L’Italia chiede di anticipare revisione stop endotermiche, Urso chiede di rimandare il ban alle auto a diesel e benzina, Orsini avvisa dei rischi per l’industria italiana, la Manovra non arriverà in Ue entro il 20 settembre. La rassegna Energia
Dal Palco del Forum di Cernobbio l’Italia chiede all’Ue di anticipare dal 2026 al 2025 la revisione sullo stop alle auto endotermiche dal 2035. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dallo stesso palco chiede di rimandare il ban alle vetture a diesel e benzina. Il numero 1 di Confindustria, Orsini, avverte dei rischi per l’industria automotive nazionale. Intanto, l’invio della Manovra Finanziaria all’Unione Europea, fissata per il 20 settembre, potrebbe slittare. La rassegna Energia
AUTO, ITALIA ALL’UE: RINVIAMO STOP ENDOTERMICHE 2035
“Rilancio del nucleare, ampliamento dell’area della Flat tax, impegno a realizzare i 22 miliardi di investimenti in corso, inasprimento della campagna contro la decisione della Ue di imporre lo stop alla produzione di motori endotermici nel 2035. Sono gli impegni che il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha preso di fronte a banchieri, imprenditori e manager al Forum Teha. (…) Salvini propone i «suoi» cavalli di battaglia. E parte dal nucleare: «L’Italia non può più dire no al nucleare. Ritengo che una delle mission più importanti di questo governo sia di riportare l’Italia nel contesto della modernità, dell’efficienza e della sostenibilità ambientale, riavviando il dossier»”, si legge su Il Corriere della Sera.
“Poi tocca al fisco. L’obiettivo dichiarato è alzare il tetto di chi può ricorrere alla Flat tax da 85 a 100 mila euro. Più in generale, con la manovra di Bilancio alle viste, il ministro sostiene che il governo punta «sulla crescita e non sui tagli», per mettere sulla sanità (nel mirino delle opposizioni) «euro in più e non in meno». Quanto alle infrastrutture, al di là del ponte sullo Stretto («avvio dei lavori nel 2025»), sono aperti cantieri per 22 miliardi e da questo deriva, secondo Salvini, il record storico di occupati. Sul futuro dell’auto, il vicepremier sostiene l’azione del collega Urso che il 25 settembre a Bruxelles, in un vertice ad hoc, organizzato dalla presidenza ungherese del Consiglio europeo, presenterà la proposta di anticipare al 2025 la revisione sullo stop alla produzione di veicoli endotermici al 2035 prevista da programma per il 2026 nell’ambito del Green Deal”, continua il giornale.
“«Bisogna decidere ora con la nuova legislatura, a inizio 2025, di fare quella revisione con tempi e modalità più sostenibili», ha detto Urso sottolineando che la decisione va presa subito perché «attendere altri due anni, significa non poter più fare nulla e portare al collasso l’industria dell’auto». Lo chiedono un po’ tutti i costruttori europei per pianificare gli investimenti in un momento di difficoltà non previsto ai tempi della firma del Green Deal”, si legge sul giornale.
“E sul nuovo nucleare — l’altro tema industriale su cui il governo si muove in queste settimane — Urso ha detto che c’è già pronto il prossimo. «Entro fine anno presenteremo un quadro normativo e lavoriamo a una newco italiana, con una partnership tecnologica straniera, — ha aggiunto —che consenta di produrre a breve in Italia il nucleare di terza generazione avanzata». (…) è sul costo dell’energia, ha detto Urso, perché «le imprese ci chiedono di abbassarlo»”, continua il giornale.
AUTO, URSO: “RIVEDERE SCADENZA STOP ENDOTERMICHE”
“La battaglia sull’auto elettrica si aprirà il 25 settembre a Bruxelles al vertice sul settore promosso dall’Ungheria, presidente di turno del Consiglio Ue. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso sceglie il Workshop Teha di Cernobbio per annunciarlo. Il 25, Urso chiederà di spostare in avanti lo stop alla produzione di veicoli endotermici (quelli tradizionali, a combustione interna). Lo stop è fissato al 2035 ed una revisione della scadenza è possibile solo nel 2026. Troppo tardi, per il governo italiano, che invoca una decisione già nel 2025. Urso rilancerà la proposta di un anticipo della revisione il giorno successivo dunque il 26 settembre – al Consiglio dell’Ue sulla competitività. (…) L’anticipo della revisione, secondo Urso è necessario per dare certezze al sistema produttivo europeo, incoraggiandolo così a investire. Il problema secondo Urso «non è solo italiano, è europeo». Ed è diventato d’attualità in Germania, dove Volkswagen, secondo produttore mondiale di vetture, ipotizza la chiusura di alcuni impianti di produzione di veicoli e di componenti, per la prima volta nella sua leggendaria storia”, si legge su La Repubblica.
“In questo quadro, il ministro Urso teme un’ondata di scioperi e proteste sulla falsa riga di quanto hanno già proposto gli agricoltori e, alla fine, «il collasso» della nostra industria. Si è fatta troppo forte la concorrenza dei costruttori cinesi, favoriti dalla maggior disponibilità di materie prime per le batterie e dai costi di produzione più bassi. Urso invoca anche un Pnrr per l’auto europea, che si avvicina a scadenze così impegnative – come il passaggio alla produzione di modelli completamente elettrici già nel 2035 – senza il paracadute di «adeguate risorse» e di corposi investimenti pubblici. (…) «Non siamo solo noi a esplicitare qualche dubbio sul tutto elettrico dal 2035 – nota il ministro dei Trasporti– si è accorta del problema anche la Germania e quindi immagino che saremo più fortunati»”, continua il giornale.
