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L’appello di AIGET alle istituzioni: “per abbassare i prezzi dell’energia servono iniziative strutturali”

Al convegno organizzato da AIGET alla Camera un momento di discussione sul tema, attualissimo, di come contrastare gli alti prezzi dell’energia nel nostro Paese. Tra iniziative già in campo, proposte e prospettive future

Scenari, proposte e iniziative per cercare di individuare le soluzioni migliori per abbassare i prezzi di gas ed elettricità. È con questo obiettivo che AIGET (Associazione Italiana di grossisti di Energia e Trader) oggi ha organizzato alla Camera dei Deputati il convegno “Prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale: scenari di mercato e impatti sui consumatori”, su iniziativa dell’onorevole Luca Squeri, segretario della Commissione Attività Produttive della Camera.

LA CRESCITA DELLA DOMANDA DI ENERGIA AL 2050

Il primo ad intervenire è stato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha parlato della crescita della domanda di energia nei prossimi anni. “Ogni giorno – ha spiegato Pichetto – parliamo di rinnovabili e qualcuno potrebbe pensare che, con i 7,5 GW dello scorso anno, abbiamo sostituito una quota di energia termoelettrica, ma non è una sostituzione, è un’integrazione. Noi il primo ragionamento che dobbiamo fare è quello di lungo periodo, che ci vedrà avere un’esplosione della domanda di energia, soprattutto di energia elettrica, passando dagli attuali 300-310 TWh a qualcosa come 600 o più nel giro di 15-20 anni. Quando, dopo ampie consultazioni, nell’ambito del PNIEC abbiamo inserito 600 TW entro il 2050 sembrava un numero molto alto. Se me lo chiedessero oggi, direi che è un numero che va letto con molta prudenza, perché il rischio è di avere una domanda molto superiore”.

“Pensiamo – ha aggiunto il ministro – che da due anni e mezzo da oggi avremo un’esplosione della domanda che abbiamo per i data center e l’intelligenza artificiale, mentre si parla poco dell’elettrificazione del sistema industriale e del sistema manifatturiero. Dobbiamo ricordarci che noi siamo la seconda manifattura d’Europa, quindi sarà un cambiamento di pelle che avrà tutta la sua rilevanza nei prossimi anni, come domanda di energia”.

IL PHASE OUT DEL CARBONE IN ITALIA

Il titolare del MASE si è detto convinto “che il gas ci accompagnerà per molti decenni perché, se c’è questa esplosione della domanda energetica, sarà un mix completo nel senso di avere certamente il geotermico, l’idroelettrico, il fotovoltaico, l’eolico, e – d’accompagnamento, ma per molti decenni – il termoelettrico, con il gas che è il meno inquinante tra le fonti fossili”.

Pichetto ha ricordato poi che l’Italia ha cessato la produzione dal carbone “per due ragioni: la prima è che così riduciamo le emissioni, la seconda è che non è conveniente. Per avere un break even rispetto al carbone il gas dovrebbe costare 67-68€/MWh. Ad ogni modo, almeno finché ci sarò io, l’atto di indirizzo per lo smantellamento delle centrali a carbone non lo firmerò, perché non c’è nessuno in grado di garantirmi che, se succedesse anche solo il minimo incidente, il carbone non servirà”.

I RAPPORTI CON L’EUROPA E LA QUESTIONE ETS

Parlando poi del tema del disaccoppiamento dei prezzi dell’energia, Pichetto ha affermato che “possiamo farlo per settori: un passo dopo l’altro. Abbiamo iniziato da una parte l’operazione energy release, dall’altra stiamo valutando qualcosa sulla media tensione. Poi dobbiamo comunque arrivare a qualcosa di un po’ più robusto a livello nazionale, perché non possiamo tenere questi prezzi, per le imprese e per ragioni di competitività, e per le famiglie per ragioni sociali”.

Secondo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, “c’è tutta una serie di azioni che possiamo portare avanti, anche di efficientemente energetico dei fabbricati etc, ma sono azioni vedono anche vederci interloquire con l’Unione europea in modo fermo. Nel termoelettrico paghiamo l’ETS col giusto principio che chi usa i fossili inquina e quindi va penalizzato. Mettiamo 12-13€ di ETS nel termoelettrico che, per il meccanismo di determinazione del prezzo finale, sull’energia elettrica diventano 25€, ma 25€ su 110-120€ fa una bella cifra, significa un peso enorme”.

