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Ok a Transizione 5.0, Giorgetti: allarme spesa Pnrr, Acciaierie sotto inchiesta. Che c’è sui giornali

Ok dei ministri a Transizione 5.0, Giorgetti lancia l’allarme spesa Pnrr, Acciaierie d’Italia finisce sotto inchiesta. La rassegna stampa Energia

Via libera dei ministri al piano dei crediti d’imposta 5.0 del Pnrr, Transizione 5.0, che finanzia progetti che porteranno significativi risparmi energetici. A breve è attesa anche una circolare tecnica sugli aspetti energetici. Il 23 luglio è la deadline fissata ieri dal ministro Raffaele Fitto per completare la fotografia sullo stato di attuazione del Pnrr. Intanto, il ministro Giorgetti lancia l’allarme: la spesa effettiva realizzata per i progetti del Recovery italiano non va di pari passo con milestone e target. La Guardia di Finanza ha dato il via a un’inchiesta su Acciaierie d’Italia per truffa ai danni dello Stato sulle quote di CO2.

ENERGIA, OK MINISTRI A TRANSIZIONE 5.0

“Fa un altro passo avanti, anche se non è l’ultimo, il piano dei crediti d’imposta 5.0: 6,3 miliardi del Pnrr per finanziare progetti di innovazione che comportino anche significativi risparmi energetici. Siamo arrivati a un testo del decreto attuativo concordato tra i tre ministeri coinvolti e ora il provvedimento passa all’esame della Corte dei conti. Solo dopo sarà pubblicato sul sito del ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) con avviso nella Gazzetta Ufficiale. È possibile che a stretto giro sia poi resa nota anche una circolare tecnica sugli aspetti energetici. L’obiettivo, a questo punto, è l’operatività entro luglio, dopo diversi mesi di attesa che hanno pesantemente condizionato le scelte di investimento delle imprese”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“L’ultima versione licenziata dal Mimit contiene alcune modifiche richieste dal ministero dell’Economia (Mef), che doveva esprimere formalmente il concerto, e dall’Ambiente e sicurezza energetica (Mase), chiamato a inviare un parere. (…) È saltato infatti il comma che consentiva di far slittare il completamento fino al 30 aprile 2025 nel caso in cui, entro il 2024, fosse stato versato al venditore un acconto di almeno il 50 per cento. Altre due novità riguardano il ruolo dell’agenzia delle Entrate. Da un lato, è stato stralciato il comma che faceva salvi i controlli, le verifiche ei conseguenti provvedimenti di competenza dell’Agenzia. (…) Dall’altro lato, però, si precisa che l’Agenzia trasmetterà al Mimit l’elenco delle imprese che hanno utilizzato in compensazione il credito d’imposta, con i relativi importi”, continua il giornale.

“Viene poi specificato quali documentazioni l’impresa deve trasmettere al Gse a seguito del completamento del progetto di innovazione, comunque entro il 28 febbraio 2026. Si tratta della comunicazione di completamento investimento, la certificazione ex post sul raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico dichiarati all’inizio del progetto, l’attestato relativo alla perizia tecnica asseverata sulle caratteristiche dei beni strumentali acquistati e la certificazione contabile sull’effettivo sostenimento delle spese ammissibili. (…) A partire dall’inclusione anche degli impianti di produzione di energia termica tra i beni strumentali che sono incentivabili se finalizzati all’autoproduzione energetica destinata all’autoconsumo. Viene poi accolta la richiesta di limitare la platea dei soggetti abilitati al rilascio delle certificazioni tecniche sul risparmio energetico agli Ege (esperti in gestione dell’energia, alle Esco (energy service company) e agli ingegneri (…) Ulteriori correzioni riguardano i settori energivori ammessi in deroga. In particolare, viene chiarita la definizione dell’attività nell’ambito del sistema di scambio di quote ETS e quelle connesse all’uso dei combustibili fossili che sono comunque ammesse ai benefici, nonostante i vincoli europei del Dnsh (non arrecare danni significativi all’ambiente)”, continua il giornale.

PNRR, ENTRO 23 LUGLIO CHECK UP RITARDI. GIORGETTI: ALLARME SPESA

“Arriverà tra 18 giorni la fotografia aggiornata dello stato reale di attuazione del Pnrr. La scadenza, il 23 luglio, è stata fissata ieri dal ministro Raffaele Fitto nella cabina di regia convocata nella Sala Verde di Palazzo Chigi all’indomani del via libera europeo al pagamento della quinta rata da 11 miliardi e della richiesta italiana di accredito della sesta. Perché nonostante i successi rivendicati ancora ieri – «Abbiamo confermato il primato dell’Italia negli obiettivi raggiunti e nell’importo complessivo ricevuto», ha ribadito Fitto – il calendario del Piano nazionale di ripresa e resilienza continua a correre, a ritmi che si intensificano al crescere degli obiettivi nelle rate semestrali. La settima ne conta 69, quasi il doppio dei 37 della sesta, e dà diritto a un assegno da 18,2 miliardi. Proprio su queste basi Fitto ha rilanciato l’urgenza di stringere ulteriormente i bulloni nel monitoraggio puntuale di tutte le ramificazioni del Piano, come previsto del resto dall’articolo 2 del decreto legge Pnrr quater (19/2024). In quella norma è prospettato l’esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti dei soggetti attuatori che saranno risultati in ritardo rispetto ai cronoprogrammi procedurali e finanziari aggiornati sulla piattaforma ReGis. Gli enti troppo lenti finiranno anche in una lista nera che sarà pubblicata sul sito ufficiale del Pnrr Italia Domani”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) Ma l’attenzione sulle condizioni effettive di avanzamento del Piano è alta anche altrove. Al ministero dell’Economia, per esempio, dove si continuano a scrutare con qualche preoccupazione i dati sui flussi finanziari, cioè sulla spesa effettiva realizzata per i progetti del Recovery italiano. Il suo contatore non corre parallelo a quello di milestone e target e ha evidenziato più di un inciampo. Il quadro non pare cambiato, almeno a giudicare da quanto sottolineato ieri, proprio nel corso della cabina di regia, dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. «La spesa resta molto bassa», ha detto il titolare dei conti pubblici, a quanto riferito da più di un partecipante alla riunione. E questo indebolisce anche la posizione negoziale italiana a Bruxelles delle fasi cruciali di avvio operativo della nuova governance fiscale comunitaria”, continua il giornale.

