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Gas

Sul tetto al prezzo del gas si torna in alto mare. Da crisi energia Ue rischi per paesi in via di sviluppo

Secondo Bruxelles non è possibile creare un price cap del gas che allo stesso tempo non influisca sui contratti a lungo termine o sulla sicurezza dell’approvvigionamento.

La spaccatura nell’Unione Europea su come contenere la crisi energetica si sta aggravando: da un lato i paesi che sostengono un tetto massimo sul prezzo del gas importato, che accusano l’esecutivo Ue di essere troppo lento nell’elaborare una proposta per limitare i costi del combustibile. Dall’altro Bruxelles che questa settimana, racconta Bloomberg, ha segnalato che il tetto non è lo strumento migliore per raffreddare i prezzi e ha suggerito un meccanismo per limitare i picchi eccessivi e distribuire nel tempo i costi in aumento diverso a quello proposto nell’ultima riunione dei capi di Stato.

IL SEMINARIO DI IERI HA RIMESSO TUTTO IN DISCUSSIONE

Durante il seminario che si è tenuto ieri tra i 27 membri Ue, l’esecutivo europeo, racconta più dettagliatamente Reuters, ha ammesso che non è possibile creare un price cap del gas che allo stesso tempo non influisca sui contratti a lungo termine o sulla sicurezza dell’approvvigionamento.

LA LETTERA DI MICHAEL ALLA VON DER LEYEN

Tale approccio è stato approvato da Germania e Paesi Bassi, oppositori di lunga data al price cap, ma il gruppo più ampio di paesi, tra cui Italia, Polonia, Belgio e Grecia, ha storto il naso e non demorde dal chiedere l’avvio di un piano europeo per limitare il costo del gas. Proprio nelle ultime ore, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha invitato in una lettera la presidente Ursula von der Leyen a presentare urgentemente proposte legislative entro le prossime due settimane. “La pronta consegna di risultati concreti ai nostri cittadini e alle imprese dovrebbe rimanere la massima priorità”, ha sottolineato Bloomberg News che ha visionato la missiva.

IL NODO PRINCIPALE

Al centro della controversia rimane la definizione di ciò che si qualifica come price cap: i quattro paesi in prima linea verso l’approvazione del tetto hanno chiesto un limite ai prezzi al Dutch Title Transfer Facility, il Ttf, il cui indice principale è il benchmark per tutto il gas scambiato nel vecchio Continente. Per questo Italia e gli altri paesi hanno proposto un corridoio o un intervallo dinamico attorno al cap che consentirebbe, ad esempio, di far fluttuare i prezzi di circa il 5%.

IL 24 NOVEMBRE IL PROSSIMO INCONTRO TRA I MINISTRI DELL’ENERGIA

Oltre a conferire alla Commissione l’autorità di proporre un limite di prezzo, il pacchetto di emergenza include anche misure per evitare picchi estremi dei prezzi dei derivati energetici e utilizzare il potere d’acquisto congiunto dell’UE come leva nei negoziati con i fornitori globali di gas. Il pacchetto è attualmente in discussione da parte dei governi nazionali, e i ministri dell’Energia hanno in programma di incontrarsi, per cercare di appianare le divergenze, il prossimo 24 novembre. Tuttavia, prima della riunione la commissione dovrebbe proporre misure aggiuntive che sono state richieste dai leader dell’UE, secondo Michel.

PAESI IN VIA DI SVILUPPO A RISCHIO

L’incertezza che ancora regna su un possibile accordo a livelli europeo, potrebbe però mettere a rischio il futuro dell’economia del Continente. E non solo.

La crisi energetica dell’Europa potrebbe infatti provocare anni di carenze e blackout a paesi terzi. Se infatti l’Europa sopravviverà all’inverno grazie al massiccio acquisto di gas e petrolio, è altrettanto vero che i costi molto più elevati saranno sostenuti dai Paesi più poveri del mondo, che sono stati esclusi dal mercato del gas naturale dalla domanda improvvisamente famelica dell’Europa. I Paesi emergenti non sono in grado, infatti, di soddisfare le esigenze di oggi o di domani e le conseguenze più probabili – chiusura di fabbriche, carenze di energia più frequenti e durature, fomento di disordini sociali – potrebbero protrarsi fino al prossimo decennio, ha sottolineato Bloomberg.

 

 

 

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