SANTI (AIGET): “AMBIAMO AD UN MERCATO DELL’ENERGIA CON COMPETITIVITÀ LEALE, TRASPARENZA ED EFFICIENZA”

È intervenuto poi il presidente di AIGET, Leonardo Santi che, nel ricordare i principi fondanti dell’associazione, ha spiegato che AIGET “ambisce ad un mercato in cui tutti gli operatori possano competere ad armi pari, senza vantaggi di posizione, perché riteniamo che questa sia la situazione in cui possa essere stimolata l’innovazione, possa essere perseguita la qualità dei servizi offerti ai clienti e l’efficienza dei mercati stessi”.

“Sosteniamo tutte quelle iniziative pubbliche e quelle politiche sociali attive – ha aggiunto Santi – che siano volte a contrastare gli effetti dei prezzi elevati. È meglio se queste iniziative hanno un carattere strutturale, cioè se sono destinate a forme di efficienza energetica, autoconsumo che possano costituire un sollievo ai prezzi elevati in un periodo più duraturo, piuttosto che la logica dei bonus emergenziali che si sono resi necessari, ma che tendono ad esaurire i loro effetti poco dopo la loro erogazione”.

IL DUPLICE OBIETTIVO DELLA DECARBONIZZAZIONE E DELLA RIDUZIONE DEI PREZZI

Per Vinicio Peluffo, vicepresidente della Commissione Attività Produttive della Camera, “il mondo che abbiamo conosciuto – quello del gas russo a bassissimo prezzo – difficilmente tornerà. Allora, a maggior ragione, ridurre la dipendenza gas si lega agli obiettivi di decarbonizzazione, ma anche alla possibilità di ridurre le bollette energetiche, perché il prezzo del GNL ha una dinamica che tiene il prezzo più alto. Da questo punto di vista, quindi, i due obiettivi della decarbonizzazione e della riduzione delle bollette convergono”.

“Si tratta di un phase-out del gas che non avviene oggi o domani – ha aggiunto Peluffo -, ma in un tempo più lungo, e che deve essere organizzato e ordinato, legandolo anche alla necessità dei sostegni e degli investimenti fatti. In questo, investire sulle rinnovabili corrisponde agli obiettivi di decarbonizzazione e di riduzione dei prezzi, e significa concorrere all’obiettivo del disaccoppiamento. Servirebbe forse un’iniziativa forse maggiore a livello europeo per porre questo tema e intervenire, ma indubbiamente la strada è quella dell’utilizzo degli strumenti a disposizione, che sono inseriti in diversi provvedimenti: contratti a lungo termine, i PPA. Da questo punto di vista penso che bisognerebbe anche fare qualche passo in più: si è iniziato, ci sono altri interventi che si possono fare, ma serve maggiore determinazione”.

I RISCHI DEL DISACCOPPIARE UN PREZZO DI LUNGO PERIODO DA UNO DI BREVE PERIODO

Parlando di come disaccoppiare un prezzo di lungo periodo da uno di breve, Massimo Ricci, direttore Divisione Energia di Arera, ha spiegato che “il disaccoppiamento delle rinnovabili dal gas nel lungo periodo non si può fare, perché il gas nel lungo periodo si può quotare. Se io volessi disaccoppiare dicendo che le rinnovabili nel lungo periodo costano più o meno del gas, avrei grandi difficoltà, perché è difficile avere investimenti sul gas a 20 anni che rendano quotabile un prezzo su un periodo così lungo, perché coinvolgono elementi di carattere geopolitico che lo rendono difficile”.

“I rischi, secondo me, dipendono fondamentalmente dallo sviluppo tecnologico: cioè, io investo su una tecnologia per 20 anni e rischio che quella tecnologia dopo 3 anni possa costare la metà; ma anche rischi sul prezzo del gas. Posso immaginare che, nel lunghissimo periodo, il prezzo possa essere rivisto, perché tipicamente, in queste condizioni, un mercato sul lungo periodo fa investimenti, quindi posso aspettarmi che quel prezzo scenderà. Ragionare sul lungo periodo è quindi molto complicato e rischioso, va fatto con attenzione”, ha concluso.

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