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I giudici USA bocciano i dazi di Trump, ma l’Europa non può ancora gioire

I funzionari e gli osservatori oltreoceano sanno benissimo che, se la Corte Suprema USA dovesse annullare i dazi, nei casi presentati da una dozzina di Stati a guida democratica e da due gruppi di aziende private, Trump troverà un modo per sostituirli

L’Europa non può ancora esultare, nonostante i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti abbiano sollevato dubbi sul futuro dei dazi di Donald Trump. Mercoledì scorso, in un’udienza molto attesa, alcuni giudici – sia conservatori che progressisti – hanno messo duramente in discussione l’uso da parte del presidente degli Stati Uniti dei poteri di emergenza per imporre dazi al resto del mondo, inclusa l’Unione europea.

Eppure, funzionari e osservatori oltreoceano sanno benissimo che, se la Corte dovesse annullare i dazi, nei casi presentati da una dozzina di Stati a guida democratica e da due gruppi di aziende private, Trump troverà un modo per sostituirli.

“L’autorità del presidente non è limitata”, ha dichiarato a Politico il parlamentare tedesco Bernd Lange, presidente della Commissione per il Commercio Internazionale del Parlamento europeo. “Si cercheranno nuove basi giuridiche, il che comporterà ancora una volta uno sforzo significativamente maggiore, e forse ulteriori incertezze per alcuni gruppi di prodotti”.

LA LEGITTIMITA’ DEI DAZI DI DONALD TRUMP

Trump ha imposto i suoi dazi – tra cui una tariffa base del 15% ai 27 Paesi Ue – ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act, una legge sanzionatoria del 1977 che autorizza il presidente a “regolamentare” le importazioni, ma non autorizza specificamente i dazi. Una questione chiave ora è se Trump ad aprile, imponendo i suoi dazi per il “Giorno della Liberazione”, si sia arrogato un potere costituzionalmente vincolato al Congresso. Durante l’udienza, il presidente della Corte Suprema John Roberts ha chiesto perché Trump ritenesse di avere l’autorità di imporre dazi in base ad una legge che non è mai stata utilizzata a tale scopo.

I dazi sono una forma di tassazione, e “questo è sempre stato il potere fondamentale del Congresso”, ha affermato Roberts. “Quindi, far sì che il potere di politica estera del presidente prevalga su quel potere fondamentale del Congresso mi sembra in un certo senso neutralizzare i due poteri, quello esecutivo e quello legislativo”.

LA POSIZIONE DEI GIUDICI STATUNITENSI

Il tono scettico adottato dai giudici di entrambi gli schieramenti politici statunitensi ha portato alcuni osservatori a prevedere una sentenza a maggioranza dei 9 giudici per annullare i dazi. Affinché ciò accada, alcuni o tutti i giudici conservatori nominati da Trump – Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett – dovrebbero votare contro di loro.

“Non solo i giudici progressisti della Corte, ma anche giudici conservatori chiave come il giudice Roberts, Coney Barrett, Gorsuch e Kavanaugh hanno avanzato una linea di interrogativi profondamente scettica”, ha affermato l’analista commerciale David Kleimann di ODI Global, un think tank che fornisce consulenza su questioni di sviluppo internazionale. L’udienza, ha aggiunto Kleimann, “farà certamente sorgere la speranza tra gli stakeholder internazionali che la Corte annulli i provvedimenti tariffari, il che, tuttavia, resterà una questione di vedere prima, e poi credere”.

GLI EFFETTI DI UN EVENTUALE ANNULLAMENTO DEI DAZI

Anche se la Corte Suprema annullasse i dazi, l’Unione europea non sarebbe fuori pericolo. I dazi settoriali imposti da Trump su prodotti farmaceutici, automobili e acciaio tramite altre vie legali non sono oggetto del caso dinanzi alla Corte Suprema. E sono proprio queste misure a infliggere il maggior danno agli esportatori europei.

