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Putin Russia Gas

La Russia si conferma superpotenza energetica mondiale

Mosca e Teheran pronte a realizzare un gasdotto per rifornire India e Pakistan. Con Pechino si accelera su “Power of Siberia” anche se emergono ritardi nella realizzazione dell’infrastruttura. E in Europa è guerra aperta sul Nord Stream 2

 

Cresce a vista d’occhio l’influenza russa in un settore strategico come quello dell’energia, in Asia Medio Oriente ed Europa. Dopo gli accordi con l’Iran per la realizzazione di un gasdotto in grado di rifornire India e Pakistan, il patto di non belligeranza con l’Azerbaigian, il rapporto consolidato con la Cina e gli ingenti flussi che inondano l’Europa, Mosca si conferma una superpotenza energetica mondiale, con cui tutti, americani in primis, dovranno fare i conti.

Mosca e Teheran pronte a realizzare un gasdotto verso India e Pakistan

La notizia di queste ore è la trattativa in corso tra Mosca e Teheran per la firma di un memorandum d’intesa volto a realizzare un gasdotto di collegamento tra Iran e India di 1.200 chilometri. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Energia russo Alexander Novak durante un incontro con il ministro delle Finanze iraniano Masoud Karbasian che ha confermato come i tecnici siano al lavoro per concordare la partecipazione nel progetto che vedrà impegnata Gazprom. Secondo i media russi i lavori dell’infrastruttura che esporterà anche in Pakistan, dovrebbero partire già il prossimo anno e dovrebbero comprendere anche una sezione sottomarina nel Golfo Persico che a quanto riferisce Express Tribune, passerà attraverso il porto di Gwadar. L’Iran sta via via aumentando la produzione energetica per ripristinare gran parte della quota di mercato perduta a causa delle sanzioni internazionali. Tuttavia, decenni di isolamento economico e di scarsi investimenti hanno reso obsolete le infrastrutture petrolifere e del gas del paese. Naturalmente non c’è solo Gazprom in ballo ma anche diverse multinazionali come Total, la prima a firmare un accordo per sviluppare i campi South Pars, Royal Dutch Shell, Eni, e la russa Rosneft tra le oltre 30 società straniere qualificate per realizzare progetti energetici nel paese mediorientale. Sullo sfruttamento della regione pesa, tuttavia, il veto degli Stati Uniti su Teheran ma anche sulla costruzione del gasdotto tra Iran e Pakistan. La stessa India, interessata in passato alla realizzazione della pipeline, era dovuto tornare sui suoi passi dopo l’accordo concluso con Washington sul nucleare civile. Nel complesso comunque, gli accordi in materia di energia siglati tra Russia e Iran ammontano a 30 miliardi di dollari, riferisce il Financial Times. Amir Hossein Zamaninia, vice ministro degli Affari internazionali per il petrolio iraniano, ha ammesso che sono stati siglati sei accordi quadro con le compagnie petrolifere russe.

Russia pronta a coinvolgere anche l’Azerbaigian nel progetto

Mosca si è anche detta pronta a fornire gas allo stesso Iran attraverso il sistema di gasdotti azero. La proposta è arrivata dal presidente Vladimir Putin durante un vertice tra i tre paesi. Secondo quanto riferisce la Tass, Putin ha sottolineato come “malgrado la produzione massiccia di idrocarburi da parte dei tra paesi” ci sia comunque “interesse a fornire materie prime l’una all’altra tenendo conto della logistica interna. Ad esempio – ha sottolineato – confermiamo la nostra disponibilità a fornire gas attraverso i gasdotti dall’Azerbaigian al nord dell’Iran”, ha osservato Putin auspicando che Russia, Azerbaigian e Iran non si facciano concorrenza tra loro ma coordino invece i loro sforzi nel settore.

