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Russia

Sanzioni Usa, colpo mortale al petrolio russo: Cina e India bloccano gli acquisti

Mosca ammette il “duro colpo” e si affida alla flotta ombra per aggirare le restrizioni. Ma la perdita dei due maggiori clienti rischia di prosciugare le casse del Cremlino.

Un terremoto scuote il mercato petrolifero globale: le principali compagnie petrolifere statali cinesi hanno sospeso gli acquisti di greggio russo trasportato via mare. La notizia, un’esclusiva dell’agenzia Reuters, rappresenta un colpo durissimo per le finanze di Mosca e arriva come diretta conseguenza delle nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti. La mossa si allinea a quella delle raffinerie in India, il maggiore acquirente di petrolio russo, che si apprestano a ridurre drasticamente le importazioni. La perdita simultanea dei due più grandi clienti rischia di prosciugare le entrate del Cremlino e di consegnare a Mosca una sfida logistica ed economica senza precedenti.

LA STRETTA DI WASHINGTON: LE SANZIONI CHE HANNO CAMBIATO IL GIOCO

Alla base di questa drastica reazione dei mercati c’è la decisione dell’amministrazione Trump di sanzionare Rosneft e Lukoil, i due giganti energetici che da soli rappresentano circa la metà della produzione petrolifera russa. La mossa di Washington, come riporta Reuters, segna un brusco cambio di rotta, dettato dalla crescente frustrazione per la “mancanza di serio impegno” di Mosca verso un processo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina. L’obiettivo dichiarato è limitare la capacità della Russia di finanziare un conflitto giunto ormai al suo quarto anno.

LA REAZIONE DEL CREMLINO: “PERDITE INEVITABILI”, PRONTA LA FLOTTA OMBRA

Di fronte a questa duplice minaccia, il Cremlino si prepara a un “duro colpo” al bilancio, con perdite definite “inevitabili”. La Russia, secondo un funzionario citato da Bloomberg, schiererà la sua rete di trader e la famigerata “flotta ombra” di petroliere per tentare di limitare l’impatto finanziario, in una nuova fase del gioco del “gatto col topo” per aggirare le restrizioni. Mosca ha ora un mese di tempo per riorganizzare i suoi flussi commerciali prima che le sanzioni entrino pienamente in vigore, sperando forse in un ripensamento di Trump legato all’andamento dei negoziati.

UN BUCO NEI CONTI: IL PREZZO DELLA GUERRA AUMENTA

Le conseguenze economiche per la Russia potrebbero essere devastanti. La sola ritirata dell’India, che acquista circa 1,9 milioni di barili al giorno, priverebbe Mosca di quasi un quarto delle sue esportazioni via mare. Secondo le stime riportate da Bloomberg, anche un calo limitato delle esportazioni di Rosneft e Lukoil, combinato con un aumento degli sconti necessari per trovare nuovi acquirenti, potrebbe costare al bilancio russo fino a 1,5 miliardi di dollari al mese, in un momento in cui le entrate da petrolio e gas sono già crollate del 21% nei primi nove mesi dell’anno.

LE POSSIBILI CONTROMOSSE DI MOSCA: DALLE TERRE RARE ALL’URANIO

Oltre alla flotta ombra, la Russia sta valutando diverse opzioni per rispondere alla stretta occidentale. Secondo un’analisi di Reuters, Mosca potrebbe considerare di tagliare le esportazioni di altre materie prime strategiche, come l’uranio arricchito o il palladio. Un’altra opzione sul tavolo sarebbe quella di rafforzare la cooperazione con la Cina nel settore delle terre rare, vanificando gli sforzi degli Stati Uniti per contrastare il predominio di Pechino. Mosca mantiene inoltre una leva importante sul Caspian Pipeline Consortium, che trasporta il greggio kazako utilizzato anche da major statunitensi.

L’ECCEZIONE TEDESCA: BERLINO TRANQUILLIZZA SULLE RAFFINERIE

In questo quadro di alta tensione, arriva una nota di parziale distensione dalla Germania. Il Ministero dell’Economia di Berlino, come riporta Reuters, ha dichiarato di presumere che le sanzioni statunitensi non siano destinate a colpire le filiali tedesche di Rosneft, attualmente poste sotto amministrazione fiduciaria dal governo tedesco. Una precisazione che mira a proteggere l’operatività di raffinerie strategiche come quella di Schwedt.

TRA SFIDA UFFICIALE E REALTÀ DEI MERCATI: IL FUTURO INCERTO DI MOSCA

Nonostante la gravità della situazione, la linea ufficiale del Cremlino è di ostentata sicurezza. “Il nostro Paese ha sviluppato una forte immunità alle restrizioni occidentali”, ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova. Ma dietro la facciata sprezzante, la realtà dei mercati racconta una storia diversa: lo stop quasi simultaneo dei suoi due maggiori clienti pone la Russia di fronte a una delle sfide economiche più difficili dall’inizio della guerra, con un futuro che ora dipende quasi interamente dalla sua capacità di trovare nuove rotte e nuovi acquirenti disposti a sfidare le sanzioni americane.

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