È quanto si legge nel testo di documentazione per le Commissioni della Camera intitolato “Il Piano d’azione industriale per il settore automobilistico europeo della Commissione europea”.
Il Piano d’azione industriale per l’auto della Commissione europea presentato lo scorso 5 marzo, stabilisce azioni concrete per contribuire alla competitività globale dell’industria automobilistica europea e al mantenimento di una solida base produttiva europea attraverso interventi in 5 settori chiave: innovazione e digitalizzazione; mobilità pulita; competitività e resilienza delle catene di approvvigionamento; competenze e dimensione sociale; potenziamento dell’accesso ai mercati, garantendo parità di condizioni e la sicurezza economica. Le azioni affrontano tre sfide chiave per l’Unione europea: la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, la riduzione dei costi di produzione, anche la fine di creare condizioni di parità con i competitors internazionali e spingere le capacità innovative del settore. È quanto si legge nel testo di documentazione per le Commissioni della Camera intitolato “Il Piano d’azione industriale per il settore automobilistico europeo della Commissione europea”.
INNOVAZIONE E DIGITALIZZAZIONE
In particolare, Bruxelles intende innanzitutto sviluppare un quadro normativo coordinato per i veicoli a guida autonoma, consentendo l’omologazione di serie illimitate di veicoli con sistemi di parcheggio automatizzati nel 2025; ed elaborare norme per favorire la sperimentazione di sistemi di guida automatizzati (automated driving system, ADS) e dei sistemi avanzati di assistenza alla guida. Per colmare il ritardo tecnologico delle imprese UE e aumentare le capacità industriali del settore, la Commissione propone la creazione di una Alleanza europea per i veicoli connessi e autonomi con le parti interessate, comprese le PMI europee, al fine di sviluppare software e hardware digitali condivisi.
Le attività dell’Alleanza saranno sostenute da investimenti congiunti pubblici e privati nell’ambito dei partenariati di Orizzonte Europa. Il programma per la ricerca e l’innovazione dell’UE metterà a disposizione 1 miliardo di euro per il settore automobilistico per il periodo 2025-2027. Inoltre, come annunciato nella Bussola della competitività e nel Patto per l’industria pulita, la Commissione collaborerà con la Banca europea per gli investimenti (BEI) e con investitori privati per mettere a punto un programma di investimenti TechEU che contribuisca a colmare il divario di finanziamento per l’innovazione con i competitor globali.
MOBILITA’ PULITA
Affinché l’Ue diventi neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, la Commissione ricorda che le emissioni dei trasporti devono essere ridotte del 90%. Pertanto, la transizione tecnologica verso una mobilità sostenibile si basa sugli obiettivi di riduzione delle emissioni per le nuove auto, che contribuiscono anche a favorire un clima di certezza e prevedibilità per gli investitori. La disponibilità di infrastrutture di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno è uno dei principali presupposti per l’adozione di veicoli a emissioni zero. Pertanto, la Commissione ritiene che gli investimenti in tali infrastrutture siano fondamentali anche per la competitività del settore automobilistico europeo. Tuttavia, ad oggi la loro diffusione non è ugualmente sviluppata negli Stati membri. Il Piano prevede di agevolare il dispiegamento delle infrastrutture di ricarica, sia per l’elettrico che per l’idrogeno, con risorse pari a 500 milioni di euro.
COMPETITIVITÀ E RESILIENZA DELLE CATENE DI APPROVVIGIONAMENTO
L’industria automobilistica dell’UE rischia di perdere quote di mercato rilevanti a causa del costo dei componenti critici, in particolare delle batterie, che rappresentano il 30-40% del valore aggiunto di una tipica autovettura elettrica. A giudizio della Commissione, l’UE necessita di una produzione di celle e di catene di approvvigionamento nazionali competitive dal punto di vista dei costi, anche per fronteggiare eventuali crisi di approvvigionamento e proteggere la sovranità economica. L’obiettivo è produrre entro il 2030 almeno il 40% del fabbisogno di batterie a livello UE. A questi fini, la Commissione sosterrà l’industria delle batterie con finanziamenti a valere sul Fondo per l’innovazione, il cui stanziamento ammonta fino a 3 miliardi di euro. Il piano d’azione comprende la possibilità di prevedere un sostegno diretto per le imprese che si occupano di produzione di celle e di componenti di batterie con finanziamenti legati a criteri di valutazione diversi dal prezzo, come i requisiti di resilienza (pacchetto Battery Booster).
