Lo Stato incasserà 1,1 miliardi dal decreto Accise. Sangalli (Confcommercio): “Riforme e investimenti per produttività”. Il Ponte sullo Stretto non si ferma. La rassegna Energia
Il dl Accise porterà 1,1 miliardi di gettito allo Stato. Il risultato è la differenza fra gli 1,93 miliardi derivanti dall’aumento sul gasolio e gli 830 milioni persi per l’abbassamento delle accise sulla benzina. Soldi che per la metà circa finanzieranno il rinnovo contrattuale degli autoferrotranvieri. Servono riforme e investimenti per spingere innovazione e produttività, come interventi tempestivi per ridurre il costo dell’energia e un utilizzo efficace dei fondi Ue. A dirlo è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore. “Servono interventi tempestivi e coordinati – nazionali ed europei- per rafforzare la sicurezza dal punto di vista dell’energia e la stabilità dei mercati, anche attraverso strategie di acquisto congiunto a livello europeo per incrementare il potere negoziale”, sottolinea Sangalli. Il progetto del Ponte sullo Stretto non si ferma. “Stiamo investendo un miliardo in più rispetto a quanto previsto, siamo più forti e solidi”, ha detto Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild in un’intervista a Il Corriere della Sera. “I governi continueranno ad avere necessità di investire nel settore: ponti, strade, ferrovie, dighe, ospedali danno risposte per migliorare la vita di tutti i giorni, e fanno la differenza”, ha aggiunto Salini. La rassegna Energia.
ENERGIA, GETTITO DA 1,1 MILIARDI DAL RIALLINEAMENTO DELLE ACCISE
“Quello sulle accise è un «riallineamento e non un aumento», come ha tenuto a sottolineare più di un esponente del Governo durante la lunga vigilia dell’intervento, finito nel testo finale del decreto legislativo che attua sul tema la delega fiscale e ieri ha ottenuto il «sì» definitivo in consiglio dei ministri. Fatto sta che le accise si «allineano» ma il gettito aumenta. Lo certifica lo stesso provvedimento, che destina espressamente «le maggiori risorse derivanti dalle variazioni delle aliquote» al fondo nazionale per il trasporto pubblico e al fondo per la delega (articolo 3, comma 6 del decreto). Nel primo caso, i nuovi fondi serviranno a chiudere il rinnovo contrattuale degli autoferrontranvieri (…) Per quel che riguarda la seconda quota, invece, chi guida un’auto diesel e si vedrà crescere il conto al distributore potrà considerare l’extracosto come una sorta di acconto di benefici fiscali attesi con le prossime tappe nell’attuazione della riforma. Ma al momento questa è una scommessa al buio, perché occorrerà vedere platea e peso specifico delle nuove misure (…) Il meccanismo tracciato dal decreto prevede un aumento delle accise sul gasolio e una riduzione equivalente di quelle applicate alla benzina. Oggi l’accisa sulla benzina è di 72,8 centesimi al litro, quella sul gasolio è di 61,7 centesimi. La distanza è di 11,1 centesimi, quindi l’incontro a metà strada dovrebbe avvenire a quota 67,25 centesimi”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Punto secondo: aumenti sul gasolio e sconti sulla benzina sono equivalenti, ma il gioco non è a somma zero perché il gasolio è venduto molto più della benzina. Nel 2024, come si può calcolare dai dati dell’Unem (l’ex Unione petrolifera) in attesa della relazione tecnica al decreto, sono stati acquistati quasi 28,8 miliardi di litri di gasolio, e 12,3 miliardi di litri di benzina. Ecco perché una carta si muove all’insù, l’altra si muove all’ingiù, ma il banco vince. Con i consumi dello scorso anno, ogni ritocco di un centesimo vale circa 165 milioni all’anno, che sono il saldo fra i 288 milioni in più pagati sul gasolio e i 123 in meno versati sulla benzina. Al termine dell’allineamento, fa 1,1 miliardi di gettito aggiuntivo, che sono la differenza fra gli 1,93 miliardi in più caricati sul gasolio e gli 830 milioni in meno prelevati dalla benzina. (…) Il contratto degli autoferrotranvieri, con un fabbisogno a regime di 500 milioni, è destinato ad assorbire circa metà delle nuove entrate. Corollario: l’arrivo del decreto in Gazzetta Ufficiale chiuderà l’ennesimo cortocircuito politico. Perché la maggioranza in campagna elettorale aveva promesso riduzioni o abolizioni delle accise, e si trova ora ad attuare l’addio a un «sussidio ambientalmente dannoso» come chiesto dalle indicazioni Ue recepite del resto nel Piano strutturale di bilancio”, continua il giornale.
