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Il bastone e la carota di Urso con Stellantis. Consulta: no autonomia su energia e trasporti. Obiettivo SMR dopo 2030. Niente privatizzazione acqua

Urso: “Fiducioso nei piani di Stellantis ma porti risposte concrete al tavolo automotive”. Stop della Consulta all’autonomia su energia e trasporti. Il governo conferma l’obiettivo piccoli reattori nucleari entro 7 anni. Bocciato emendamento FI per privatizzare l’acqua. La rassegna Energia

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, lancia un messaggio distensivo a Stellantis per calmare le acque dopo la tempesta Tavares. Il tavolo automotive del 17 dicembre “può rappresentare una nuova svolta rispetto a quello che è accaduto in questi anni in Italia e in Europa. E indicare al Paese la strada giusta per sostenere il lavoro e l’industria”, secondo il ministro, che in un’intervista a il Corriere della Sera si dice soddisfatto poiché “adesso anche Stellantis condivide la necessità di rivedere il percorso di decarbonizzazione”. Al tempo stesso, però, chiede che all’incontro Stellantis arrivi con “riposte concrete”. Tradotto: un piano di lungo respiro con investimenti e modelli futuri. Urso chiede anche una svolta nella politiche Ue sull’elettrico, una strategia complessiva per contrastare il collasso dell’industria automotive europea. Doccia gelata dalla Consulta per il Governo: l’autonomia differenziata non può trasferire pacchetti di materie ma solo “funzioni”, dopo “rigorose istruttorie” che ne mostrino i vantaggi. Stop quindi all’affidamento in toto alle Regioni di settori nevralgici come energia, politiche ambientali e trasporti. La Consulta suggerisce che il legislatore trovi «la soluzione più adeguata », ma non si spinga «oltre le colonne d’Ercole dell’articolo 116 della Costituzione, a garanzia della nostra forma di Stato». A fine anno verrà presentata la legge delega sul nucleare che mira a definire un quadro normativo e finanziario che favorisca la costruzione di piccoli reattori di terza generazione avanzata tra 7-8 anni. Lo hanno ribadito ieri i ministri Urso e Pichetto, aggiungendo che non dovrebbe essere obbligatorio un terzo referendum. Il centrodestra riprova a privatizzare l’acqua con un emendamento alla Legge di Bilancio, presentata da Forza Italia. La proposta è stata bocciata, ma il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha anticipato che verrà ripresentato nella legge finanziaria dopo un approfondimento tecnico con il ministro Pichetto Fratin. La rassegna Energia.

AUTO, URSO (MIMIT): “STELLANTIS PRESENTI SERIO PIANO, CAMBIO PASSO SU ELETTRICO IN UE”

“Le dimissioni di Tavares rischiano di aggravare la crisi di Stellantis o rappresentano un’opportunità? «Sono fiducioso che Stellantis possa invertire il declino — risponde il ministro delle Imprese, Adolfo Urso — riaffermando la centralità dell’Italia nel suo piano industriale, e che anche in Europa possa contribuire alla svolta che l’Italia per prima ha indicato e che riscuote sempre maggiore consenso». (…) «Serve una strategia complessiva. L’industria dell’auto europea è al collasso: Volkswagen, Audi, Nissan, Ford hanno annunciato la chiusura di stabilimenti e decine di migliaia di licenziamenti. Northvolt rischia di fallire, Acc sospende i progetti di gigafactory, Bosch, Michelin e tante altre aziende della componentistica annunciano drastici tagli. Lo avevamo previsto quando ancora in tanti cantavano il “sol dell’avvenire”… Tavares negava la realtà per massimizzare i profitti nel breve». (…) «A me non interessano le bandierine, ma le soluzioni. Elkann mi ha detto che Imparato ha il pieno mandato a chiudere con un piano Italia assertivo, chiaro e sostenibile. Gli ho esposto le nostre “linee rosse”, come ho fatto in Parlamento. (…) «Il lavoro è la nostra bussola. In questi due anni abbiamo avviato a soluzione crisi che si trascinavano da oltre dieci anni, da Termini Imerese a Piombino, dovremmo farcela persino con l’ex Ilva di Taranto così come siamo riusciti in casi locali ma significativi come Wartsila a Trieste, Marelli a Crevalcore, Fos a Battipaglia e più recentemente con Berco. Sempre a difesa del lavoro. Nessuno è stato licenziato. E nel frattempo sono stati creati oltre 900 mila nuovi posti di lavoro, segando il record di occupazione». (…) «Ci aspettiamo un piano di lungo respiro, dove siano indicati con precisione gli investimenti e i modelli che si intendono produrre nei singoli stabilimenti, assicurando una chiara prospettiva di sviluppo nel nostro Paese. E con particolare riguardo alla componentistica, impegnata in una difficile diversificazione e riconversione alla quale destineremo le maggiori risorse.(…) «Stellantis ha presentato dei contratti di sviluppo. Noi siamo disponibili a esaminarli a fronte di un piano Italia adeguato e convincente»”, si legge su Il Corriere della Sera.

