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Sardegna

Todde: Serve un cambio di paradigma per rilanciare la Sardegna

Eliminare limite 1 MW per le Cer, intervenire su infrastrutture e condutture acqua secondo la Todde possono essere i primi approcci per un rilancio della Sardegna

“Serve porre un freno ad interventi sussidiari che mettano delle toppe qui e lì, e iniziare a ragionare e agire in maniera sistematica e organica, non attraverso singoli sussidi, ma mettendo in pratica politiche di vero, serio ed effettivo risanamento infrastrutturale, culturale, sociale ed economico in modo da arrivare a considerare la Sardegna e le altre isole delle risorse che contribuiscono al volano economico e culturale del Paese e non delle zavorre che lo rallentano. A tale proposito, un aspetto centrale riguarda il rispetto dell’ambiente e dello sfruttamento delle risorse naturali”. Lo ha detto la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde intervenendo in Commissione insularità.

“RAGIONARE SU SETTORI CHIAVE”

Secondo Todde occorre ragionare su alcuni settori chiave come l’accessibilità (“va data priorità massima al miglioramento dell’accessibilità aerea e marittima”), il recupero del gap infrastrutturale (“è essenziale indirizzare i fondi di coesione nella direzione della riduzione dei divari infrastrutturali, con particolare attenzione al trasporto interno e alle telecomunicazioni”), l’innovazione e ricerca scientific (“la Sardegna ha tutta la potenzialità per diventare un hub di innovazione e ricerca, con progetti come l’Einstein Telescope, il progetto ARIA e il Sardinia Radio Telescope”), l’esplicazione dell’Autonomia speciale e della qualità istituzionale. Senza trascurare, ha aggiunto la governatrice, la fiscalità di sviluppo e regolamentazione e le politiche ambientali: “La promozione delle energie rinnovabili nel rispetto dell’ambiente, accelererà l’abbandono delle fonti fossili, e ciò permetterà una migliore valorizzazione della risorsa-ambiente anche in chiave economica e contribuirà a rafforzare nel mondo l’immagine di un’isola che produce prodotti agroalimentari di eccellenza e nella quale la qualità della vita è alta”, ha sottolineato Todde.

NO AL LIMITE DI 1 MW PER LE CER

A tal riguardo, ha poi precisato, “sarebbe doveroso rivedere, tra l’altro, alcune limitazioni poste dal Regime aiuti di stato dell’Unione europea. Per fare un esempio, le comunità energetiche per imprese e cittadini hanno un limite massimo di potenza pari a 1 MW, derivante dal fatto che, se le comunità energetiche dovessero superare questo limite di potenza, l’autoconsumo prefigurerebbe una violazione della disciplina di aiuti di Stato in quanto le imprese utilizzatrici risulterebbero essere in una condizione di vantaggio competitivo. Ora, capite tutti benissimo che definire vantaggio competitivo una maggiore quantità di autoproduzione energetica in un territorio dove trasportare le merci è più oneroso rispetto al resto d’Italia e d’Europa, non rispetta il principio di insularità e ostacola il superamento delle condizioni di svantaggio da esso derivanti. Ancora, non sono previste espresse deroghe al limite di 1 MW per comunità energetica e autoconsumo per cittadini, enti pubblici di varia natura. Anche qui, la ratio del regime degli aiuti di Stato è disattesa in quanto si applica a cittadini e Pubblica Amministrazione una limitazione prevista per le imprese. Questi sono aspetti che potrebbero e dovrebbero essere immediatamente modificati”.

“NON SOLO RISORSE MA POLITICHE DI SISTEMA”

Per questo, ha aggiunto “il lavoro delle istituzioni nazionali non deve essere limitato all’erogazione di risorse che intervengano solo superficialmente sugli effetti finali dell’insularità. Le istituzioni nazionali devono invece cominciare a concentrarsi su politiche di sistema che intervengano efficacemente sulla riduzione dei divari socio-economici che stanno a monte”, ha proseguito la governatrice.

TROPPO CENTRALISMO IN SFRUTTAMENTO SOTTOSUOLO, CAVE E MINIERE

“Ritengo doveroso richiamare l’attenzione al contenuto del DL 84 del 2024, convertito da questo Parlamento l’8 agosto, conosciuto anche come DL materie prime critiche, un provvedimento che prevede che lo stato avochi completamente a sé lo sfruttamento del sottosuolo e delle cave e miniere sarde e non solo. Lo sviluppo di una regione come la Sardegna, reso già difficile dalla condizione geografica in cui si trova, continua ad essere messo in secondo piano a causa di un approccio eccessivamente centralista, che vede nella condizione geografica e geologica dell’Isola solo un asset da sfruttare e consumare e non invece un territorio da curare e far crescere per creare ricchezza nel tempo – ha osservato Todde -. Approcci sbagliati come questo, lungi dal condurre a uno sviluppo reale dell’economia dell’isola, finiscono solo per vituperare un territorio già sufficientemente martoriato dallo sfruttamento incontrollato del suolo e del sottosuolo. Ne sanno qualcosa territori quali il Sulcis iglesiente. Pertanto, il paradigma centralista proposto dal DL materie prime critiche, il quale tra l’altro risulta essere non conforme rispetto alla ripartizione di competenze legislative delineato dallo Statuto, che ricordo essere legge costituzionale, continua ad acuire uno scontro Stato-Regione che difficilmente può favorire lo sviluppo delle nostre economie. Al contrario, soprattutto su temi ambientali e di sfruttamento delle risorse naturali, tra le quale ricomprendo anche le risorse proprie delle fonti rinnovabili e non solo le materie prime critiche, si sente la necessità di un dialogo tra lo Stato centrale e la Regione, un dialogo che tenga davvero conto delle esigenze peculiari dei territori e delle loro caratteristiche. Se si fa l’errore di confondere l’unione tra regioni con l’omologazione, se non si valorizza e si difende la loro diversità, si perde una delle ricchezze più importanti della nostra Nazione: la varietà, dei paesaggi, delle culture, dei dialetti, di tutto ciò che rende unica e attraente l’Italia agli occhi del Mondo”.