“È difficile insistere su deroghe al nuovo Patto di stabilità e crescita per gli investimenti – è stato in pratica il ragionamento di Giorgetti – se poi il Paese mostra di non riuscire a utilizzare i fondi europei che riceve. Non è un dettaglio da poco, se si pensa all’insistenza italiana sulla necessità di un trattamento di favore per la spesa in conto capitale dedicata ai grandi obiettivi comuni come la transizione energetica e digitale e la difesa e sicurezza: temi su cui Roma ha finora ottenuto molto meno di quel che chiedeva. Bisogna correre, insomma. E per farlo Fitto ha richiamato l’esigenza di «un lavoro congiunto di tutti i soggetti istituzionali responsabili dell’attuazione del Pnrr», che da qui in avanti sarà scandito sempre di più da cabine di regia tematiche sui singoli nodi critici. Già oggi è il turno dei due filoni per i quali si è resa necessaria la nomina di un commissario ad hoc: si tratta della lotta al caporalato in agricoltura con il contrasto agli insediamenti abusivi e dell’avviamento dell’offerta di alloggi per gli studenti universitari.(…) Dalle reti di trasmissione dell’energia elettrica, con i progetti Tyrrenhian Link e Sa.Co.I.3 all’installazione di oltre 16mila colonnine di ricarica dei veicoli, fino alle riforme: concorrenza, Testo Unico delle rinnovabili e archiviazione, finalmente, dei ritardi di pagamento della Pa”, continua il giornale.

INCHIESTA SU ACCIAIERIE D’ITALIA PER FALSI DATI EMISSIONI CO2

“Truffa ai danni dello Stato sulle quote di CO2. È il nuovo filone di inchiesta aperto dalla Procura di Taranto che mette sotto la lente la gestione di Acciaierie d’Italia precedente all’arrivo dell’amministrazione straordinaria e all’insediamento dei commissari del Mimit, che risalgono a febbraio scorso. Ci sono dieci indagati e tra questi l’ex ad Lucia Morselli e gli ex direttori Adolfo Buffo, Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile, tutti nel frattempo licenziati dai commissari. Labile é stato anche direttore dell’Area Ambiente oltreché direttore di stabilimento. Ieri la Guardia di Finanza di Bari, delegata agli accertamenti dalla Magistratura (sostituto procuratore Francesco Ciardo), é stata per diverse ore nel siderurgico. Ha effettuato perquisizioni e acquisito documenti. Altre perquisizioni sono state fatte in altre parti d’Italia. La Procura parla di “artificiosa manipolazione” dei dati relativi alle emissioni di CO2 per l’attività produttiva di AdI”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) la passata gestione di Acciaierie avrebbe attestato nel piano di monitoraggio e rendicontazione al Comitato ETS (Emission Trading System) falsi quantitativi di consumi di materie prime, di prodotti finiti, di semilavorati e di giacenze. Questo ha cambiato due parametri: il fattore di emissione e il livello di attività. Inoltre, l’azienda ha dichiarato per il 2022 al registro EU ETS (Sistema europeo di scambio di quote di emissione) un numero di quote CO2 inferiore a quello effettivamente emesso e quindi al siderurgico di Taranto nel 2023 è stato assegnato gratis un ammontare di quote di CO2 superiore a quello che gli sarebbe toccato. Così Acciaierie (…) ha restituito allo Stato(…) quote CO2 in misura inferiore a quella che avrebbe dovuto restituire e ha ottenuto quote di CO2 gratuite in misura eccedente, determinando anche un danno al mercato primario delle aste pubbliche dello Stato”, continua il giornale.

«Avevamo ragione a riprendere in mano l’ex Ilva con l’amministrazione straordinaria, questo é l’unico commento che posso fare» dice sull’inchiesta il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che più volte ha evidenziato come l’intervento del Governo ha evitato che il gruppo siderurgico si fermasse definitivamente, visto lo stato in cui l’ha lasciato la precedente gestione, tra bassa produzione, impianti fermi e un miliardo di euro di danni (secondo quanto comunicato dai commissari) a causa delle mancate manutenzioni. (…) Il sistema in questione, che è europeo, prevede lo scambio delle quote di emissione e costituisce il principale strumento della UE per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori a seguito della sottoscrizione del Protocollo di Kyoto. La siderurgia è tra questi. Il sistema si basa su un meccanismo che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite ai soggetti vincolati, permettendo di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere CO2 (quote) secondo le loro necessità ma rispettando il limite stabilito”, continua il giornale.

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