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Nuovi Pozzi Adriatico

L’Italia pensa a nuovi impianti di stoccaggi, quelli attuali bastano fino a febbraio

L’ipotesi di nuovi pozzi riguarda soprattutto l’Adriatico ed è stata confermata sia da Cingolani che da Descalzi (Eni)

Questione gas, questione riserve, questione nazionale. Dopo l’ennesimo fallimento delle trattative in sede europea sulla fissazione di un tetto al prezzo del gas, rinviata ma con ancor più scetticismo alla prossima settimana, cresce la preoccupazione e la riflessione sull’inverno che verrà. Anche se gli esperti pongono l’accento più sulla stagione fredda 2023-2024, quando il gas russo sarà a zero mentre ad oggi ancora continua ad arrivare (seppur in quantità risibili rispetto a prima).

Le opzioni per diversificare, lo sappiamo, sono tante. E includono tra l’altro quella dello sfruttamento del territorio nazionale. Sia sul fronte delle estrazioni di gas ma anche nel senso di sfruttare giacimenti inutilizzati come riserve di gas. Se ne sta parlando negli ultimi giorni.

TANDEM CINGOLANI-DESCALZI: OK A NUOVI POZZI (NELL’ADRIATICO MA NON SOLO)

E a darne conferma con annesse concrete possibilità attuazione sono stati il ministro uscente della Transizione ecologica Roberto Cingolani e l’ad di Eni Claudio Descalzi. Il primo, parlandone tra l’altro con la premier in pectore Giorgia Meloni. Con cui i contatti ci sono e non per la conferma del tecnico al ministero – su cui lo stesso Cingolani ha detto definitivamente di no – ma per la gestione della crisi energetica. Il secondo, invece, ha insistito molto sul concetto di sicurezza energetica al talk di Rcs Academy dell’altro ieri. “Il 2023-2024 sarà un anno più complesso, ora gli stoccaggi sono pieni”, precisamente a quota 93%. “La diversificazione fa bene ma il sistema energetico è fragile. Il 23-24 sarà un anno più complesso perché mancherà gas russo”, ha detto tra l’altro. E parlando al Messaggero, l’amministratore delegato del Cane a Sei Zampe ha aggiunto che “abbiamo la possibilità così anche di aumentare i nostri stoccaggi, avere un polmone molto più importante”. Una conferma, appunto.

LA SITUAZIONE DI OGGI VERSO DOMANI

Oggi le riserve italiane di gas sono piene per il 93%, per una capacità di 18 miliardi di metri cubi. I pozzi attivi per stoccare sono tredici di Snam, tre di Edison e uno di Italgas. Descalzi ha accennato alla possibilità di portare in alto la capacità di 5,6 o 7 miliardi di metri cubi e soddisfano un terzo del fabbisogno. L’Italia raggiungerebbe e sorpasserebbe la Germania, attualmente a 24 miliardi di capacità riservata e con un consumo pari a 100 miliardi di mc. Berlino, oggi, è a quota 95% di riempimenti ed è arrivata a dama con cospicuo anticipo.

La prospettiva delineata per l’Italia è, dunque, interessante. Di mezzo ci sono i soliti ostacoli da superare. Burocratici, per lo più. Come quelli che bloccano la capacità di sviluppo delle rinnovabili nazionali. “Da qui a dire che tutti i problemi sono risolti, ce ne corre”, ha fatto presente recentemente Massimo Atelli, presidente delle due commissioni Via del ministero della Transizione ecologica. Da ultimo sono stati approvati cinquemila megawatt ma ne servono altri quindicimila per raggiungere l’obiettivo. La strada è lunga.

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