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Sui dazi Urso chiede a Bruxelles di “Liberare le imprese”. Oggi arriva il Def. Per Aspi in pole la coppia Turicchi-Giana

Urso sta pensando di utilizzare 25 miliardi da riprogrammare a sostegno delle imprese grazie alla revisione di  almeno 14 miliardi di fondi del Pnrr e 11 miliardi di fondi di Coesione e nel contempo destinare parte dei fondi del nuovo Piano sociale per il clima

Dialogo con gli Usa sui dazi e intervento di Bruxelles per liberare le imprese dai vincoli come le regole folli del Green Deal. Lo ha chiesto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che in un’intervista a La Stampa ha tracciato la rotta sul momento economico che sta attraversando l’Italia. La Repubblica da invece conto dell’arrivo del Def, il Documento di finanza pubblica, previsto oggi in Consiglio dei ministri: “Un testo asciutto. ‘Tecnico’” “di transizione, incerto”, “un Documento di finanza pubblica che prenderà atto delle difficoltà del momento” dove “non ci sarà il quadro programmatico, la cornice delle misure espansive. Nessuna indicazione neppure sulla spesa per la difesa. Il perimetro sarà invece ristretto allo scenario tendenziale”. Intanto, “su indicazione del ministro dei trasporti Matteo Salini, Arrigo Giana, attuale amministratore delegato della metropolitana milanese Atm, sarebbe il candidato favorito per la poltrona di ad di Aspi, al posto di Roberto Tomasi, il cui mandato scadrà il prossimo 17 aprile a valle dell’assemblea di bilancio che dovrà approvare i risultati 2024 del colosso delle autostrade tricolori”, riporta sempre il quotidiano romano secondo il quale per il ruolo di presidente “circola invece il nome di Antonino Turicchi, una figura gradita alle istituzioni, ex presidente di Ita, ad di Fintecna che in passato è stato, anche uno dei rappresentanti del cda di Aspi”.

DAZI, URSO CHIEDE A BRUXELLES DI “LIBERARE LE IMPRESE” E SOSPENDERE LE “REGOLE FOLLI” DEL GREEN DEAL

In un’intervista questa mattina a La Stampa, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha espresso la sua opinione sulla questione dei dazi, e suggerito una serie di misure da attuare. A supporto delle imprese più esposte ai dazi americani, occorre “Indicare all’Europa la strada maestra del dialogo con gli Stati Uniti per scongiurare l’escalation e quindi la guerra commerciale e, nel contempo, difendere il mercato interno dall’ondata di sovrapproduzione cinese, adottando misure di salvaguardia per evitare che si riversi interamente sul nostro continente”, ha evidenziato il ministro che a Bruxelles chiede di “adottare subito misure straordinarie che liberino le imprese, incentivando gli investimenti produttivi in Europa attraverso uno shock di semplificazione e sburocratizzazione, una “moratoria regolatoria” e la sospensione delle regole folli del Green Deal”.

“Gli incentivi di Transizione 5.0 non hanno funzionato, è possibile spostare i miliardi non spesi dal Pnrr e riassegnarli in qualche modo alle imprese? ‘È quello che abbiamo già proposto alla Commissione in questi mesi, dopo averlo condiviso con Confindustria, per utilizzare parte di quelle risorse a supporto degli investimenti nella microelettronica: dalla transizione ecologica, che non decolla, a quella digitale, su cui stiamo conquistando la leadership. E così utilizzare altre risorse, questa volta nazionali, per le filiere strategiche del Made in Italy, come la moda e l’automotive, ma anche l’agroalimentare e la meccanica, che sono particolarmente colpite dai dazi’”, si legge sul quotidiano torinese.

“Ci sono altri progetti del Pnrr che possono essere trasferiti ai fondi Coesione? ‘È possibile revisionare almeno 14 miliardi di fondi del Pnrr e 11 miliardi di fondi di Coesione, che ovviamente hanno tempistiche e modalità diverse, e nel contempo destinare parte dei fondi del nuovo Piano sociale per il clima. In tutto, secondo il ministro Foti, si potrebbe giungere anche a 25 miliardi da riprogrammare a sostegno delle imprese, ma ovviamente occorre condividere le misure con la Commissione Ue e con le Regioni. Per quanto ci riguarda, abbiamo proposto alle Regioni di cofinanziare i progetti industriali con i contratti di sviluppo, come già stiamo facendo con la Campania e con la Sicilia”.