Il sostegno dell’UE potrebbe essere combinato anche con aiuti di Stato, dato che la Commissione sta lavorando a un nuovo quadro normativo in relazione all’industria pulita che semplificherà le norme sugli aiuti di Stato, consentendo agli Stati membri di offrire incentivi agli investitori privati in ordine a progetti relativi alla produzione di batterie e altre componenti chiave. I 47 progetti strategici sono ubicati in 13 Stati membri: Belgio, Francia, Italia, Germania, Spagna, Estonia, Cechia, Grecia, Svezia, Finlandia, Portogallo, Polonia e Romania. Coprono uno o più segmenti della catena del valore delle materie prime, con 25 progetti che comprendono attività di estrazione, 24 di trasformazione, 10 di riciclaggio e 2 di sostituzione delle materie prime. Riguardano 14 delle 17 materie prime strategiche elencate nel citato regolamento sulle materie prime critiche.
Ciò comprende diversi progetti riguardanti il litio (22 progetti), il nichel (12 progetti), il cobalto (10 progetti), il manganese (7 progetti) e la grafite (11 progetti), che dovrebbero andare particolarmente a beneficio della catena del valore delle materie prime per batterie dell’UE. Altri progetti strategici riguardanti il magnesio (1 progetto) e il tungsteno (3 progetti) dovrebbero contribuire alla resilienza dell’industria della difesa dell’UE, che dipende dall’uso di tali materiali. La Commissione ha pubblicato una mappa interattiva con la collocazione geografica dei progetti. Per quanto riguarda l’Italia, sono stati selezionati 4 progetti, in Veneto, Toscana, Lazio e Sardegna.
COMPETENZE E DIMENSIONE SOCIALE
Le recenti trasformazioni che hanno interessato il settore automobilistico hanno avuto un impatto significativo sull’occupazione comportando perdite di posti di lavoro. In aggiunta, la carenza e l’inadeguatezza delle competenze nell’industria automobilistica sono alcune delle principali preoccupazioni dei soggetti del settore, insieme all’invecchiamento della forza lavoro. L’impegno della Commissione prevede che l’Osservatorio europeo per una transizione equa raccolga dati per individuare le possibili aree critiche in materia di squilibri occupazionali. Inoltre, saranno ampliati sia il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per i lavoratori in esubero (FEG) che il Fondo sociale europeo Plus (FSE+). L’ambito di applicazione del FEG sarà esteso al sostegno delle imprese nei processi di ristrutturazione per proteggere i lavoratori dal rischio di disoccupazione, in modo da fornire sostegno ai lavoratori minacciati da licenziamenti immediati; mentre il FSE+ sarà potenziato per aiutare i lavoratori che desiderano riqualificarsi e cercare nuove opportunità di lavoro. In linea con l’Unione delle competenze, la Commissione intende rafforzare il quadro per le iniziative settoriali in tema di competenze nelle industrie strategiche.
