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Fusione nucleare, studio Gauss Fusion: 196 siti idonei in Italia su 900 mappati in Europa

L’analisi condotta con l’Università di Monaco individua l’asse del Po e Cremona come hub strategici per la prima generazione di centrali. Selezione finale del sito prevista entro la fine del 2027.

L’Italia si candida a ospitare la prima generazione di centrali a fusione su scala commerciale in Europa, forte di 196 siti potenzialmente idonei su un totale di 900 individuati nel continente. È quanto emerge da un ampio studio commissionato da Gauss Fusion, azienda greentech europea, e condotto in collaborazione con la Technical University of Munich (TUM). La ricerca, che segna un passaggio cruciale dalla fase teorica a quella implementativa nella roadmap aziendale, ha analizzato il territorio di nove Paesi per identificare le aree geologiche e infrastrutturali adatte ad accogliere i futuri impianti, necessari per garantire l’indipendenza energetica e il primato tecnologico del continente.

LO STUDIO CON LA TUM E IL PASSAGGIO ALLA REALTÀ INDUSTRIALE

La pubblicazione della mappatura segue di un mese l’annuncio del Conceptual Design Report (CDR), documento consegnato alla Cancelleria tedesca lo scorso ottobre, e consolida la strategia di Gauss Fusion volta a trasformare la fusione nucleare da mero campo di ricerca accademica a concreta realtà industriale. Il lavoro svolto nell’ultimo anno insieme all’ateneo di Monaco ha permesso di censire 150 cluster industriali distribuiti tra Italia, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Danimarca, Paesi Bassi, Austria e Repubblica Ceca. L’obiettivo è individuare location, prevalentemente in aree industriali o urbane ad alta intensità energetica, che possano ospitare la tecnologia necessaria per la produzione di energia pulita.

METODOLOGIA DI SELEZIONE: SICUREZZA, RETI E RICONVERSIONE

L’identificazione dei siti si è basata su criteri di valutazione uniformi ed estremamente rigorosi, fondamentali per assicurare sicurezza, efficienza e sostenibilità a lungo termine. I parametri analizzati comprendono le condizioni geologiche, sismologiche e meteorologiche di ciascuna area, ma anche fattori tecnici e logistici cruciali come la connessione alle reti elettriche esistenti, l’accesso a sistemi di raffreddamento e recupero del calore. Un peso rilevante è stato attribuito alla possibilità di riconvertire infrastrutture energetiche già operative, minimizzando così l’impatto di nuove costruzioni e ottimizzando le risorse.

FOCUS SULLA PENISOLA: DALL’ASSE DEL PO AI CLUSTER COSTIERI DEL SUD

All’interno del panorama continentale, l’Italia emerge come uno dei territori più promettenti grazie alla presenza di 22 cluster specifici. La concentrazione maggiore si rileva nel Nord del Paese, dove sono state individuate 7 regioni hub lungo l’asse del fiume Po, in un corridoio strategico compreso tra Milano, Cremona e Venezia. Questa fascia territoriale combina un’alta densità industriale con un’adeguata capacità di rete. In particolare, l’area di Cremona spicca per la sua vicinanza a importanti stazioni elettriche ad alta tensione, rendendola particolarmente favorevole. Parallelamente, lo studio ha mappato 15 cluster di dimensioni più contenute nel Sud Italia, situati prevalentemente lungo le coste, offrendo opzioni per un riequilibrio territoriale e la valorizzazione delle infrastrutture meridionali.

INTEGRAZIONE NELLE FILIERE ESISTENTI E SOVRANITÀ ENERGETICA

Secondo la visione del management, la chiave per il successo della fusione risiede nell’integrazione con il tessuto economico esistente. Milena Roveda, CEO di Gauss Fusion, ha sottolineato come i futuri impianti non dovranno essere cattedrali nel deserto, ma infrastrutture connesse ai territori e alle filiere produttive. Lo studio conferma che l’Europa, e specificamente l’Italia con i suoi distretti ad alta intensità, possiede già i requisiti per accelerare l’adozione di questa tecnologia su scala industriale, compiendo un passo avanti verso un modello energetico sovrano, sicuro e competitivo.

FRAMEWORK OPERATIVO E SELEZIONE DEFINITIVA AL 2027

Dal punto di vista tecnico, l’analisi fornisce all’azienda uno strumento operativo immediato. Frédérick Bordry, CTO di Gauss Fusion, ha evidenziato come la disponibilità di una metodologia solida e di un database geospaziale permetta ora di valutare in modo sistematico e trasparente le proposte di partner e governi. Questo framework basato su evidenze scientifiche trasforma il percorso europeo verso la fusione in un processo concreto. I risultati della mappatura saranno oggetto di discussione con le autorità regolatorie, i partner industriali e i governi coinvolti, con l’obiettivo di giungere alla selezione finale del sito per la prima centrale entro la fine del 2027.

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