Iter lenti e burocrazia bloccano i progetti idrici. I fondi Ue e il Pnrr mettono a disposizione miliardi, ma reti, depuratori e sicurezza del territorio restano al palo
Programmi ciclopici, fondi miliardari e cantieri fantasma. I fondi per l’acqua restano impantanati tra iter lenti e amministrazioni locali incapaci di spendere e miliardi di euro rischiano di andare sprecati. Ecco perché.
ACQUA, CANTIERI DEI FONDI UE FERMI
La fotografia che emerge dall’analisi della spesa dei fondi per aumentare la disponibilità e la qualità della risorsa idrica è impietosa. Dei progetti finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) 2014-2020, già chiuso, solo l’11% è arrivato a conclusione. Numeri peggiori rispetto alle edizioni precedenti: nel 2000-2006 si era chiuso l’81% dei cantieri, nel 2007-2013 oltre il 50%.
Il ciclo attuale (2021-2027) non promette grandi avanzamenti. Su 542 progetti, appena 5 sono stati completati (l’1%), mentre quasi un terzo non è ancora iniziato.
PNRR A SECCO
E i miliardi del Pnrr? La musica non cambia. A meno di un anno dalla scadenza del Piano, i progetti idrici oscillano tra il 21 e il 39% di spesa effettiva, con punte drammatiche al Sud: Calabria 1%, Campania ferma a zero, Puglia all’8%.
“È una questione di governance e capacità amministrativa: i fondi ci sono, ma mancano strutture adeguate a progettare e gestire gli interventi in tempi rapidi”, è la posizione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club.
DEPURATORI ASSENTI E RISCHIO MULTE
Le priorità sono chiare da tempo: manutenzione delle reti urbane, depuratori, riduzione delle perdite, smaltimento acque reflue e irrigazione agricola più efficiente. Ma mentre i cantieri arrancano e l’Italia continua a pagare multe milionarie a Bruxelles per i depuratori mai completati e lascia senza servizio stabile 2,3 milioni di cittadini, soprattutto in Sicilia e Calabria.
A rischio non c’è solo la qualità del servizio. Siamo tra i Paesi europei che più attingono ad acque profonde, con 155 metri cubi per abitante l’anno (terzi in Ue dopo Irlanda e Grecia), contro una media che in 20 Stati membri è tra 45 e 90. Fonti che non sono infinite.
“Il vero paradosso è che investire in depuratori ridurrebbe sia le perdite ambientali sia le sanzioni europee. In pratica, è un doppio risparmio che continuiamo a rimandare”, ha sottolineato in più occasioni Alessandro Russo, vicepresidente di Utilitalia.
ACQUA, TUTTO DA FARE SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO
Il capitolo più desolante riguarda il dissesto idrogeologico. Dopo l’alluvione del 2023, il governo Meloni ha inserito nel Pnrr quasi un miliardo di euro destinati a Emilia-Romagna, Marche e Toscana. A oggi, i pagamenti restano sotto l’1%, con lavori che vanno dalla messa in sicurezza di argini e torrenti alla riapertura di strade sprofondate.