DISPERSIONE IDRICA DEL 50% IN SARDEGNA

“Un tema strettamente connesso allo sfruttamento delle risorse, con particolare riferimento ai profili ambientali, è quello della siccità. La rete sarda ha una dispersione idrica che supera il 50%, con comuni dove si registrano picchi sino al 70%. Mentre il cambiamento climatico e la progressiva desertificazione conducono a una situazione drammatica, gli investimenti statali in materia di efficientamento idrico da un lato e le politiche di lotta alla siccità dall’altro, non sono sufficienti a garantire il godimento di un bene fondamentale come l’acqua – ha evidenziato Todde -. Nel 2024, una regione di un Paese membro del G7 non può essere costretta all’interruzione della rete idrica, anche per più di 22 ore al giorno, in intere aree territoriali. Mi riferisco in particolare ai territori di Ogliastra e Baronia, dove migliaia di cittadini, in alcuni periodi estivi, hanno avuto garantito il servizio idrico per sole 2 ore giornaliere”.

SVILUPPARE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

“Un ulteriore pilastro che necessita di essere posto al centro del dibattito politico e parlamentare quando si parla di attuazione del principio di insularità, è lo sviluppo infrastrutturale e dei trasporti – ha proseguito -. La Sardegna è la regione con l’indice di infrastrutturazione più basso d’Italia. In Sardegna la dotazione infrastrutturale è pari a 50,5 punti (su 100) contro il 78,8 che si registra nel resto del Mezzogiorno. Inoltre, La Sardegna è l’isola europea geograficamente più isolata rispetto al continente; ha un mercato interno molto ridotto (un milione e 580mila residenti) e disperso (68 abitanti per chilometro quadrato). È pertanto caratterizzata da insularità e perifericità non solo rispetto al resto del Paese, ma anche al suo interno. Ciò produce non solo un incremento dei costi, ma crea anche discontinuità, aleatorietà, ritardi e debolezza nelle connessioni e nei processi di diffusione spaziale dello sviluppo. Nello specifico, l’Isola occupa, in termini di infrastrutturazione, il 177° posto su 244 regioni”.

“RISULTA PIÙ CHE MAI NECESSARIO ADOPERARSI, IN UNO SPIRITO DI LEALE COLLABORAZIONE TRA STATO E REGIONE”

“In questo contesto risulta più che mai necessario adoperarsi, in uno spirito di leale collaborazione tra Stato e Regione per la definizione e la programmazione oculata e mirata del Fondo di Sviluppo e Coesione, principale strumento finanziario per affrontare il gap di sviluppo. Per anni la Regione e lo Stato hanno programmato in maniera poco efficiente tali risorse e ciò ha portato a una bassissima capacità di spesa. La fotografia attuale della programmazione del Piano di Sviluppo e Coesione della Sardegna 2000-2020 che, come noto, raggruppa tre cicli di programmazione FSC, ci dice che solo il 47% di quando stanziato è stato speso e che circa 300 milioni di interventi saranno definanziati”.

“La soluzione al problema non può essere una governance dei finanziamenti destinati alle Regioni sbilanciata sul livello statale – come quella che sempre più si delinea per il FSC, – perché un eccessivo centralismo, riducendo la flessibilità delle procedure, complica notevolmente la gestione degli interventi. E allora lo ripeto: è sempre più necessario e urgente un cambiamento del paradigma: servono politiche e programmazioni condivise e serve una governance multilivello dei programmi che non riduca le Regioni al ruolo di soggetti attuatori, soprattutto nel caso delle regioni insulari che scontano differenze strutturali specifiche che, come tali, vanno affrontate”, ha ammesso la governatrice Sarda.

COMMISSIONE PARITETICA PER L’INSULARITÀ COSTITUITA PRESSO IL MEF DEVE DIVENTARE UNA SEDE PERMANENTE DI CONFRONTO TECNICO

“Sarebbe bene che la Commissione paritetica per l’insularità costituita presso il MEF divenisse una sede permanente di confronto tecnico sulle condizioni e sulle politiche insulari. In questo modo, i contributi delle regioni insulari, di questa commissione bicamerale e della commissione del MEF, lavorando all’unisono, potrebbero veramente cambiare il paradigma d’intervento e dare gambe e sostanza al principio di insularità. Fintanto che si continuerà a lavorare in maniera spot, ricordandoci del principio di insularità solo in sede di legge di bilancio, continuerà l’utilizzo inefficacie di risorse pubbliche senza alcun beneficio per le popolazioni insulari”, ha concluso Todde.

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