Ansaldo Energia punta sull’idrogeno, per l’acciaio europeo tempi difficili secondo Axel Eggert, direttore generale di Eurofer. Mentre i rapporti tesi tra Iran e Israele rischiano di far aumentare i prezzi di gas e petrolio. Cosa c’è nella rassegna dei giornali
Da Ansaldo Energia che punta sull’idrogeno all’intervista a Axel Eggert, direttore generale di Eurofer, l’associazione europea dei produttori di acciaio, che parla di siderurgia europea e dell’ex Ilva di Taranto, fino all’attacco dell’Iran a Israele che rischia di far schizzare verso l’alto le quotazioni di petrolio e gas per i mercato mondiali.
ANSALDO ENERGIA, RIVISTI GLI UTILI. E ORA SI PUNTA DI PIÙ SULL’IDROGENO
“(…) È una nuova fase anche per l’azienda che, fondata 170 anni fa e oggi controllata da Cassa depositi e prestiti, con l’amministratore delegato Fabrizio Fabbri in carica dallo scorso anno e con mandato fino al 2025 annuncia al mercato i nuovi obiettivi. Il 9 aprile Fabbri ha incontrato le banche (Ansaldo Energia lavora fra l’altro con Unicredit e Intesa, Bnp Paribas e Crédit Agricole) per presentare il piano industriale 2024-2028 che prevede il raddoppio della produzione di turbine. Dice: ‘Le ho rassicurate sul futuro dell’azienda. Quest’anno si lavora per riportarla in utile’. Oltre alle tecnologiche superturbine a gas e idrogeno (divisione New Units), l’azienda lavora nel nucleare (Ansaldo Nucleare), nella manutenzione (divisione Service) e negli apparecchi per la transizione energetica (Ansaldo Green Tech). Il piano industriale al 2028 è ambizioso”. È quanto si legge sull’inserto Economia del Corriere della Sera. “Prevede un giro d’affari di 1,7 miliardi (+55% dal 2023) con circa 200 milioni di margine operativo lordo rettificato, contro l’Ebitda adjusted negativo per 79 milioni del 2023 (dai -46 milioni dell’esercizio precedente). Otto le turbine a gas previste tra ordini e consegne quest’anno (una H, la Gt 36 che è il top di gamma; due classe E, le Ae94.2 che possono funzionare anche a idrogeno al 40%; cinque classe F, le Ae94.3, prodotto consolidato) e sette-otto ogni anno fino al 2028. «Si raddoppia rispetto al piano precedente, erano quattro all’anno». Degli 1,7 miliardi di ricavi a piano nel 2028, 750 milioni vengono dal Service, 700 circa dalle nuove macchine, 19o dal nucleare (fissione e fusione), 30 dal Green Tech”, prosegue il quotidiano.
“(…) Primo sbocco resta l’Europa, fra l’altro con la gara vinta in Germania nel 2023 per la fornitura di due Gt36 a Rwe, ‘incasso atteso a fine anno o inizio 2025’. Ma ci si concentra anche sul Medio Oriente, quindi il Vietnam e la Cina, dove Ansaldo Energia ha mantenuto due joint venture e deve consegnare due turbine; poi l’Asia centrale dove ‘c’è forte espansione del termico e del gas’ ed è stato firmato in febbraio il contratto, in Kazakistan, con la statale Kbi Energy, per costruire «una moderna centrale a ciclo combinato, cui Ansaldo Energia fornirà due turbine a gas Ae94.2, due generatori e tutti i servizi ausiliari». Infine il Sudamerica e l’Africa del Nord. (…) Oltre alle turbine, sono attese in crescita al 2028 anche le altre attività. «Sul Service siamo competitivi. Passerà da 600 a 750 milioni. Sul nucleare possiamo triplicare i ricavi». Sulla fusione l’azienda lavora al progetto internazionale Iter in Francia, per la fissione fra l’altro a una centrale in Romania e ai mini-reattori. Quanto al Green Tech, centrato sull’idrogeno, ‘c’è un cambio di passo, ora abbiamo una tecnologia proprietaria per gli elettrolizzatori’. Si deve investire”, conclude il quotidiano.