“Sono possibili nuovi provvedimenti di rottamazione? «Il governo li ha esclusi». (…) Un impegno del governo italiano nell’azionariato di Stellantis potrebbe essere utile? «La questione si pose quando fu creata Stellantis. Io stesso mi espressi in tale direzione, ma il governo di allora (Conte 2, ndr) preferì lavarsene le mani, a differenza del governo francese, e non esercitò nemmeno la golden power. Ora è tardi e non è più proponibile. Ed è inutile tornare sull’argomento». (…) «Già due anni fa affermammo in Parlamento e in Europa che la strada indicata non era sostenibile, ora in molti ci danno ragione. Al Consiglio Competitività abbiamo registrato un’ampia convergenza sul nostro “non-paper”, fondato, come nel Report Draghi, sul principio di neutralità tecnologica, sulla necessità di risorse comuni per il comparto e sull’autonomia strategica nella catena del valore delle batterie elettriche. (…) Quanto a Stellantis, mi aspetto risposte concrete proprio nel tavolo del 17 dicembre per aprire una nuova fase”, continua il giornale.

ENERGIA, CONSULTA: NO AUTONOMIA DIFFERENZIATA PER ENERGIA E TRASPORTI

“Non si trasferiscono pacchetti di materie ma «solo funzioni», e solo dopo «rigorose istruttorie» che ne mostrino «i vantaggi». Non potranno essere affidati alle Regioni settori nevralgici: dall’energia al commercio estero, dalle politiche ambientali alle reti di trasporto, compresi porti e aeroporti. Né si potranno toccare «le norme generali sull’istruzione», portatrici di «una valenza unitaria legata all’identità nazionale». E soprattutto: non saranno generici e frettolosi processi da cabina o da supercomitato a fissare i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, con decreti della presidenza del Consiglio dei ministri. In gioco – chiarisce la Corte Costituzionale – ci sono i rischi di «accrescere le disuguaglianze» e la «coesione nazionale», senza la quale «si indebolisce la democrazia». Quindi occorrerà sui Lep una determinazione per ciascun settore e una delega centrale al Parlamento, di cui non c’era traccia nella legge targata Calderoli e benedetta da Meloni”; si legge su La Repubblica.

“(…) Nelle stesse ore, arriva dalla Cassazione il primo via libera al referendum sull’abrogazione totale della Calderoli. L’ordinanza dell’Ufficio centrale per il referendum unifica per ora i due quesiti – quello dettato da iniziativa popolare e l’altro avanzato dai consigli regionali e rinvia comunque alla decisione definitiva del 12 dicembre. Ma ad infiammare la giornata parlamentare, con la sinistra che festeggia e la destra sotto scacco di un’altra riforma finita ai margini, sono ovviamente le 166 pagine della Consulta. Che ruotano intorno a una citazione di Bobbio: l’autonomia va organizzata « non ex parte principis , bensì ex parte populi », dalla parte dei cittadini e non del potere”, continua il giornale.