AUTO, ORSINI (CONFINDUSTRIA): “RISCHIO CROLLO AUTOMOTIVE”
“«Sul settore dell’automotive rischiamo la débâcle». A lanciare l’allarme è il numero uno degli industriali Emanuele Orsini in un confronto con il leader della Cgil Maurizio Landini. «Lo stop al motore endotermico nel 2035 è un problema: mette a rischio il lavoro di 70 mila persone», ha detto il presidente di Confindustria in videocollegamento alla festa del Fatto Quotidiano, sottolineando la necessità di agire «subito, cambiando normativa entro novembre per salvaguardare la neutralità tecnologica e il know how dei Paesi». Orsini ha sottolineato anche le preoccupazioni per altri settori: «Penso alla ceramica, all’acciaio, alla carta, alla chimica. Sono le nostre eccellenze».”, si legge su La Stampa.
“(…) Credo che con Landini ci sarà dialogo, ovviamente ci saranno battaglie, ma l’obiettivo è cercare punti di incontro». Il segretario generale della Cgil ha condiviso l’obiettivo di esplorare spazi di intesa, dal tema dei salari alla sicurezza sul lavoro, alle regole sulla rappresentanza, ma ha parlato chiaro e il suo intervento ha evidenziato le distanze”, continua il giornale.
“Landini, soprattutto, ha lanciato un avvertimento a Giorgia Meloni: «Il rapporto con il governo è pessimo». Su lavoro e politica industriale «non abbiamo la pazienza di stare ancora a vedere come va a finire». E ha annunciato una mobilitazione: «Abbiamo bisogno di scendere in piazza per difendere il lavoro e le industrie». Serve un confronto, ha spiegato il leader Cgil, che non c’è: «Faccio un esempio molto preciso: il 20 settembre questo governo dovrà presentare all’Europa un piano, dovrà dire cosa farà per ridurre il debito pubblico e dovrà indicare anche le riforme. Mancano pochi giorni, con chi sta discutendo queste cose che riguardano la nostra vita?». Non con i sindacati, è la risposta implicita: «A oggi non c’è neanche la convocazione».”, si legge sul quotidiano.
ENERGIA, TEMPI PIU’ LUNGHI PER MANOVRA
“Si profilano tempi un po’ più lunghi per l’impostazione e l’invio a Bruxelles del Piano strutturale di bilancio richiesto dalle nuove regole Ue. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo presenterà in Consiglio dei ministri dopo metà mese, e il Parlamento impiegherà almeno dieci giorni per l’esame, le audizioni e dare il suo parere. Difficilmente il Piano arriverà entro il 20 settembre, anche se la Commissione Ue non considera la scadenza ultimativa. Alcuni paesi presenteranno i Piani solo a metà ottobre, insieme ai documenti di bilancio, e altri — quelli vicini alle elezioni come la Germania o che non hanno al momento un governo come Francia e Belgio — potranno non presentarlo. In compenso le nuove regole sui conti pubblici saranno molto più rigide di quanto non siano già ora”, si legge su Il Corriere della Sera.
“Aspettare qualche giorno in più potrebbe consentire al Mef di tener conto anche dei nuovi dati sui conti nazionali che l’Istat diffonderà il 23 settembre, e che potrebbero cambiare un po’ il quadro. (…) Le leggi di spesa, e gli emendamenti del Parlamento, dovranno essere coperti oltre che su indebitamento netto, fabbisogno e saldo netto da finanziare anche sulla traiettoria della spesa. Per le coperture di questa spesa non si potranno più usare le una tantum, né la riprogrammazione della spesa per il cofinanziamento dei fondi Ue (dove si è pescato a piene mani anche nell’ultimo decreto omnibus), e sarà molto più difficile creare spazi di bilancio rinviando nel tempo la spesa per gli investimenti, che nel caso di un piano settennale come quello italiano, dovranno crescere ogni anno almeno nella media degli ultimi tre. Rigidità che impongono al governo scelte difficili, già dal 2025, per rifinanziare i 18 miliardi di interventi previsti per il 2024 e coperti solo per un anno. Allo studio c’è, per esempio, una revisione profonda delle agevolazioni e degli incentivi, lo stop dei «bonus a pioggia», insomma, su cui insiste Giorgia Meloni”, continua il giornale.
“Il lavoro dei tecnici del Mef si concentra su tre fronti: le detrazioni e le deduzioni fiscali, le garanzie pubbliche, i crediti di imposta. Per gli sconti fiscali potrebbero essere ridotti i tetti di reddito al di sopra dei quali detrazioni e deduzioni scendono e poi si annullano. Oggi sono 120 e 240 mila euro, e nel tetto potrebbero rientrare alcune delle detrazioni al 19% oggi escluse (come spese sanitarie e interessi sui mutui). La Manovra potrebbe abbracciare anche una nuova revisione dei bonus per le ristrutturazioni edilizie. Si ragiona, infine, sulle garanzie pubbliche alle imprese, esplose dopo il Covid e la crisi energetica, e che hanno assorbito risorse ingentissime per le coperture (che oggi scarseggiano). (…) La legge di Bilancio che sarà impostata a metà ottobre sarà di dimensione limitata e confermerà ancora solo per un anno il taglio del cuneo fiscale e degli sgravi Irpef per i redditi più bassi. Una parte della Manovra potrebbe essere anticipata a quest’anno, per sfuggire alle nuove rigidità delle regole. Il gettito fiscale va meglio del previsto e il surplus, invece di essere destinato a riduzione del deficit, potrebbe essere speso nel 2024 per alleggerire la spesa 2025”, continua il giornale.