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Emissioni

Ue, come cambia il mercato delle emissioni di carbonio

Le quote UE (EUA) dovrebbero raggiungere una media di 88,36 euro a tonnellata nel 2022, ha stimato Reuters 

Nel sesto mese di guerra, l’Europa continua a muoversi anche sul fronte energetico per combattere i ricatti russi. La settimana appena conclusa ha fatto registrare nuove limitazioni nei flussi di gas da Mosca verso il Vecchio Continente, a Bruxelles si è deciso su come contenere anche domanda e quindi consumi di approvvigionamento. La situazione stoccaggi è ancora sotto monitoraggio, con l’obiettivo del 90% entro ottobre sempre ben fisso davanti agli occhi dei Paesi.

Ma c’è anche il fronte delle emissioni di carbonio. Come sappiamo, il filo che separa le azioni a lungo termine (leggi: svolta alle rinnovabili, alle energie pulite) da quelle contro l’emergenza attuale (diversificazione, nuove estrazioni, ritorno al carbone e quindi nuova spinta sulle fossili) è sottile, difficile da capire ma ben presente.

Ieri Reuters ha diffuso alcune stime sui prezzi dei permessi per le emissioni. Al contempo, però, dalla Spagna è arrivata la notizia della richiesta di un cap che favorisca la lotta all’inflazione e sostenga l’economia di Madrid ma anche europea.

PERMESSI ALLE EMISSIONI, QUOTE UE IN FORTE RIALZO

Secondo alcuni esperti dell’agenzia internazionale, infatti, i prezzi medi per i permessi alle emissioni saliranno fino a 88,36 euro a tonnellata nel 2022 e 97,66 euro nel 2023. Ad aprile, le stime viaggiavano tra i 3.7 e i 3.8 punti percentuali in meno rispetto alle nuove cifre.

Di più: per il 2024, i prezzi sono visti in aumento del 4,2% a 101,96 euro per tonnellata. Come noto, l’inflazione sta interessando tutti i settori e quello energetico è in prima fila.

“Germania, Francia e alcune altre importanti economie europee hanno già dichiarato che riapriranno le centrali a carbone precedentemente messe in naftalina, il che manterrà alte le emissioni del settore energetico”, ha ricordato l’analista di ClearBlue Atasi Bhattacharjee.

Al quale ha fatto seguito Yan Qin di Refinitiv. “I prezzi del carbonio sono diminuiti da quando il piano dell’UE per frenare l’uso del gas è stato annunciato per la prima volta, il 20 luglio”.

E rispetto a quel giorno, ieri si è registrato un calo dell’8% con scambi registrati al prezzo 78,30 euro a tonnellata.

LA MOSSA DELLA SPAGNA “CONTRO” LE QUOTE UE

Dunque, ad opporsi ci sono le mosse europee contro la Russia e l’emergenza climatica da un lato. Dall’altro la ripresa dei consumi di energie tradizionali per sopperire alla stessa crisi. Due facce della stessa medaglia.

Dalla Spagna, ieri, il Primo ministro Pedro Sanchez ha annunciato la prossima richiesta da inoltrare a Bruxelles. Fissare un tetto al prezzo dei permessi alle emissioni di carbonio. Lo scopo è frenare gli aumenti dei prezzi dell’energia e i loro effetti sull’inflazione. Dopodomani, ha detto, arriverà anche un piano emergenziale sul risparmio energetico.

L’ORIZZONTE DELL’AUTONOMIA E DELLE ENERGIE PULITE

L’impressione è che continui ad essere difficoltoso per i governi europei fare i conti contemporaneamente con la svolta alle energie pulite e l’emergenza attuale delle forniture unita al caro-prezzi. Poco più di un mese fa, il commissario europeo Thierry Breton nel suo blog sul portale della Commissione scriveva della presentazione di nuovi progetti sull’idrogeno verde che aiutassero “la nostra doppia transizione verde e digitale secondo le nostre ambizioni e i nostri valori. E così facendo, creare le condizioni per una maggiore autonomia strategica senza nuove dipendenze. Per soddisfare la nostra sicurezza, prosperità e resilienza”.

La distanza tra l’oggi e il domani, però, rimane ancora evidente.

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