“Ma il ministro delle autonomie prova a tirare dritto. «Grato alla Corte, siamo comunque sulla strada giusta – ostenta serenità Roberto Calderoli – E sui Lep siamo al lavoro per una soluzione da condividere in Parlamento». «Soddisfazione », invece dall’avversario in casa, il leader azzurro Tajani: «Sul commercio estero, anche con Calderoli, avevo sollevato i miei rilievi. Erano fondati». Manda un avviso anche il collega Musumeci: «L’autonomia è un tema divisivo, ora accantonato». Esultano le opposizioni, Pd, M5s e Avs, che chiedono in aula alla Camera un’informativa urgente a Calderoli. Con Boccia, vertice dei senatori dem: «Il ministro si copre gli occhi, ma ora fermi tutte le intese».(…) E qualunque «concorrenza o differenza tra i territori non può spingersi fino a minare la solidarietà tra Stato e regioni, l’eguaglianza tra i cittadini e quindi la coesione sociale e l’unità nazionale, il cui indebolimento può sfociare nella stessa crisi della democrazia ». (…) I giudici consegnano poi due moniti. Primo: il legislatore trovi «la soluzione più adeguata (invero non semplice)», ma non si spinga «oltre le colonne d’Ercole dell’articolo 116 della Costituzione, a garanzia della nostra forma di Stato». Secondo: la Corte continuerà a vigilare e a giudicare, su ricorsi, le singole intese”, continua il giornale.

NUCLEARE, OBIETTIVO CENTRALI DOPO 2030

“Sia il ministro Urso che il ministro Pichetto hanno ribadito ieri che a fine anno, insieme alla Legge di Bilancio, verrà presentata una legge delega per dare un quadro normativo e finanziario al nuovo nucleare italiano. Se la legge verrà scritta in discontinuità rispetto le precedenti esperienze nucleari in Italia, in quanto i piccoli reattori di terza generazione avanzata sono molto diversi dalle vecchie centrali nucleari, non dovrebbe essere obbligatorio un terzo referendum. Poi la tabella di marcia prevede la nascita di una società tra Enel (in maggioranza), Ansaldo Nucleare e Leonardo. (…) Poi ci vuole l’authority e il deposito nazionale per le scorie, tema ancora irrisolto. Se tutto procederà come previsto tra 7-8 anni si avrà il primo mini reattore in Italia. Ma prima di tutto si dovranno convincere gli italiani che il ritorno al nucleare è fondamentale per decarbonizzare il Paese”, si legge su La Repubblica.

ENERGIA CENTRODESTRA RIPROVA A PRIVATIZZARE ACQUA

“Il primo blitz è andato a vuoto, ma il governo è pronto a riprovarci. Subito, con un emendamento alla legge di bilancio. Tutto pronto per spalancare le porte alla privatizzazione dell’acqua. (…) Forza Italia prova a spingere fino all’ultimo la proposta di modifica al decreto Ambiente che introduce l’affidamento diretto del servizio idrico anche alle società in house «con partecipazione obbligatoria di capitali privati ». (…) «L’accesso all’acqua è un diritto e la gestione pubblica non può essere messa in discussione», tuona il capogruppo dei dem in commissione, Nicola Irto. Con lui si schiera Peppe De Cristofaro (Avs): «Questo emendamento è un clamoroso colpo di mano perché è la totale e definitiva sconfessione del referendum sull’acqua pubblica »”, si legge su La Repubblica.

“Le opposizioni esultano. «Abbiamo vinto, l’acqua pubblica non si tocca», dice Irto. «Continueremo a batterci per difendere l’acqua pubblica e a vigilare affinché il governo e la destra non ci riprovino », promette la senatrice di Avs, Aurora Floridia. A gelare gli entusiasmi è il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: «Previo approfondimento tecnico con il ministro dell’Ambiente Pichetto ripresenteremo l’emendamento nella legge finanziaria», assicura. (…) Tra queste l’impossibilità per il socio privato di esercitare un veto o «un’influenza determinante sulla società»”, continua il giornale.

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