É un paradosso quello che sta vivendo il settore dell’acciaio: è corsa agli investimenti per gli impianti a forno elettrico ma i sindacati dell’Ex Ilva e Piombino chiedono più certezze
Tutti vogliono investire nelle acciaierie con forni elettrici ma nessuno offre sufficienti certezze ai lavoratori. Il tavolo con l’esecutivo per le acciaierie di Taranto è slittato all’11 novembre. A Piombino gli stessi sindacati temono il disimpegno del gruppo indiano Jsw e puntano il dito sulla mancata presentazione del piano industriale e sugli «impegni disattesi da Jsw fin dal 2018».
IL MAXI INVESTIMENTO SULL’ELETTRICO
C’è il maxi-investimento di Metinvest a Piombino e anche i piani di rilancio dell’ex Ilva. In più il recente annuncio di Danieli, pronto a mettere nel piatto 350 milioni di euro in nuova capacità produttiva per la controllata Abs. Il piano per l’acciaieria di Taranto, presentato lo scorso 14 luglio al Mimit, prevede una produzione di 8 milioni di tonnellate con 4 forni elettrici, di cui 3 a Taranto e uno a Genova. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, l’acciaio italiano si scopre terra feconda per nuove iniziative industriali ma vive una situazione paradossale vista la situazione a Taranto. Il maxi-investimento da 2,5 miliardi, realizzati da Metinvest Adria (una jv tra Metinvest e Danieli) invece prevede la costruzione di una nuova acciaieria a forno elettrico con una capacità fusoria di circa 3 milioni di tonnellate. Un impianto che avrà bisogno di grandi quantitativi di rottame per funzionare e il presidente di Federacciai Antonio Gozzi non nasconde la preoccupazione: «Immaginare nuovi forni senza fare i conti con lo shortage di rottame e di energia è incomprensibile».
IL FUTURO INCERTO DI PIOMBINO
Anche la siderurgia di Piombino non ha certezze e oscilla tra due fuochi. Da una parte, i sindacati sono scettici sulle reali intenzioni di investimento del gruppo indiano Jsw, proprietario dell’acciaieria ex-Lucchini che conta 1.300 addetti. Dall’altra, ci sono le rassicurazioni della stessa Jsw. Marco Carrai, presidente di Jsw Steel Italy al Sole 24 Ore ribadisce: «Entro la metà del mese di novembre sarà firmato l’accordo di programma col Governo» e partirà il piano industriale. Come riporta lo stesso Sole 24 Ore, i sindacati hanno puntato il dito proprio sugli «impegni disattesi da Jsw fin dal 2018» e sul rischio che salti l’intero progetto di rilancio di Piombino. Il progetto comprende l’ammodernamento del laminatoio ferroviario Jsw – costo stimato 143 milioni, durata prevista 18 mesi, obiettivo passare da 320.000 a 600.000 tonnellate di rotaie prodotte all’anno aumentandone la lunghezza da 108 a 120 metri – e la costruzione di una nuova acciaieria da 2,5 miliardi di euro da parte della joint stretta dagli ucraini di Metinvest con Danieli, in una parte delle aree siderurgiche cedute da Jsw. «Chiediamo al Governo di vigilare perchè ci risulta l’interesse di altri gruppi sul treno rotaie: non vorremmo arrivare a rimettere tutto in discussione» ammonisce Lorenzo Fusco, segretario Uilm Piombino-Livorno.
I LAVORATORI DELL’EX ILVA A PALAZZO CHIGI
La situazione dell’ex Ilva continua a preoccupare i sindacati. Ieri i metalmeccanici, Fiom, Fim e Uilm si sono riuniti davanti alla Galleria Sordi di Roma per manifestare contro l’incapacità del governo di delineare un futuro certo per la più importante fabbrica siderurgica del Paese. Come riporta Repubblica Fernando Uliano, il segretario della Fim-Cisl, sostiene che in Italia «si sta profilando un delitto industriale» soprattutto dopo che la legge di bilancio cancella i 280 milioni già stanziati in passato per la transizione ecologica degli impianti di Taranto. Nel frattempo, ieri una delegazione sindacale è stata ricevuta a Palazzo Chigi da Stefano Caldoro, consigliere della premier Giorgia Meloni. I rappresentanti dei lavoratori hanno ribadito che l’ex Ilva, nelle attuali condizioni, non è appetibile per investitori privati, ma va rilanciata: «Serve, dunque, una soluzione pubblica».