“(…) Lei cosa si aspetta dalla visita della premier Giorgia Meloni alla Casa Bianca? ‘Che contribuisca a riportare il confronto sulla strada maestra. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà, ma non bisogna mai perdere la bussola della riunificazione dell’Occidente. Altri si sono già smarriti e non sanno più cosa sono; noi no, perché abbiamo una visione che si fonda sui valori che davvero contano e a cui non vogliamo rinunciare’. C’è chi sostiene che il protezionismo sia un’opportunità per esplorare nuovi mercati. Crede davvero che un mercato come quello americano sia sostituibile? ‘Assolutamente no. Così come sappiamo che, per gli americani, i prodotti del Made in Italy sono insostituibili. (…) Rischiamo l’invasione delle merci cinesi? ‘Per questo abbiamo chiesto che siano subito adottate le misure di salvaguardia previste dalle norme internazionali. (…)”, ha concluso il ministro.

DEF, DOCUMENTO “TECNICO” OGGI IN CDM: NESSUN RIFERIMENTO ALLA STRATEGIA DI POLITICA ECONOMICA

“Un testo asciutto. ‘Tecnico’, è la definizione indicata alla vigilia da fonti di governo. Di transizione, incerto. Quello che Giancarlo Giorgetti presenterà oggi pomeriggio al Consiglio dei ministri sarà un Documento di finanza pubblica che prenderà atto delle difficoltà del momento. Al tavolo di Palazzo Chigi, il convitato di pietra sarà l’inasprimento dei dazi. Per queste ragioni nel nuovo Def non ci sarà il quadro programmatico, la cornice delle misure espansive. Nessuna indicazione neppure sulla spesa per la difesa. Il perimetro sarà invece ristretto allo scenario tendenziale: una fotografia dell’esistente che non per questo sarà neutra. La macchia è la crescita. Colpa delle barriere commerciali decise da Donald Trump. E anche se è ancora troppo presto per stimare un impatto certo dei dazi, non per questo i numeri del documento si salveranno dalla tempesta in corso”. È quanto scrive La Repubblica di oggi. “(…) il Pil crescerà dello 0,6% invece che dell’1,2%, un valore in linea con l’ultimo aggiornamento della Banca d’Italia. E la curva sarà debole anche nel biennio successivo: l’incremento del prodotto interno lordo sarà pari a 0,7%-0,8% nel 2026-2027, sotto il più ottimistico +1,1% indicato appena sei mesi fa nel Piano strutturale di bilancio (Psb). Il taglio della crescita non impatterà negativamente sui saldi di finanza pubblica: il rapporto deficit/ Pil potrebbe essere inferiore di 1-2 decimali rispetto al 3,3% indicato nel Psb, attestandosi quindi al 3,1%-3,2%. Un ritocco spinto dal miglioramento delle entrate che avvicina l’obiettivo di scendere sotto al 3% nel 2026, spianando così la strada alla chiusura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo. A beneficiare di questo trend sarà anche il debito, che in rapporto al Pil si posizionerà su un livello più basso rispetto alle ultime previsioni. Mancherà, invece, la strategia sulla politica economica. (…)”, ha concluso il quotidiano.

AUTOSTRADE PER L’ITALIA, AI VERTICI ARRIVA LA COPPIA TURICCHI-GIANA

“Su indicazione del ministro dei trasporti Matteo Salini, Arrigo Giana, attuale amministratore delegato della metropolitana milanese Atm, sarebbe il candidato favorito per la poltrona di ad di Aspi, al posto di Roberto Tomasi, il cui mandato scadrà il prossimo 17 aprile a valle dell’assemblea di bilancio che dovrà approvare i risultati 2024 del colosso delle autostrade tricolori”. Lo scrive La Repubblica di oggi. “(…) Per il ruolo di presidente, attualmente ricoperto da Elisabetta Olivieri, circola invece il nome di Antonino Turicchi, una figura gradita alle istituzioni, ex presidente di Ita, ad di Fintecna che in passato è stato, anche uno dei rappresentanti del cda di Aspi. Si parla di una presidenza di Turicchi con deleghe, dato che il manager con lo stesso ruolo ha gestito con Bruxelles la privatizzazione dell’ex Alitalia, rimanendo al vertice fino alle nozze con la tedesca Lufthansa. Il nuovo cda di Aspi avrà infatti un ruolo cruciale: non solo dovrà approvare il nuovo Piano economico finanziario (Pef) del colosso delle infrastrutture tricolori, ma dovrà negoziare con la Ue un’eventuale proroga della concessione (che scade al 2039) e auspicabilmente accompagnare l’azienda in Piazza Affari agevolando l’uscita dei due fondi di private equity, che hanno investito nel 2021 a fianco di Cdp, rilevando la società dall’ex Atlantia della famiglia Benetton”, ha concluso il quotidiano.

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