Arriva lo spalmacrediti per 10 mld di lavori per il superbonus e lo sblocco delle fatture arretrate nel giro di uno-due mesi attraverso l’intervento di Sace per l’Ex Ilva. Quattro mesi di tempo in più alla Stretto di Messina per rispondere ai dubbi della Commissione Via-Vas del Mase: la rassegna dei giornali
Cinque miliardi di spese legate al superbonus, già effettuate. E altri cinque miliardi di lavori ancora da realizzare, per i quali però sono state già presentate asseverazioni all’Enea. Sale, così, ad almeno dieci miliardi il conto totale degli interventi sui quali avrà impatti, in buona parte retroattivi, la manovra spalmacrediti che il Governo sta preparando in queste ore. Intanto arriva lo sblocco delle fatture arretrate nel giro di uno-due mesi attraverso l’intervento di Sace, che per l’indotto ex Ilva ha approntato misure specifiche. Si tratta di fatture emesse per Acciaierie d’Italia, durante la precedente gestione, che non sono state saldate. Infine la società Stretto di Messina ha chiesto 120 giorni in più per rispondere a tutte le domande avanzate dalla commissione Via-Vas sul progetto dell’opera.
SUPERBONUS, MANOVRA SPALMACREDITI TRAVOLGE 10 MLD DI LAVORI NEL 2024
“Cinque miliardi di spese legate al superbonus, già effettuate. E altri cinque miliardi di lavori ancora da realizzare, per i quali però sono state già presentate asseverazioni all’Enea. Sale, così, ad almeno dieci miliardi il conto totale degli interventi sui quali avrà impatti, in buona parte retroattivi, la manovra spalmacrediti che il Governo sta preparando in queste ore. Oggi è atteso l’emendamento del ministero dell’Economia, martedì il voto in commissione Finanze al Senato e mercoledì prossimo l’approdo in Aula a Palazzo Madama. Lo spalmacrediti sui dieci anni, secondo quanto dichiarato mercoledì dal ministro Giancarlo Giorgetti ai senatori della commissione Finanze, «è finalizzato ad allineare l’andamento a legislazione vigente del deficit indicato nel Def 2024 con quello programmatico della Nadef 2023 (a tal fine sono necessari 700 milioni nel 2025 e 1,7 miliardi nel 2026)». Come riporta il resoconto del Senato, il ministro ha ricordato che «il profilo del deficit a legislazione vigente per il biennio 2025-2026 è leggermente diverso da quello previsto nella Nadef 2023 per effetto dell’incremento, superiore alle attese, degli oneri connessi al superbonus e ad alcune spese in conto capitale»”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “Lo spalmacrediti e le altre modifiche già annunciate hanno richiesto e stanno richiedendo ai tecnici coinvolti una valutazione degli scenari e degli impatti possibili. Così, nella mattinata di ieri, il quadro è apparso più chiaro. L’obbligo di utilizzare crediti e detrazioni in dieci anni riguarderà tutto il 2024, ma non andrà più indietro. (…) Altrettanto problematica, poi, è la situazione dei lavori in corso. In base ai dati dell’Enea, ci sono lavori pari a circa 5,6 miliardi di euro nei cantieri del superbonus in attesa di essere completati. (…) Il passaggio da quattro a dieci anni, però, comporterà la loro svalutazione: a quattro anni valgono circa l’85% del loro importo nominale (3,3 miliardi), a dieci anni valgono circa il 70% (2,7 miliardi). In pratica, circa 600 milioni di potenziali pagamenti, per effetto dello spalmacrediti, andranno in fumo. Qualcuno, ovviamente, dovrà sopportare questi oneri. Facile immaginare il sorgere di contenziosi tra condomini e imprese per stabilire come andranno modificati gli accordi già presi. (…)”, conclude il quotidiano.
EX ILVA, VERSO LO SBLOCCO DEI VECCHI CREDITI DELL’INDOTTO
“Sblocco delle fatture arretrate nel giro di uno-due mesi attraverso l’intervento di Sace, che per l’indotto ex Ilva ha approntato misure specifiche. Si tratta di fatture emesse per Acciaierie d’Italia, durante la precedente gestione, che non sono state saldate. Un ammontare complessivo di 141 milioni, secondo fonti imprenditoriali di Aigi. Gestione ordinata e pagamenti regolari per le fatture correnti, quelle emesse verso l’amministrazione straordinaria. Superamento del concetto di indotto in senso stretto per cercare di arrivare ad una partnership con le imprese che lavorano col polo siderurgico. Sono le linee esposte ieri a Taranto dai commissari di Acciaierie, Giovanni Fiori, Davide Tabarelli e Giancarlo Quaranta, che hanno incontrato separatamente Confindustria Taranto e Aigi, associazione di imprese”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “(…) Nello specifico, Sace ha predisposto due linee di factoring per complessivi 220 milioni, destinatari, rispettivamente, l’amministrazione straordinaria di Acciaierie e l’indotto. Un’altra misura di sostegno, col fondo di garanzia, l’ha invece messa a punto il Mediocredito centrale. (…)” si legge sul quotidiano.
PONTE SULLO STRETTO: 4 MESI IN PIÙ PER RISPONDERE AI DUBBI
“Dopo gli oltre 200 chiarimenti chiesti di recente dal ministero dell’Ambiente alla società Stretto di Messina sulla costruzione del ponte, la stessa società ha chiesto 120 giorni in più per rispondere a tutte le domande avanzate dalla commissione Via-Vas sul progetto dell’opera. Il vicepresidente del Consiglio e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, aveva assicurato che la società avrebbe risposto in 30 giorni, ovvero entro la fine di questo mese, ma ora appunto la società ha chiesto una proroga di 4 mesi, fino alla fine di settembre prossimo. Una richiesta che fa saltare la promessa, dello stesso Salvini, di aprire i cantieri «entro l’estate del 2024». Un fulmine a ciel sereno per il leader della Lega che ha fatto della realizzazione del ponte uno dei suoi cavalli di battaglia”. È quanto si legge sul Corriere della Sera di oggi. “(…) Infatti, ha detto l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, «la decisione è motivata dalla eccezionale rilevanza dell’opera e riflette la volontà e il massimo impegno della società nel fornire puntuali ed esaurienti risposte alle richieste di integrazioni e chiarimenti sugli elaborati tecnici del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, presentate dalla Commissione Via e Vas del Mase». (…)”, si legge sul quotidiano.