Dal 1° gennaio 2026 gasolio più caro e benzina in calo per tagliare i sussidi dannosi. Nel testo della Commissione spazio a decarbonizzazione dell’acciaio e aiuti agli energivori.
È un pacchetto energia articolato e incisivo quello che emerge dal testo del disegno di legge di Bilancio per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale 2026-2028, proposto dalla 5ª Commissione permanente (Programmazione economica, bilancio) del Senato. Il documento traccia una linea netta sulla politica fiscale e industriale dei prossimi anni, intervenendo direttamente sul costo dei carburanti alla pompa e ridisegnando gli incentivi per la decarbonizzazione industriale. Le misure, che spaziano dalla revisione delle accise fino al sostegno per la filiera del biometano e dell’acciaio verde, rispondono alla necessità di allineare il sistema produttivo italiano agli obiettivi climatici europei, garantendo al contempo la sostenibilità economica delle imprese energivore. Il testo è atteso in Aula del Senato tra oggi e domani per poi passare alla Camera dopo Natale per l’approvazione definitiva entro il 30 dicembre.
LA RIMODULAZIONE DELLE ACCISE SUI CARBURANTI
Uno dei passaggi più delicati del testo riguarda la revisione della tassazione sui carburanti, inserita nell’ottica del superamento dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD). A decorrere dal 1° gennaio 2026, viene stabilita una riduzione dell’accisa sulla benzina pari a 4,05 centesimi di euro per litro e un contestuale aumento, della medesima misura, dell’accisa applicata al gasolio impiegato come carburante. L’operazione mira a un riallineamento fiscale che porta le aliquote a un valore identico: 672,90 euro per mille litri sia per la benzina che per il gasolio. Una mossa che impatterà direttamente sui costi di trasporto e sulla logistica, modificando gli equilibri di prezzo alla pompa per milioni di automobilisti e autotrasportatori.
TRANSIZIONE 5.0 E SUPERAMMORTAMENTO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
Sul fronte degli investimenti industriali, il provvedimento introduce significativi incentivi fiscali per le imprese che puntano sull’efficienza. Viene prevista una maggiorazione del costo di acquisizione dei beni strumentali, valida per gli investimenti effettuati nel 2026 (o entro giugno 2027 con ordine accettato e acconto del 20%), legata specificamente alla riduzione dei consumi energetici. Le aliquote sono strutturate per premiare i risultati più ambiziosi: per investimenti che garantiscono un risparmio energetico della struttura produttiva non inferiore al 3 per cento (o del 5 per cento per i processi interessati), la maggiorazione del costo ammortizzabile arriva al 220 per cento per investimenti fino a 2,5 milioni di euro. L’agevolazione decresce progressivamente per importi superiori, fino a coprire investimenti di 20 milioni di euro. Sono inclusi nel perimetro agevolabile anche i beni strumentali finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo, compresi gli impianti di stoccaggio e i moduli fotovoltaici.
SOSTEGNO AGLI ENERGIVORI E DECARBONIZZAZIONE DELL’ACCIAIO
Particolare attenzione viene riservata ai settori hard-to-abate. Per le imprese a forte consumo di energia elettrica e gas naturale, viene riconosciuto un credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi, con un limite di spesa fissato a 10 milioni di euro per l’anno 2026. Parallelamente, viene introdotta una misura specifica per favorire la decarbonizzazione della siderurgia e ridurre l’importazione di semilavorati in acciaio inossidabile ad alta impronta di carbonio. È previsto un contributo per i produttori che utilizzano forni elettrici e rottami (per una quota superiore al 90 per cento), a condizione che l’intensità energetica del processo rimanga al di sotto di specifiche soglie (3,68 GJ per tonnellata nel 2026). Questa misura, dotata di 35 milioni di euro annui dal 2026 al 2028, mira a proteggere la filiera nazionale dalla concorrenza asiatica basata su processi più inquinanti.
NUOVE REGOLE PER IL BIOMETANO E LE RETI GAS
Il testo interviene anche sulle infrastrutture per i gas rinnovabili, modificando le regole di connessione alla rete. Le imprese di trasporto e distribuzione del gas naturale saranno tenute ad allacciare sia i nuovi impianti di produzione di biometano sia quelli derivanti da riconversioni di biogas esistente. L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) dovrà aggiornare le condizioni tecniche ed economiche, stabilendo una ripartizione dei costi di connessione che prevede un 70 per cento a carico dei gestori di rete e il restante 30 per cento in capo ai produttori. Questa misura intende sbloccare il potenziale del biometano facilitandone l’immissione in rete e l’integrazione nel sistema energetico nazionale.
IL FONDO SOCIALE PER IL CLIMA
Infine, in attuazione delle direttive europee, viene istituito il “Fondo sociale per il clima”. Le risorse, provenienti dal bilancio dell’Unione Europea, saranno destinate a misure e investimenti per attenuare l’impatto della transizione energetica sulle famiglie vulnerabili e sulle microimprese. I fondi potranno essere utilizzati per interventi di contrasto al disagio abitativo, iniziative del “Piano casa Italia”, mobilità sostenibile e lotta alla povertà energetica. La gestione finanziaria prevede un meccanismo di rotazione con trasferimenti mirati alle amministrazioni titolari degli interventi, garantendo così che la transizione ecologica non lasci indietro le fasce sociali più esposte ai rincari energetici.



