Le importazioni di gas russo, iniziate timidamente a metà degli anni ’70, hanno visto una crescita costante e progressiva, diventando sempre più centrali per l’economia italiana.
Dopo cinquant’anni di crescita quasi ininterrotta che l’avevano resa il pilastro della sicurezza energetica nazionale, la dipendenza dell’Italia dal gas russo è arrivata al capolinea. Nel corso del 2025, le importazioni di gas naturale dalla Russia si azzereranno quasi completamente, segnando la fine di un’era e il collasso di una relazione economica e strategica che ha definito la politica energetica del nostro Paese per mezzo secolo.
A fotografare questa svolta epocale è un grafico che mostra l’ascesa e la caduta delle importazioni di gas russo dal 1975 al 2025, basato su elaborazioni dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) su dati del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) e di Snam.
CINQUANT’ANNI DI CRESCITA FINO AL PICCO E AL CROLLO IMPROVVISO
Il grafico racconta una storia chiara e impressionante. Le importazioni di gas russo, iniziate timidamente a metà degli anni ’70, hanno visto una crescita costante e progressiva, diventando sempre più centrali per l’economia italiana.
L’Ascesa (1975-2000): A partire da volumi minimi, le importazioni superano per la prima volta i 10 miliardi di metri cubi all’anno (Gmc/a) all’inizio degli anni ’90, per poi attestarsi stabilmente sopra questa soglia e raggiungere quasi i 20 Gmc/a all’inizio del nuovo millennio.
Il Consolidamento (2000-2014): Gli anni 2000 segnano il consolidamento di questa dipendenza, con volumi che superano costantemente i 20 Gmc/a, fino a raggiungere un primo picco di oltre 25 Gmc/a prima della crisi finanziaria.
Il Picco (2014-2019): Dopo una breve flessione, le importazioni riprendono a crescere vertiginosamente, superando per la prima volta i 30 Gmc/a e toccando il massimo storico (oltre 32 Gmc/a) intorno al 2017-2018. La Russia è ormai, senza rivali, il principale fornitore di gas per l’Italia.
Il Collasso (post 2022): La vera e propria caduta libera inizia dopo il 2022. I volumi crollano drasticamente, scendendo rapidamente sotto i 15 Gmc/a e poi ancora più giù, fino alla proiezione per il 2025, che mostra un valore di poco superiore allo zero.
LA FINE DI UNA RELAZIONE STRATEGICA
Questo “impressionante” azzeramento, come viene definito nel commento di Matteo Villa dell’Ispi che accompagna il grafico, segna non solo un cambiamento radicale nelle fonti di approvvigionamento energetico dell’Italia, ma anche una profonda rottura geopolitica. Per decenni, la relazione con Mosca sul fronte del gas è stata un elemento chiave della politica estera ed economica italiana.
Oggi, l’Italia, come il resto d’Europa, ha dovuto ricalibrare completamente la sua strategia, puntando sulla diversificazione delle fonti, con un massiccio aumento delle importazioni di Gas Naturale Liquefatto (GNL) e un rafforzamento delle partnership con altri fornitori, in particolare dal Nord Africa e dal Mediterraneo. La fine di questa dipendenza storica rappresenta una delle più grandi e rapide trasformazioni del sistema energetico italiano dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.