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Tassonomia Ue

Ue: al via i green bond ma rimangono nodi gas e nucleare su tassonomia verde

La formazione del governo tedesco e la presidenza di turno francese nell’Ue i prossimi passaggi chiave per chiarire cosa accadrà

Nei giorni in cui l’Unione Europea ha incaricato un gruppo di banche di collocare il primo green bond a tasso fisso emesso a livello comunitario, a Bruxelles si sta giocando una partita strettamente collegate e tutt’altro che scontata sulla tassonomia della finanza verde Ue.

TASSONOMIA VERDE: NUCLEARE E GAS SI O NO?

Sono in particolare i ruoli di gas e nucleare a dover essere definiti e molto si chiarirà solo quando i partiti tedeschi avranno sciolto i dubbi sulla formazione del nuovo esecutivo. Secondo quanto si legge su Euractive “il gas svolge un ruolo importante nella transizione verso l’energia pulita, che ‘dovrebbe ovviamente riflettersi nella tassonomia’, ha affermato il parlamentare tedesco di SPD Bernd Westphal in un evento ospitato dal think-tank Agora Energiewende a Berlino.

LA POSIZIONE TEDESCA

Il piano per il clima 2030 della Commissione europea è giustamente incentrato sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili, ha dichiarato Westphal a Euractive ma il ruolo del gas naturale come ultimo combustibile fossile e “ponte verso l’era delle rinnovabili” richiede il riconoscimento delle regole della finanza verde dell’Ue. Il gas naturale può essere utilizzato ad esempio per ridurre il ferro dall’industria siderurgica, ma anche per generare elettricità e calore. “Ciò richiede una tassonomia europea ben progettata. Per la sicurezza dell’approvvigionamento e prezzi competitivi è essenziale utilizzare il gas come ultima materia prima fossile come ponte verso l’era delle rinnovabili”.

IL PARLAMENTO UE E L’ECOFIN

Il 5 ottobre scorso, il Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha adottato una proposta di risoluzione sulla tassonomia europea che per il momento ha escluso qualsiasi riferimento a gas e nucleare. Questo primo atto ha delineato i criteri tecnici di screening per determinare le condizioni in cui un’attività economica si qualifica come un contributo sostanziale alla mitigazione del cambiamento climatico e all’adattamento al clima e se le attività economiche non causano danni significativi a nessuno degli obiettivi ambientali. Durante la riunione del Consiglio Affari Economici e Finanziari (ECOFIN), Mairead McGuinness, commissario europeo per i servizi finanziari, la stabilità finanziaria e l’Unione dei mercati dei capitali, ha invitato il Consiglio ad adottare l’atto entro il 7 dicembre 2021, per non compromettere l’entrata in vigore del regolamento il 1 gennaio 2022. Data a partire dalla quale, tra l’altro, sarà la Francia ad assumere la presidenza dell’Unione europea e a spostare, naturalmente, l’attenzione sul tema del nucleare fortemente presente nel paese.

BESSI: SI ARRIVERA’ A UN COMPROMESSO?

“Naturalmente occorrerà stare attenti a un possibile disallineamento di posizioni tra la Commissione Ue e il Consiglio europeo da un lato, vista la nutrita schiera di paesi che sono a favore dell’inserimento del nucleare all’interno della classificazione tassonomica comunitaria e la posizione del Spd sul gas in Germania, e dall’altro il ruolo del Parlamento europeo con il Ppe che ha manifestato insofferenza verso regole troppo stringenti. Insomma, con ogni probabilità si dovrà cercare un compromesso”, ha commentato a Energia Oltre Gianni Bessi esperto di energia e consigliere Pd in Emilia Romagna.

DIECI PAESI UE A FAVORE DEL NUCLEARE

E infatti, come si legge su Euronews, un gruppo di dieci paesi europei, guidati proprio dalla Francia, ha chiesto a Bruxelles di riconoscere l’energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni di carbonio “accessibile, stabile e indipendente” in grado di proteggere i consumatori europei “dalla volatilità dei prezzi”.
La lettera, avviata dalla Francia, è stata inviata alla Commissione con la firma di altri nove paesi, la maggior parte dei quali già conta il nucleare nel proprio mix energetico nazionale: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania.

“L’aumento dei prezzi dell’energia ha anche dimostrato quanto sia importante ridurre la nostra dipendenza energetica dai paesi terzi il più rapidamente possibile”, afferma la lettera così come riferito da Euronews. “Le tensioni di approvvigionamento saranno sempre più frequenti e non abbiamo altra scelta che diversificare la nostra offerta. Dovremmo prestare attenzione a non aumentare la nostra dipendenza dalle importazioni di energia dall’esterno dell’Europa”.

I firmatari esortano quindi la Commissione a includere l’energia nucleare nella tassonomia verde europea: in un rapporto dell’unità di ricerca della Commissione pubblicato a inizio anno veniva indicato espressamente che Bruxelles avrebbe potuto schierarsi per il nucleare sostenendo che che le emissioni di gas serra sono “paragonabili” a quelle rilasciate dall’energia idroelettrica ed eolica, una valutazione condivisa dall’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) e dal Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti. Naturalmente si sono sollevate una serie di critiche a questa posizione soprattutto da parte degli ambientalisti che considerato il rischio dei rifiuti radioattivi troppo grande per la salute umana e l’ambiente.

GLI M5S DICONO NO AL NUCLEARE

Sul punto è da registrare la presa di posizione anche del Movimento 5 Stelle: “Ancora una volta torniamo a ribadire che questo tipo di tecnologia non ha nulla a che vedere con la transizione ecologica e che le soluzioni per cogliere gli obiettivi di decarbonizzazione sono ben altre – hanno scritto in una nota le deputate e i deputati M5s delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera -. È chiaro che alcuni Stati stanno mettendo in campo una manovra in vista della decisione sulla tassonomia Ue, che classifica le attività economiche ecosostenibili, fissando i parametri per gli investitori. Il nucleare è una soluzione rischiosa, costosa e di difficile realizzazione come dimostrano i cantieri a rilento sparsi nel Continente. L’Europa deve andare in un’altra direzione, quella già imboccata dalla Commissione con la decisione di tenere il nucleare e il gas fuori dai finanziamenti attraverso i green bond. I Paesi che fanno pressing su Bruxelles a favore del nucleare sostengono che l’energia atomica sarebbe un strumento contro i rincari dell’energia che in questi mesi stanno gonfiando le bollette. Ma si tratta di una posizione anacronistica ed errata. Sono gli investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica, anche sfruttando il potenziale del Superbonus 110% che nel nostro Paese sta ottenendo grandi risultati, le soluzioni per proteggere i consumatori dall’essere esposti alla volatilità dei prezzi”, concludono

Nel frattempo i green bond europeo, secondo Bloomberg, hanno avuto richieste per oltre 135 miliardi di euro nonostante il taglio fissato in 12 miliardi di euro per 15 anni con scadenza a febbraio 2037.

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