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Sardegna

Aree idonee, scontro totale: la Sardegna impugna il decreto davanti alla Consulta

La Governatrice Todde annuncia il ricorso contro il provvedimento del Governo: “Lesa l’autonomia regionale e violato lo Statuto sulle servitù militari. Fermeremo la speculazione”.

La Regione Sardegna apre ufficialmente un nuovo fronte di conflitto istituzionale con il Governo centrale sulla gestione della transizione energetica. La Governatrice Alessandra Todde ha annunciato, attraverso i canali social, l’intenzione di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il recente decreto nazionale che disciplina le aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Secondo la Presidente, il provvedimento rappresenta un atto di centralismo che «cancella la competenza delle regioni» in materia di pianificazione territoriale, umiliando le prerogative garantite dallo Statuto speciale dell’isola. L’obiettivo dichiarato è bloccare quella che viene definita una «speculazione evidente», orchestrata da Roma a discapito delle comunità locali.

L’ACCUSA DI CENTRALISMO E LA GESTIONE DEL TERRITORIO

Nel duro affondo politico, Todde contesta l’impianto normativo del cosiddetto “Decreto Meloni”, accusandolo di aver sovvertito l’approccio precedente che riconosceva alle Regioni un ruolo attivo nella pianificazione. La Governatrice sostiene che il Governo ha avocato a sé il potere decisionale, negando ai territori la possibilità di gestire il proprio sviluppo. La risposta della Giunta regionale sarà dunque legale e istituzionale: l’utilizzo di ogni strumento costituzionale disponibile per difendere l’autonomia sarda e opporsi a un decreto ritenuto lesivo delle competenze locali.

IL NODO DELLE SERVITÙ MILITARI E I SITI UNESCO

Le critiche entrano nel merito di specifiche disposizioni tecniche contenute nel decreto. Todde evidenzia come “assurda” la possibilità di installare pannelli fotovoltaici a soli 500 metri dalle aree UNESCO o impianti eolici all’interno dei porti. Tuttavia, il punto di frizione più critico riguarda le servitù militari, che vedono il 65% del totale nazionale concentrato proprio in Sardegna. Il decreto prevederebbe l’uso delle aree non più utilizzate dalle Forze Armate per lo sviluppo di rinnovabili. Una mossa che, secondo la Governatrice, viola l’articolo 14 dello Statuto sardo, norma di rango costituzionale che impone la restituzione alla Regione dei beni demaniali non più in uso dallo Stato.

LA DIFESA DELLA LEGGE REGIONALE E IL PERCORSO PARTECIPATO

Respingendo le ipotesi di un vuoto normativo che avrebbe potuto giustificare un commissariamento, Todde ha rivendicato il lavoro svolto dalla sua amministrazione negli ultimi 18 mesi, a partire dalla moratoria fino all’approvazione della legge regionale sulle aree idonee (la “Legge 20”). La Presidente ha sottolineato la natura partecipata del provvedimento regionale, frutto di un processo di condivisione con sindaci, associazioni, comitati e cittadini. L’azione dell’avvocatura regionale contro le autorizzazioni ritenute inique prosegue dunque parallelamente alla difesa della pianificazione locale, in una strategia volta alla tutela del territorio.

 

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