Con Pechino si accelera su “Power of Siberia” anche se emergono ritardi

L’altro grande progetto russo riguarda le forniture di gas alla Cina attraverso “Power of Siberia” sul quale i governi dei due paesi hanno concordato di “accelerare” i tempi. A riferirlo è stato il primo ministro russo  Dmitry Medvedev commentando i risultati della 22esima riunione fra capi di governo russi e cinesi. “Continueremo a lavorare per giungere ad un accordo sulle forniture attraverso il percorso occidentale del gasdotto e per dare maggior impeto ai negoziati”, ha detto il premier. Secondo Medvedev, le prime forniture di gas attraverso la parte orientale del gasdotto ‘Power of Siberia’ sono previste “per la fine del 2019” ma ha promesso di lavorare per “concordare le consegne anche attraverso il troncone occidentale”. Nonostante ciò alcuni documenti di Gazprom anticipati da media evidenziano un ritardo nel completamento dei lavori che dovrebbero chiudersi non più nel 2022 ma nel 2024, pur rimanendo ferme le tempistiche per l’avvio delle prime forniture entro il dicembre 2019. Gazprom ha annunciato di aver aumentato le spese di investimento 2017 per il gasdotto a 209,9 miliardi di rubli (3,6 miliardi di dollari) dai previsti 158,8 miliardi di rubli. Una volta completato, l’approvvigionamento totale annuo di gas dovrebbe raggiungere il picco di 38 miliardi di metri cubi.

Il fronte europeo tra Turkish Stream e Nord Stream 2

gasIntanto sul fronte europeo, la Russia si è detta pronta ad avviare i lavori per ampliare il Turkish Stream verso il territorio dell’Unione europea ma solo dopo aver ottenuto garanzie giuridiche da parte di Bruxelles per non ripetere l’esperienza negativa del South Stream. A chiarirlo è stato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in occasione di un incontro con i membri dell’Associazione europea delle imprese secondo quanto riportato dalla Tass. Lavrov ha tenuto a ribadire che la condotta “potrebbe soddisfare le crescenti esigenze dei paesi dell’Europa meridionale e sudorientale” riscontrando, a suo dire, “un notevole interesse da parte di molti governi europei”. Nel frattempo, in una riunione tenutasi a Istanbul il 31 ottobre, riferisce il quotidiano turco Hurryet, i responsabili del progetto hanno annunciato che il primo gas dovrebbe essere pompato verso la Turchia nel 2019.

Discorso a parte per il Nord Stream 2: la Commissione europea dovrà proporre entro questo mese, secondo quanto riporta Platt’s, una revisione al terzo pacchetto energia riguardante i gasdotti offshore che destinano forniture all’Ue. Tali norme comprendono la possibilità di consentire l’accesso di terzi alle condotte, la separazione dei gestori dai fornitori, la fissazione di tariffe non discriminatorie e la richiesta di operazioni più trasparenti. Ma la possibilità che queste regole riescano poi a porre fine al monopolio di esportazioni verso l’Ue di Gazprom probabilmente potrebbero essere disattese dall’entrata in campo di Rosneft. Bruxelles vorrebbe comunque che le modifiche al terzo pacchetto energia venissero approvate entro la fine del prossimo anno per applicarle al Nord Stream 2 che dovrebbe cominciare a pompare gas al termine del 2019. Ma questo richiederebbe un’accelerazione del dibattito presso le istituzioni Ue senza una reale garanzia di approvazione.

Alcuni paesi, infatti, non sono d’accordo nel bloccare il progetto in particolare Francia, Germania e Regno Unito che potrebbero addirittura fermare la proposta della Commissione Ue visti i voti di cui dispongono. Inoltre l’applicazione delle norme del pacchetto dipende anche dalla cooperazione della Russia visto che Mosca ha già formalmente denunciato l’Ue all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) per discriminazione nei confronti dei russi:  discriminazione su cui dovrà decidere entro l’anno. Non solo. Pende anche una causa Antitrust sulle attività di Gazprom nell’Europa centrale e orientale e alcuni ricorsi legali presentati dalla Polonia dinanzi al Tribunale generale dell’Ue a Lussemburgo contro la decisione europea di consentire a Gazprom di presentare un’offerta per la maggiore capacità del gasdotto Opal che trasporta gas dal Nord Stream 1. In ogni caso le relazioni Ue-Russia nel settore energetico continuano a prosperare: nel primo semestre 2017, rispetto al primo semestre 2016, le forniture di gas sono aumentate di 7,68 miliardi di metri cubi, pari al 9,5%, attestandosi a 80,67 miliardi di metri cubi. Quasi la metà – 3,61 Bcm – sono approdate in Germania.

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