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Che cosa chiedono all’Ue gli agricoltori italiani?

L’Europa di questi giorni è accomunata dalle proteste degli agricoltori: trattori in strada per rivendicare tante cose diverse, dalla Germania alla Francia, passando per Polonia, Grecia e Italia

Sembra difficile immaginare scene simili, o addirittura identiche, nelle strade di Parigi e di Termoli (Campobasso) ma le proteste di questi giorni, ormai settimane, con i trattori sfilanti addobbati di manifesti e striscioni, sono agli atti e sono arrivate, appunto, anche in Italia.

LE PROTESTE AGRICOLE ARRIVANO IN ITALIA, CON I TRATTORI

Molise, Emilia-Romagna, Lombardia, Sicilia, Calabria, Umbria, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana. Gli agricoltori italiani si sono radunati nelle città di queste Regioni per esprimere il loro dissenso, bloccando la viabilità.

Ma su cosa dissentono, nello specifico? Sotto attacco ci sono le politiche europee dell’Unione che stanno favorendo la svolta green anche nel settore agricolo. Non solo, anche la ricerca sul cibo sintetico è vista come una minaccia (anche se il governo italiano ha già espresso il suo parere contrario al dossier, pur non esistendo ancora la carne sintetica…). E ancora: a livello economico, un’altra minaccia è l’introduzione dell’Irpef – l’imposta sul reddito delle persone fisiche – che scatta da quest’anno sui terreni agricoli con la nuova legge di bilancio.

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(foto Cra Agricoltori traditi)

Infine, ma non per ordine di importanza, il mondo dei campi coltivati non accetta i rincari del carburante e l’importazione di prodotti come il grano coltivato in Canada, ricco di glifosato (ritenuto cancerogeno da diversi studi). “Sussidi, prezzi all’ingrosso da rivedere, no alla carne sintetica, no alle cavallette come cibo, no agli impianti fotovoltaici sui terreni produttivi”, sono tra gli slogan circolanti in queste manifestazioni lungo lo Stivale.

SFILATE ANCHE NEL RESTO D’EUROPA

Come detto in apertura, è tutta l’Europa – o almeno gran parte – ad essere accomunata da queste proteste. Bruxelles, cioè la Commissione europea, è preoccupata. La presidente Ursula von der Leyen ha lanciato il Dialogo strategico per il futuro agricolo e ha detto che “abbiamo tutti la sensazione che vi sia una crescente divisione e polarizzazione quando si tratta di temi legati all’agricoltura”. Perciò la sua soluzione, iniziale, è il dialogo. Anche se al tavolo ci saranno soltanto selezionate organizzazioni.

Tutto è iniziato a dicembre dalla Germania, dove il governo Scholz vive ormai da parecchie settimane sul filo del rasoio per contrasti interni alla maggioranza, preoccupazioni esterne (l’ascesa di Afd) e contesto continentale e internazionale perennemente vacillante per le due guerre (russo-ucraina e mediorientale). A Berlino, dunque, si contesta il taglio dei sussidi al gasolio per i veicoli agricoli (che sarà graduale e diventerà effettivo, totale, nel 2026).

In Francia, invece, le proteste hanno ruotato attorno a fattori più normativi e burocratici, per paura della concorrenza estera. Sono malviste, quindi, le politiche troppo green e troppo regolamentari dell’Ue.

Infine, Polonia e Grecia. Da un lato, anche qui, sono sotto attacco le mosse di Bruxelles (anche per le limitazioni all’uso di alcuni fitofarmaci e fertilizzanti) ma anche l’invadenza del grano ucraino (il cui blocco, però, va contro le regole Ue). Dall’altro, nella penisola ellenica, hanno pesato le perdite causate dai disastri naturali registrati nel 2023.

AGRICOLTORI (CON I TRATTORI) VIZIATI?

Ma, allora, sono tutte legittime queste sommosse agricole europee? Come ricordano oggi nella newsletter Il Mattinale Europeo David Carretta e Christian Spillmann, “l’agricoltura è un nuovo esempio delle incomprensioni, delle battaglie di narrazioni e dello sfruttamento politico delle paure, di cui l’estrema destra è maestra. La destra tradizionale è preoccupata e da mesi cerca di ridarsi l’immagine di partito amico degli agricoltori. (…) L’estrema destra sfrutta la collera rurale a meno di 140 giorni dalle elezioni europee”.

Non bisogna dimenticare che, aggiungono i due giornalisti europei, “la politica agricola comune rappresenta un terzo del bilancio dell’Ue: 400 miliardi su 1.1200 miliardi per il 2021-27 vanno a un settore che vale l’1 per cento del Pil europeo. I francesi sono i più viziati con 65 miliardi pre-allocati. Gli italiani ne ricevono 38 miliardi. Secondo un rapporto pubblicato mercoledì dalla Commissione, 2,5 miliardi di euro di misure eccezionali sono stati allocati negli ultimi dieci ani per diverse urgenze(dall’influenza aviaria al calo dei prezzi, dall’aumento dei costi dell’energia ai cereali ucraini). Il quadro temporaneo degli aiuti di stato ha permesso ai governi di versare decine di miliardi supplementari agli agricoltori per le crisi del Covid-19 e della guerra in Ucraina”. Tutto ciò, con chiare ripercussioni positive sui redditi medi agricoli: da 18,4 mila euro nel 2013 a 28,8 mila euro nel 2021, 43 mila euro in Francia e 36 mila euro in Italia, secondo un documento della Commissione europea. “E’ questa manna che gli agricoltori rifiutano di perdere”, scrive Il Mattinale Europeo.

Il tutto, mentre anche i sussidi aumentano e gli obblighi 2030 più stringenti sono stati alleggeriti (pesticidi, restaurazione della natura), un po’ come in tutto il Green Deal europeo. Le prossime elezioni europee, dal 6 al 9 giugno, disegneranno il nuovo volto dell’Unione. Che nel mentre continua a barcamenarsi in mezzo a tanti estremismi, spesso frutto di speculazione politica.

– Leggi anche: Chi è Jozef Síkela, il ministro Ceco che punta a diventare il numero uno dell’Energia Ue

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