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Sudamerica

Perché il Sudamerica fino al 2030 sarà una regione chiave nell’offerta petrolifera non OPEC+

Secondo Rystad Energy, l’offerta non-OPEC+ sarà fondamentale per bilanciare il mercato, con il Sudamerica che svolgerà un ruolo centrale, fornendo barili a costi competitivi e anche a prezzi bassi, compensando la crescita più lenta dello scisto statunitense

La produzione petrolifera offshore di Brasile, Guyana e Suriname, così come quella dello scisto argentino di Vaca Muerta, è ben posizionata per fornire barili a costi competitivi fino al 2030. Si prevede che la domanda globale di petrolio resterà solida per tutto il decennio 2030, mettendo sotto pressione gli asset attualmente in produzione per tenere il passo.

LA RICERCA DI RYSTAD ENERGY SULLA DOMANDA DI PETROLIO

Una ricerca di Rystad Energy prevede che la domanda globale di petrolio liquido raggiungerà il picco all’inizio del decennio 2030, attestandosi intorno ai 107 milioni di barili al giorno, mantenendosi al di sopra dei 100 milioni di b/g fino al decennio 2040, prima di scendere gradualmente a circa 75 milioni di b/g entro il 2050.

L’offerta non-OPEC+ sarà fondamentale per bilanciare il mercato, con il Sudamerica che svolgerà un ruolo centrale, fornendo barili a costi competitivi e anche a prezzi bassi, compensando la crescita più lenta dello scisto statunitense.

BANSAL (RYSTAD): “IL SUDAMERICA POTRÀ OFFRIRE PETROLIO A PREZZI COMPETITIVI”

“Si prevede che i pozzi odierni – ha affermato Radhika Bansal, vicepresidente Ricerca Upstream di Rystad Energy – produrranno meno della metà della loro produzione attuale entro il 2030, il che sottolinea la necessità di investimenti continui sia nei giacimenti nuovi che in quelli esistenti. Sebbene sia possibile immettere volumi aggiuntivi, i giacimenti non sviluppati e scoperti rimarranno importanti fonti di approvvigionamento fino alla metà degli anni 2030. Sebbene il mercato possa sperimentare un breve periodo di eccesso di offerta, i rischi di superficie potrebbero innescare ritardi nelle tempistiche dei progetti”.

Secondo Bansal, il Sudamerica “è ben posizionato per offrire barili competitivi al mercato globale grazie al successo dei progetti in acque profonde. Guardando al futuro, sono necessari investimenti continui e una maggiore attenzione all’espansione in acque profonde, poiché dopo la metà degli anni 2030 il divario di offerta potrebbe aumentare”.

ENTRO IL 2030 IL 60% DEL PETROLIO CONVENZIONALE PROVERRÀ DA PRODUTTORI NON OPEC+

Si prevede che circa il 60% dei volumi di petrolio convenzionale in fase di sviluppo e scoperto, pari a circa 5,9 milioni di barili al giorno, provenga da produttori non-OPEC+ entro il 2030. Il Sudamerica guiderà la crescita dell’offerta quest’anno, aggiungendo oltre 560.000 barili al giorno di greggio e condensato, seguito dal Nord America con circa 480.000 barili al giorno.

Entro il 2026 le aggiunte dell’America Latina dovrebbero superare i 750.000 barili al giorno, mantenendo la regione tra le poche con aggiunte superiori a 500.000 barili al giorno, insieme al Medio Oriente (al di fuori dell’OPEC+), che guida la crescita non-OPEC+.

L’IMPORTANZA DEI GIACIMENTI OFFSHORE

I giacimenti petroliferi offshore entrati in funzione dal 2020 e quelli che dovrebbero entrare in funzione entro il 2030 rappresenteranno oltre il 65% della produzione convenzionale del Sudamerica. Questa crescita è supportata dal crescente utilizzo di navi galleggianti di produzione, stoccaggio e scarico (FPSO), trainato principalmente dagli sviluppi in Brasile e Guyana.

In Guyana, ExxonMobil ha portato avanti numerose scoperte, con 4 FPSO già in produzione, a dimostrazione dell’efficace esecuzione dei progetti. Tuttavia, il ritmo delle nuove scoperte ha subito un rallentamento, con circa 420 milioni di barili di liquidi scoperti nell’ultimo anno, il livello più basso dal 2017, a dimostrazione della continua necessità di esplorazione.

Le proiezioni di base di Rystad Energy prevedono che la domanda di petrolio entro la metà degli anni ’30 supererà l’offerta attuale, amplificando la necessità di rinnovare l’esplorazione e di potenziare il recupero; un’area in cui il Sudamerica potrebbe svolgere un ruolo chiave.

GLI INVESTIMENTI NELLA REGIONE

Nel 2024 gli investimenti upstream totali nei giacimenti petroliferi sudamericani hanno raggiunto oltre 46 miliardi di dollari, il livello più alto dal 2015. Quest’anno si prevede che gli investimenti cresceranno del 10%, per poi diminuire leggermente negli anni successivi, mantenendosi vicino ai 50 miliardi di dollari per tutto il prossimo decennio.

Gli investimenti greenfield saranno guidati dagli asset ancora da produrre di Brasile e Guyana. I giacimenti già produttivi in ​​Argentina, Brasile e Colombia guideranno la spesa per i brownfield.

IL SETTORE UPSTREAM

Il settore upstream del Sudamerica occupa un ruolo fondamentale nel panorama energetico globale, avendo contribuito in modo sostanziale alla produzione convenzionale e alle nuove scoperte nell’ultimo decennio. La regione è stata un motore costante delle esportazioni nette di petrolio e si prevede che rimarrà cruciale negli anni a venire, con Argentina, Guyana, Suriname e Venezuela in testa.

Anche Brasile, Colombia ed Ecuador dovrebbero mantenere dei contributi significativi alle esportazioni almeno fino alla metà degli anni ’30. Con adeguati investimenti nell’esplorazione, resta un notevole potenziale di crescita, poiché le nuove scoperte potrebbero sbloccare volumi futuri e migliorare le risorse recuperabili dai giacimenti esistenti.

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