ENERGIA, SANGALLI (CONFCOMMERCIO): “RIFORME E INVESTIMENTI PER INNOVAZIONE E COMPETITIVITA'”
“Riforme e investimenti per spingere innovazione e produttività. È quello che occorre per aumentare la crescita del Paese, strategia che passa attraverso una serie di azioni: da interventi tempestivi per ridurre il costo dell’energia a un utilizzo efficace dei fondi Ue. Carlo Sangalli è stato confermato per la quinta volta, a 87 anni, alla guida di Confcommercio. (…) “Servono soluzioni negoziali costruite a partire dai dati reali: tenendo conto dell’import-export tanto dei beni quanto dei servizi, il deficit della bilancia commerciale Usa nei confronti dell’Europa a 27 ammonta, più o meno, a 52 miliardi di dollari, cioè meno dello 0,2% del Pil Usa. Dunque, dazi? Perché ? A chi gioverebbero? (…) Servono interventi tempestivi e coordinati – nazionali ed europei- per rafforzare la sicurezza energetica e la stabilità dei mercati, anche attraverso strategie di acquisto congiunto a livello europeo per incrementare il potere negoziale. Andrebbero poi valutati l’adozione temporanea di un tetto – dinamico e flessibile – al prezzo del gas, il disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas e la sospensione del meccanismo Ets. Inoltre, a livello nazionale, va avviata la riforma degli oneri generali di sistema e vanno rafforzate le strategie di efficientamento energetico. E bene, intanto, il varo della legge delega per il nucleare sostenibile. Quanto al recente decreto per mitigare gli impatti del caro energia, auspichiamo che la temporanea e parziale riduzione degli oneri di sistema per le imprese con potenza superiore a 16,5 kW sia estesa anche alle imprese sotto questa soglia”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“L’inflazione è scesa, ma i consumi non stanno ripartendo. La sfida resta quella della crescita: una crescita, quella per il 2025, quasi tutta da costruire, poiché l’eredità dello scorso anno è appena di un decimo di punto. Abbiamo, comunque, qualche buon presupposto: occupazione ai massimi storici e trainata dal terziario di mercato, reddito reale in crescita, inflazione che non desta particolari preoccupazioni. E l’attesa di un consolidamento del record storico del turismo italiano nel 2024 – quasi 460 milioni di notti trascorse nelle strutture ricettive italiane – visto che, già a gennaio 2025, si è registrato un incremento delle presenze di quasi il 4%. Presupposti per cui stimiamo, nel 2025, una crescita del prodotto dello 0,8% e dei consumi dello 0,9%. Ma il punto debole è stato, nel 2024, la spesa delle famiglie: la crescita reale dei redditi da lavoro dipendente e stata superiore ai quattro punti percentuali, mentre i consumi sono cresciuti dieci volte di meno (…) restiamo convinti dell’importanza dell’avanzamento del processo di attuazione della riforma fiscale e, in particolare, del conseguimento dell’obiettivo di riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, nonchè di quello dell’innalzamento del corrispondente scaglione di reddito da 50mila a 60mila euro. Come spingere la crescita? “La ricetta è nota: riforme e investimenti per spingere innovazione e produttività . A partire proprio dal terziario: settore che, già oggi, contribuisce in modo maggioritario alla formazione della crescita e dell’occupazione del nostro Paese. Servono risorse, certo. Ed occorre, intanto, fare di tutto per mettere a frutto i fondi europei, a partire da quelli del Pnrr e da quelli per la politica di coesione (…) Vanno anche colte le opportunità della diffusione delle applicazioni di un’intelligenza artificiale opportunamente regolata. In collaborazione con Microsoft ed altri grandi player, vareremo una task-force dedicata ad approfondire gli impatti dell’AI sul sistema del terziario di mercato che Confcommercio rappresenta”, continua il giornale.
SALINI (WEBUILD): “PONTE SULLO STRETTO PROGETTO PER IL PAESE”
“Qual è il dato che connota i risultati 2024? «Il vero risultato è avere anticipato il raggiungimento degli obiettivi del piano industriale, il fatto più significativo sono i target del 2025 già raggiunti in termini di crescita, sviluppo e ordinativi. Stiamo — spiega Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild — investendo un miliardo in più rispetto a quanto previsto e tutto questo significa che siamo un’azienda più forte e solida di quanto avevamo immaginato di essere. A testimoniarlo sono i nostri numeri con ricavi a 12 miliardi, un portafoglio ordini a 63 miliardi, tra i più alti nel settore. Vale sottolineare che abbiamo nuovi ordini per 13 miliardi e l’80% viene dall’estero, confermando la diversificazione internazionale e la presenza in 50 Paesi. (…) «I governi continueranno ad avere necessità di investire nel settore: ponti, strade, ferrovie, dighe, ospedali danno risposte per migliorare la vita di tutti i giorni, e fanno la differenza. (…) Sono poche le aziende in grado di consegnare, come noi, più di 330 progetti nell’ultimo decennio: dal Canale di Panama, al Ponte di Genova, alle metro di Copenaghen, Milano e Grand Paris Express, così come la grande diga sul Nilo in Etiopia». In Italia come è andata e che piani avete? (…) Stiamo investendo un miliardo in più rispetto a quanto previsto, siamo più forti e solidi”, si legge su Il Corriere della Sera.
“«Webuild è presente con 30 progetti in settori strategici, ma abbiamo spazio di crescita, dato che il nostro fatturato in Italia equivale a poco meno del 2% del mercato complessivo, mentre, per esempio, la principale impresa in Francia ha una quota del 10%. Tutti i cantieri sono in fase di produzione, anche grazie a partnership consolidate con clienti come Rfi e Anas del gruppo Ferrovie dello Stato. Lo scorso anno abbiamo assunto 13mila persone nel mondo e 3mila in Italia». (…) significa investire in un’area speciale del Paese, connettendo 5 milioni di persone con il resto d’Europa». (…) «Nei prossimi giorni presenteremo un progetto per risolvere per sempre l’emergenza acqua potabile in Sicilia, contribuendo ad affrontare i problemi di carenza dell’acqua di irrigazione. È un progetto con capitali privati e con ridotto investimento pubblico. In due anni si possono costruire dissalatori, ripristinare bacini di stoccaggio, implementare la rete e installare nuovi potabilizzatori»”, continua il giornale.