IMPRESE, AXEL EGGERT (DIRETTORE DI EUROFER): L’EUROPA DEVE DIFENDERE L’INDUSTRIA DELL’ACCIAIO
“Axel Eggert, direttore generale di Eurofer, l’associazione europea dei produttori di acciaio: quali sono le conseguenze della guerra Russia-Ucraina sul mercato siderurgico? ‘L’industria siderurgica europea sta attraversando un periodo difficile, l’aggressione russa all’Ucraina ha portato prezzi dell’energia più alti rispetto al periodo ante Covid. Anche le materie prime sono più care, ed essenziale è la disponibilità e i prezzi sul mercato dei rottami ferrosi da riciclo, vista la transizione in corso verso l’elettrosiderurgia che ha un impatto carbonico più basso degli altoforni’”. È quanto si legge sull’inserto Affari & Finanza de La Repubblica. “La sovraproduzione a livello mondiale che invade l’Occidente è diventato un problema? ‘L’Europa è stata l’unica macro regione ad aver tagliato la capacità produttiva negli ultimi 15 anni. L’anno scorso si è registrata la produzione di acciaio più bassa di sempre nella Ue, intorno a 126 milioni di tonnellate, con una domanda di 140 milioni e dal 2016 c’è un saldo commerciale negativo. Era sempre stato positivo, ma l’aumento della capacità produttiva globale sostenuta dai programmi governativi di sostegno ha rovesciato la situazione e l’Europa ha perso circa 30 milioni di tonnellate nei mercati di esportazione e interni in 12 anni’. Ma con la transizione energetica la domanda di acciaio dovrebbe salire, giusto? ‘Ci sono grandi progetti che dipendono da prodotti siderurgici. Stimiamo che serviranno 160 milioni di tonnellate l’anno di acciaio per la transizione verso gli obiettivi climatici Ue. Innanzitutto le infrastrutture per le energie rinnovabili avranno bisogno di almeno 4 milioni di tonnellate di acciaio l’anno. Inoltre, negli ultimi 15 anni la maggior parte dei Paesi membri non ha fatto i necessari investimenti in diversi altri tipi di infrastrutture, come per esempio i ponti, che occorre fare’”, si legge sul quotidiano.
“(…)Che cosa è successo all’Ilva di Taranto, dove non è stato trovato un accordo tra gli azionisti per fare gli investimenti di decarbonizzazione? ‘Posso solo dire che Taranto ha una collocazione fantastica e sarebbe un disastro se la produzione di acciaio si fermasse. Si spalancherebbero le porte all’invasione dal resto del mondo di acciaio a basso prezzo e frutto di sussidi. Ora il governo sta cercando nuovi azionisti ma è assolutamente necessario che si trovi un accordo per fornire a Taranto energia verde e perché si facciano gli investimenti per decarbonizzare gli impianti’. (…) L’Europa potrebbe alzare barriere contro le importazioni di acciaio a basso costo dal resto mondo?
‘Ci sono molte pratiche non corrette messe in atto da Paesi non Ue. La salvaguardia dell’acciaio europeo fino al 2026 e le sue clausole devono essere aggiornate tenendo presente la loro efficacia e la realtà odierna. La Ue deve utilizzare tutta la forza dei suoi strumenti di difesa commerciale contro le importazioni a basso costo, oggetto di dumping e sovvenzionate da Paesi extra-Ue. E contro qualsiasi tipo di elusione, da Paesi come Vietnam, Taiwan e Turchia. È ora di farlo, abbiamo già avuto discussioni a livello europeo e tutti concordano sul fatto che occorre fare di più per difendere gli interessi dell’industria europea’”, ha concluso il quotidiano.
ENERGIA, DA ATTACCO IRAN POSSIBILE CONTRACCOLPO SUL PREZZO DEL PETROLIO
“Fa sempre paura l’Iran, perché non ci si può dimenticare il secondo shock petrolifero scatenato dalla sua rivoluzione del 1979, come non possiamo scordarci che teoricamente controlla lo stretto di Hormuz. Da qui passa gran parte del flusso di petrolio che va sul mercato, circa 15 milioni di barili al giorno, su circa 40 scambiati e 102 consumati”. È il commento di Davide Tabarelli su La Stampa di oggi. “(…)
È da allora che minaccia di bloccare il traffico, ma, grazie agli americani, non ci è mai riuscito. Il mercato nei giorni scorsi aveva scontato l’attacco iraniano, con prezzi che sono risaliti venerdì a 91 dollari per barile, massimo da sei mesi, circa 15 in più dei minimi di dicembre. La benzina è tornata sopra 1,9 € per litro e il gasolio a 1,8, circa 15 centesimi in più rispetto a dicembre. L’attacco ha confermato l’inconsistenza delle minacce iraniane e ciò dovrebbe fermare la spinta al rialzo, anche perché i fondamentali del mercato sono ribassisti: la Cina consuma poco e la produzione è abbondante. Anche i prezzi del gas sono stati in leggero aumento. Dai massimi dell’agosto 2022, quando superarono i 300 € per megawattora, i prezzi erano scesi a febbraio a 25 €, ma negli ultimi giorni sono tornati a 30, per effetto anche qui delle tensioni del Medio Oriente, da dove arriva molto gas liquefatto, in particolare dal Qatar.(…)
Le bollette del gas, che lentamente erano tornate a normalità, saranno leggermente al rialzo nelle prossime settimane. Simile andamento è atteso anche per quelle dell’elettricità, perché questa si fa soprattutto con il gas. Le tensioni dell’energia non aiutano il calo del tasso di inflazione e questo verrà sfruttato dalle banche centrali per ritardare quel taglio dei tassi di interesse che tutte le borse danno per scontato da mesi. Con le elezioni in arrivo a novembre, Biden farà di tutto per ottenerlo, ma allora deve tenere basso i prezzi di petrolio e benzina, ora già a 1 € per litro, troppo alti per le abitudini degli americani che, a differenza degli europei, non ci pagano tasse. (…)Tutto tranquillo? No, perché l’incertezza domina e una guerra su larga scala, per quanto improbabile, avrebbe effetti devastanti, perché ancora oggi, come 50 anni fa, il mondo dipende dall’oro nero; un brivido sufficiente a tenere su i prezzi”, conclude il quotidiano.