Prima della guerra in Ucraina la Russia forniva circa il 20% dell’uranio utilizzato nelle centrali nucleari dell’Unione europea, e l’azienda statale Rosatom controllava circa il 43% della capacità mondiale di arricchimento dell’uranio
Il prossimo 6 maggio la Commissione europea presenterà una versione rinnovata del RePowerEU, il piano per raggiungere l’indipendenza energetica con l’obiettivo di svincolarsi dal gas russo, incluso il GNL. Secondo El Periodico de la Energia, però, Bruxelles vuole anche interrompere l’acquisto di uranio arricchito dalla Russia, il principale combustibile utilizzato dalla maggior parte delle centrali nucleari europee.
IL COMBUSTIBILE NUCLEARE PER I PAESI UE
Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i Paesi Ue hanno accelerato la transizione verso fornitori alternativi nel settore del combustibile nucleare. Entro il 2024 tutti gli acquirenti di combustibile nucleare russo dell’Unione avevano già firmato contratti con fornitori alternativi e alcuni, come Bulgaria e Finlandia, hanno iniziato a caricare combustibile alternativo. Non si prevedono quindi ulteriori picchi negli acquisti di combustibile nucleare russo.
IL RUOLO DELLA RUSSIA NELLA FORNITURA DI URANIO
Prima del conflitto ucraino la Russia forniva circa il 20% dell’uranio utilizzato nelle centrali nucleari dell’Unione europea, e l’azienda statale Rosatom controllava circa il 43% della capacità mondiale di arricchimento dell’uranio. Questa dipendenza era particolarmente significativa nei Paesi dotati di reattori di progettazione sovietica, come Bulgaria, Finlandia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Nel 2024 le importazioni di uranio arricchito dalla Russia all’Ue sono diminuite significativamente. Secondo i dati Bellona, nei primi dieci mesi dell’anno sono state importate meno di 100 tonnellate, una riduzione significativa rispetto alle 250 tonnellate del 2023 e alle 430-480 tonnellate degli anni precedenti. La Francia è stata il principale importatore, con circa 30 tonnellate destinate direttamente al Paese e fino a 70 tonnellate trasformate nello stabilimento di Lingen, in Germania, di proprietà della società francese Framatome.
LE AZIENDE EUROPEE VOGLIONO AMPLIARE LA CAPACITÀ DI ARRICCHIMENTO
Per ridurre la dipendenza dall’uranio russo, aziende come la francese Orano e la britannica-olandese Urenco stanno investendo nell’ampliamento delle loro capacità di arricchimento. Orano, ad esempio, prevede di investire 1,7 miliardi di euro nell’ampliamento del suo impianto di arricchimento in Francia, con l’obiettivo di avviare la produzione nel 2028.
Inoltre, sempre secondo Bellona, entro il 2030 le importazioni di combustibile nucleare dalla Russia verso l’Unione europea si ridurranno almeno del 60% rispetto ai livelli del 2022, scendendo sotto le 100 tonnellate all’anno. Ora non resta che capire se la Commissione europea deciderà di trovare dei modi per ridurre il combustibile nucleare russo o di eliminarlo del tutto.