POTENZIAMENTO DELL’ACCESSO AI MERCATI, GARANTENDO PARITÀ DI CONDIZIONI E LA SICUREZZA ECONOMICA
Il piano sostiene che la competitività dell’industria europea dell’automobile sia strettamente legata a esportazioni, importazioni e investimenti. Ne deriva che l’accesso ai mercati esteri, la parità di condizioni rispetto ai concorrenti stranieri e un ambiente commerciale e normativo adeguato sono elementi fondamentali per il successo dell’industria. Il 4 ottobre 2023, la Commissione europea ha avviato indagini antisovvenzioni sulle importazioni UE di veicoli elettrici a batteria dalla Cina, con la motivazione che tali importazioni erano sovvenzionate e quindi dannose per l’industria UE. I dazi compensativi provvisori (che vanno dal 17,4% al 36,3%) sono entrati in vigore il 5 luglio 2024. Le misure definitive sono state sostenute dagli Stati membri il 4 ottobre 2024. Per rendere il settore più resiliente di fronte alla concorrenza estera, la Commissione esaminerà la possibilità di adottare misure di difesa commerciale per l’ecosistema dei veicoli elettrici, come strumento per scoraggiare gli operatori impegnati in pratiche sleali dallo stabilire impianti in Paesi terzi e soprattutto in Paesi che godono di un accesso preferenziale al mercato dell’UE.
LA QUESTIONE DEI DAZI CON GLI STATI UNITI
Lo scorso 2 aprile il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato una strategia tariffaria globale che prevede dazi base al 10% per tutti i paesi (in vigore dal 5 aprile) e ulteriori dazi reciproci (in vigore dal 9 aprile) nei confronti di quei paesi (inclusi Unione europea, Cina, Corea del Sud, Giappone, Gran Bretagna) che l’amministrazione statunitense considera “peggiori trasgressori”, ovvero paesi che adotterebbero pratiche commerciali sleali nei confronti degli Stati Uniti. Per l’Europa i dazi saranno al 20%, per la Cina al 34% e per la Gran Bretagna al 10%. Dal 3 aprile sono scattati anche i dazi del 25% sulle auto e sui camion leggeri di fabbricazione europea, con i pezzi di ricambio per automobili che invece saranno colpiti entro il 3 maggio, secondo quanto preannunciato dall’amministrazione statunitense.
Sulle importazioni dall’UE di alluminio e acciaio si applicano dazi del 25%. La Presidente della Commissione von der Leyen ha annunciato contromisure dell’UE “forti e proporzionate” sulle merci statunitensi dopo l’introduzione dei dazi su acciaio e alluminio, mantenendo aperta la via del negoziato. Il 26 marzo ha poi espresso profondo rammarico per la decisione degli Stati Uniti di imporre tariffe sulle esportazioni automobilistiche europee. Inoltre, il 3 aprile, dopo l’annuncio di Trump dell’imposizione di tariffe protezionistiche universali, ha nuovamente dichiarato che la strategia degli USA è un duro colpo per l’economia mondiale, in quanto aumenterà l’incertezza, potrebbe innescare una spirale protezionistica, danneggerà consumatori e aziende e aumenterà la pressione inflazionistica. von der Leyen ha annunciato la disponibilità a “negoziare con gli Stati Uniti, per rimuovere qualsiasi barriera residua al commercio transatlantico” ma che allo stesso tempo l’UE è “pronta a rispondere”.
Al primo pacchetto di contromisure in risposta alle tariffe sull’acciaio se ne aggiungeranno altre, se le negoziazioni falliscono, specie per sostenere i settori dell’acciaio e delle automobili. Impatto potenziale di dazi reciproci sul settore automotive italiano Sebbene sia allo stato difficile effettuare valutazioni precise sull’impatto complessivo dei dazi USA sull’industria automobilistica europea, in una recente nota del Centro Studi di Confindustria si osserva che quasi tutti i settori manifatturieri italiani godono di un surplus commerciale con gli Stati Uniti e, t Gli autoveicoli e gli altri mezzi di trasporto sono uno dei settori in cui l’export italiano è più esposto della media UE al mercato USA (30,7% e 34,0%, rispettivamente). Il peso USA nell’importazione di autoveicoli in Italia è di appena 3,5%. Questo sbilanciamento tra le vendite italiane di veicoli negli USA e gli acquisti di autoveicoli italiani negli USA rende, secondo la medesima Nota di Confindustria, il settore suscettibile di essere più colpito da eventuali barriere tariffarie USA.