Il settore dei trasporti è responsabile del 25% del totale delle emissioni inquinanti del Canada, che punta alla neutralità carbonica
In un’intervista al quotidiano Globe and Mail, la ministra delle Infrastrutture del Canada Catherine McKenna ha annunciato che il governo federale creerà un fondo da 2,7 miliardi di dollari destinato all’elettrificazione del trasporto pubblico su strada. La cifra andrà a sommarsi a quella già prevista dalla Canada Infrastructure Bank – un ente federale che fornisce sostegno finanziario a progetti infrastrutturali di interesse pubblico – per gli autobus elettrici: 1,5 miliardi di dollari.
COSA HA DETTO LA MINISTRA MCKENNA
McKenna ha spiegato che la combinazione dei due fondi fornirà alle autorità cittadine una maggiore disponibilità di opzioni, tra prestiti a basso interesse da parte della banca e finanziamenti governativi diretti, che possano permettere loro di acquistare nuovi autobus elettrici e di realizzare l’infrastruttura di ricarica necessaria al loro funzionamento.
6 MILIARDI IN CINQUE ANNI PER LA MOBILITÀ
Il fondo da 2,7 miliardi di dollari per gli autobus elettrici proviene da un piano di spesa più ampio, da quasi 6 miliardi in cinque anni destinati a progetti sulla mobilità.
GLI OBIETTIVI CLIMATICI DEL CANADA
Il Canada si è impegnato a raggiungere la neutralità carbonica (o “zero netto”) entro il 2050. McKenna ha detto che, per soddisfare l’obiettivo, il paese deve ridurre le emissioni generate dal proprio settore dei trasporti, che rappresentano il 25 per cento del totale.
LA QUESTIONE ECONOMICA DEL TRASPORTO PUBBLICO ELETTRICO
La ministra ha detto che lo sforzo climatico di Ottawa rappresenta “una questione economica e lavorativa per il Canada” perché “le aziende che producono i bus sono spesso canadesi”.
Sono infatti diverse le aziende canadesi che realizzano autobus a zero emissioni, come Nova Bus, Lion Electric, NFI Group e GreenPower Motor.
McKenna ha specificato che le città canadesi non saranno obbligate ad acquistare autobus made in Canada, sebbene storicamente abbiano preferito i produttori locali. La ministra ha invitato le autorità municipali ad aprire delle aste e valutare se “i produttori canadesi sono quelli con la tecnologia appropriata per loro”.