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Audizione Senato Transizione 5.0 aree idonee

Transizione 5.0 e aree idonee, audizione al Senato: imprese in allarme per burocrazia e fondi

Confindustria, Elettricità Futura e le associazioni chiedono certezze normative e risorse aggiuntive. Critiche al decreto aree idonee: “Rischio blocco progetti e aumento costi energia”.

La partita della transizione energetica e digitale italiana si gioca sul filo del rasoio tra opportunità di investimento e rischi burocratici. È questo il quadro emerso dalle audizioni in Commissione Ambiente del Senato sul decreto legge 175/2025 (Transizione 5.0 e aree idonee), dove i rappresentanti del mondo produttivo e associativo hanno lanciato un appello unanime: servono regole stabili e risorse certe.

LA VOCE DELLE IMPRESE: BOOM DI RICHIESTE MA INCERTEZZE SUI FONDI

Marco Nocivelli, vicepresidente di Confindustria, ha sottolineato il successo della fase di prenotazione dei crediti d’imposta Transizione 5.0, con oltre 20.000 imprese coinvolte e richieste per 4,7 miliardi di euro. Un risultato positivo, offuscato però dalle criticità gestionali e dal timore che lo stanziamento aggiuntivo di 250 milioni per il 2025 non sia sufficiente. “È fondamentale che tutte le pratiche avviate siano finanziate”, ha ribadito Nocivelli, evidenziando anche la necessità di coprire chi opterà per il rientro nel regime 4.0, il cui plafond è esaurito. Sulla stessa linea Massimo Marengo di Confapi, che ha avvertito del rischio di uno “shock di liquidità” per le PMI esposte finanziariamente, chiedendo il mantenimento del credito d’imposta come strumento privilegiato rispetto al superammortamento.

AREE IDONEE: IL NODO DEI VINCOLI E IL COSTO DELL’ENERGIA

Il dibattito si è acceso sul tema delle aree idonee per le rinnovabili. Giuseppe Argirò di Elettricità Futura ha lanciato l’allarme: i nuovi vincoli rischiano di rendere intere regioni, come l’Umbria, sostanzialmente inidonee all’installazione di impianti, aggravando i costi energetici già tripli rispetto a USA e Cina. Anche il Coordinamento FREE, per voce di Attilio Piattelli, ha denunciato l’instabilità normativa e la riduzione della “solar belt”, chiedendo al Governo di chiarire se la priorità sia davvero abbassare il prezzo dell’energia. La preoccupazione è condivisa da Michelangelo Lafronza di Anie, che ha evidenziato la mancanza di un regime transitorio per i progetti già avviati, una lacuna che lede il principio del legittimo affidamento e danneggia la reputazione del Paese.

EOLICO OFFSHORE E FOTOVOLTAICO: RICHIESTE DI CHIARIMENTO

Specifiche istanze sono arrivate dai settori dell’eolico e del fotovoltaico. Fulvio Mamone Capria (AERO) ha paventato una “valanga di ricorsi” in assenza di norme transitorie chiare per l’eolico offshore, settore dal potenziale enorme per il Mezzogiorno. Luciano Barra di Italia Solare ha puntato il dito contro la “smania del PNRR” che produce riforme affrettate, chiedendo di ampliare le aree idonee prima che intervenga la Corte Costituzionale. Paolo Taglioli di Assoidroelettrica ha invece difeso il modello di produzione vicino al consumo, criticando i tagli alle aree idonee prossime agli insediamenti produttivi.

IL FRONTE DELLE REGIONI E LA CONFUSIONE PROCEDURALE

Non sono mancate le voci critiche dalle istituzioni locali. Emanuele Cani, assessore della Regione Sardegna, ha contestato l’approccio centralista del decreto, che sottrarrebbe alle Regioni la competenza sulla pianificazione territoriale, ignorando le specificità geografiche e statutarie. Sul fronte procedurale, Maria Rita Sofi di CNA ha denunciato la confusione generata dal cambio di regole in corsa e dalla riduzione delle risorse, che ha minato la fiducia tra imprese e istituzioni, pur riconoscendo i passi avanti fatti con le semplificazioni della scorsa Legge di Bilancio.

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