La spesa media delle famiglie italiane per la gestione dei rifiuti urbani è in salita rispetto all’anno scorso. Lo dice l’Osservatorio Prezzi&Tariffe contenuto nel Dossier Rifiuti di Cittadinanzattiva
Nell’aumento della spesa per i rifiuti l’Italia è divisa in due. Il Sud registra una spesa media di 385 euro, cifra che supera del 33% i 290 euro del Nord.
IL DOSSIER RIFIUTI DI CITTADINANZATTIVA
Quello che emerge dal Dossier Rifiuti di Cittadinanzattiva è un anno di snodo nella strategia europea dei rifiuti. Il pacchetto normativo adottato tra il 2023 e il 2024 – dal Regolamento Imballaggi e Rifiuti da Imballaggio (PPWR) al Regolamento sul Diritto alla Riparazione – consolida il principio secondo cui la migliore gestione del rifiuto è la sua prevenzione. Le nuove norme puntano a ridurre del 15% la produzione complessiva di rifiuti entro il 2030 e ad assicurare che almeno il 65% dei rifiuti urbani sia effettivamente riciclato entro il 2035. L’Europa chiede agli Stati membri di produrre meno rifiuti, investendo nel riuso, nella riparazione e nella progettazione sostenibile dei prodotti. L’Italia è chiamata a un cambio di passo. Come emerge dal Dossier, nel 2023, la raccolta differenziata ha raggiunto il 66,6%, ma il riciclo effettivo dei materiali è ancora intorno al 50,8%. La frazione organica resta l’anello debole, soprattutto nel Mezzogiorno, per mancanza di impianti adeguati e la quota di rifiuti smaltiti in discarica (15,8%) è ancora superiore al target UE.
SPESA MEDIA SALITA
Nel 2025 una famiglia tipo (tre persone, residenti in un’abitazione di 100 metri quadrati) ha speso per la Tari 340 euro in media, +3,3% rispetto ai 329 euro del 2024, secondo quanto emerge dal Dossier sui Rifiuti. Come riporta Il Sole 24 Ore, la somma include le imposte e le componenti perequative, l’ultima delle quali, la UR3a, è stata introdotta da Arera il 1° gennaio 2025 a copertura del Bonus sociale rifiuti per famiglie con Isee entro i 9.530 euro o i 20.000 euro per i nuclei più numerosi. Lo sconto, pari al 25%, verrà erogato a partire dal 2026 ma le famiglie hanno già contribuito con sei euro per il 2025. «Ciò che può fare la differenza sono gli investimenti in impianti che possano rendere più efficiente la raccolta dei rifiuti, e quindi abbassare i costi, o in sistemi di monitoraggio puntuale» spiega Tiziana Toto, responsabile delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva.
DIVARIO TERRITORIALE
L’edizione 2025 del Dossier fotografa un Paese che ha raggiunto una maturità normativa e operativa nel ciclo dei rifiuti, ma che deve ancora affrontare divari territoriali e diseguaglianze tariffarie. Il Nord è il meno caro con 290 € all’anno, al Centro 364 € all’anno e al Sud 385 € all’anno. Le regioni più economiche sono il Trentino-Alto Adige (224 €), dove i sistemi di tariffazione puntuale (Tarip) consentono di commisurare la tariffa alla produzione effettiva di rifiuti, la Lombardia (262 €) e il Veneto (290 €), mentre le più costose restano la Puglia (445 €, +4,4% sul 2024), la Campania (418 €) e la Sicilia (402 €). Il costo medio nelle regioni del Centro Italia nel 2025 è stato pari a 364 euro.
I CAPOLUOGHI PIU’ CARI E QUELLI PIU’ ECONOMICI
Dei dieci capoluoghi più cari, sette si trovano nel Mezzogiorno. In cima alla classifica si collocano Catania (602 euro), Pisa (557 euro), Genova (509 euro) e Napoli (496 euro); tra i più economici otto sono al Nord con Cremona (196 euro) Udine e Trento (199 euro) in testa. Le variazioni al rialzo più marcate si registrano a Reggio Emilia (+15,1%), Ferrara (+13,8%) e Siena (+12,9%), mentre i cali maggiori della spesa sono a Modena (–12,3%), Cagliari (–7,6%) e Milano (–7,5%). «Le differenze tra aree geografiche continuano a permanere, perché si innestano su uno squilibrio precedente: bisognerebbe mettere completamente in discussione le tariffe, ma per farlo serve appunto un efficientamento nella gestione» spiega Toto.
QUANTITA’ MA ANCHE QUALITA’
La questione non è solo legata alla raccolta differenziata che, pur essendo arrivata al 66,6% e sopra l’obiettivo imposto dalla Ue, rimane sbilanciata a livello geografico. Secondo i dati Ispra relativi al 2023 la quota di rifiuti raccolti in modo separato al Nord arriva al 73,4% (con un picco del 77,1% in Emilia Romagna) per scendere al 62,3% al Centro Italia e al 58,9% al Sud, con la Sicilia (55,2%) fanalino di coda. «A incidere sulla gestione dei rifiuti è anche la qualità degli scarti. Va creato un ponte tra raccolta e riciclo che in alcuni casi, come quello del settore tessile, non esiste ancora» spiega la responsabile delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva. Un ponte decisivo per la creazione di un’economia il più possibile circolare, con il Circular economy act atteso nel 2026.