Proprio per questo l’ex Commissario europeo per il Commercio, Pascal Lamy, ha avvertito i suoi connazionali di “non gioire troppo in fretta: se Trump perde questa causa, ricorrerà ad altri motivi legali, anche se più complicati”, ha detto riferendosi ai dazi settoriali.

“Sarebbe fantastico se fossero annullati e avessero difficoltà a ripristinare gli ultimi dazi, ma non ci contiamo”, ha concordato un diplomatico commerciale dell’Unione europea, che ha chiesto l’anonimato.

I DAZI COME RISPOSTA ALL’”EMERGENZA” IN ATTO NEGLI USA

Una delle argomentazioni avanzate dall’amministrazione Trump – incluso l’avvocato del governo, Dean John Sauer – è che i dazi sono necessari perché i deficit commerciali degli Stati Uniti con molti dei suoi partner commerciali rappresentano, di fatto, una vera e propria emergenza. Secondo Sauer i deficit commerciali che i dazi mirano a risolvere sono “un problema globale”. I Paesi colpiti dai dazi “non hanno contestato che il presidente abbia correttamente identificato che praticamente tutti i principali partner commerciali subiscono da tempo questo trattamento asimmetrico e ingiusto nei confronti dei nostri scambi commerciali”.

Nel caso dell’Europa, questo è vero: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nel firmare l’accordo commerciale dell’Unione europea con Trump, ha ammesso che in realtà si trattava di “un riequilibrio: potete chiamarla equità o riequilibrio. Noi abbiamo un surplus e gli Stati Uniti hanno un deficit, dobbiamo riequilibrarlo”.

Accettando la versione di Trump, von der Leyen ha regalato una vittoria al suo team, consentendo al rappresentante per il Commercio Jamieson Greer di vantarsi di una nuova era commerciale, soprannominata “sistema Turnberry”, dal nome del campo da golf scozzese dove Trump e von der Leyen a luglio si sono stretti la mano per l’accordo.

L’ACCORDO DI TURNBERRY

Per l’Ue la questione ora è quanto siano solide le fondamenta costruite con l’accordo di Turnberry, che il mese successivo è stato inserito in una dichiarazione congiunta essenziale. I funzionari Ue affermano che il limite tariffario del 15% sulla maggior parte delle esportazioni dovrebbe essere mantenuto anche se la Corte Suprema dovesse rigettare i dazi di Trump. Una decisione è prevista entro la fine dell’anno, ma potrebbe arrivare molto prima.

La Commissione europea non ha commentato i procedimenti legali in un altro Paese per motivi politici. “Posso però affermare che l’attenzione della Commissione è rivolta all’attuazione degli impegni enunciati nella dichiarazione congiunta UE-USA”, ha dichiarato ieri il vice portavoce Olof Gill.

Tuttavia, in definitiva, la decisione della Corte potrebbe avere ripercussioni sulla legge volta ad attuare la parte dell’accordo tra Bruxelles e Washington.

LE CRITICHE DEGLI EUROPARLAMENTARI

Il Parlamento europeo – che deve approvare la legge di attuazione – ha assunto una posizione critica nei confronti dell’accordo con gli Stati Uniti. Molti europarlamentari criticano l’esecutivo Ue per aver accettato un accordo unilaterale e umiliante, accettando di abolire tutti i dazi sui prodotti industriali statunitensi.

Un verdetto della Corte Suprema che annulli i dazi statunitensi potrebbe ingrossare la schiera dei parlamentari determinati a bocciare la procedura.

“Sarebbe molto improbabile che il Parlamento europeo continuasse il suo lavoro per ridurre i dazi Ue sui prodotti statunitensi, nel caso in cui la Corte dichiarasse illegali i dazi statunitensi. Sarebbe assurdo”, ha affermato Brando Benifei, socialista spagnolo che presiede l’organismo parlamentare responsabile del rafforzamento dei legami con gli Stati Uniti.

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