarci a ricapitalizzare la holding. Oggi sappiamo che quell’operazione ebbe un costo politico alto: la presenza del governo cinese nella stanza dei bottoni delle reti strategiche».

SNAM E L’ACCORDO BLINDATO DEI CINESI

A Palazzo Chigi la mancata acquisizione in Germania non è passata inosservata e l’esecutivo cerca di prendere precauzioni per limitare il loro potere di veto. C’è chi ipotizza una fusione fra Snam e Terna per diluire la presenza azionaria dei cinesi. Ci provò già l’allora premier Mario Draghi, ma il tentativo finì nel nulla. L’unico risultato concreto fu che Cdp riuscì a ridurre il peso (dal 40 al 12%) di Shanghai Electric in Ansaldo Energia. D’altra parte State Grid può contare su un accordo triennale blindatissimo e che scade fra un anno. «Non abbiamo piani di rinuncia al nostro investimento», spiegava pochi giorni fa una fonte dei cinesi a Reuters.

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