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L’Ue rimanda lo stop alle multe auto. L’Italia abbandona le miniere di terre rare. Arriva la task force Ue contro il climate change

Slitta l’approvazione dell’emendamento per lo stop alle multe ai produttori Ue di auto inquinanti. Niente miniere di terre rare, l’Italia punta sul riciclo. L’Ue pronta a creare una task force contro il climate change. La rassegna Energia

C’è ancora da attendere per lo stop di Bruxelles alle multe ai produttori auto che non raggiungono gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. Infatti, l’approvazione dell’emendamento al regolamento che stabilisce le sanzioni è slittata, ma non rischia di saltare, secondo La Repubblica. L’Italia punta sul riciclo di terre rare e abbandona temporaneamente l’opzione estrazione. Infatti, le miniere sono assenti dai 4 progetti italiani inclusi nella lista dei 47 progetti strategici selezionati dalla Commissione nel piano di autonomia nelle materie prime critiche, presentato ieri. Glencore, Solvay, Itelyum Regeneration e Circular Materials prevedono di costruire impianti per il riciclo di batterie, recupero del palladio, estrarre terre rare da RAEE e di materiali pesanti dagli scarti liquidi delle industrie. In arrivo la task force di Bruxelles contro il climate change. Infatti, l’Unione Europea creerà un comitato di crisi speciale per prevenire, monitorare e rispondere alle possibili emergenze climatiche e belliche nell’Unione Europea. L’indiscrezione de El Pais sottolinea che il documento è ancora in discussione e potrebbe subire presto modifiche. La rassegna Energia

SLITTA LO STOP ALLE MULTE UE

“Slitta lo stop alle multe per le case automobilistiche che nel 2025 non raggiungono gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. Ieri era il d-day, il giorno in cui con procedura scritta la Commissione avrebbe dovuto approvare l’emendamento al regolamento che stabilisce le sanzioni. Iniziativa frutto anche del dialogo avviato con i costruttori. Ma tutto è stato rinviato di diversi giorni. Il provvedimento, però, non rischia di saltare: l’esecutivo europeo è infatti intenzionato a non appesantire un mercato già in difficoltà. (…) La revisione era stata promessa dalla stessa presidente von der Leyen «entro fine marzo» e si concentrava sulla possibilità di calcolare su tre anni (2025-2027), e non più su uno, la conformità agli standard che prevedono di non oltrepassare il limite di 93,6 grammi diCO2 per chilometro percorso a livello di flotta nel corso dell’anno. Certo, l’impegno a varare entro marzo l’emendamento non era «un obbligo vincolante», spiegano in Commissione. E comunque a Palazzo Berlaymont ritengono che sia solo una questione di giorni”, si legge su La Repubblica.

“Nel frattempo le vendite di auto elettriche continuano a crescere nonostante un calo generale delle nuove immatricolazioni nell’Unione europea e sebbene le vendite di veicoli Tesla continuino a diminuire. Le immatricolazioni di veicoli elettrici a batteria (Bev) sono aumentate di oltre il 25 per cento dall’inizio dell’anno, a 255.489, con una quota di mercato del 15,2% a fine febbraio. Ma questo non ha aiutato Tesla, già in difficoltà in altri mercati. Il gruppo guidato da Elon Musk ha venduto circa 19.000 unità nell’Ue a gennaio e febbraio, il 49% in meno rispetto all’anno precedente”, continua il giornale.

NESSUNA MINIERA DI TERRE RARE IN ITALIA

“C’è il progetto di Glencore per convertire al riciclo delle batterie una parte del deserto industriale di Portovesme, in Sardegna. Quello di un’altra multinazionale, la belga Solvay, per recuperare il palladio nello storico impianto chimico di Rosignano, in Toscana. Quello di un’azienda italiana consolidata, Itelyum Regeneration, per estrarre terre rare da rifiuti elettronici a Frosinone. E quello di una startup padovana, Circular Materials, che vuole costruire cinque impianti per recuperare metalli pesanti dagli scarti liquidi delle industrie. Sono le quattro bandierine italiane tra i 47 progetti strategici selezionati dalla Commissione nel suo piano di autonomia nelle materie prime critiche. Tutti progetti di riciclo, nessuno di estrazione, nonostante riaprire le miniere sia un cavallo di battaglia del governo Meloni. Quattro su 47 è un risultato che mette l’Italia a metà classifica, tra i Paesi che hanno fatto il pieno come Francia (nove, per lo più di trasformazione) o Spagna (sette, con molta estrazione) (…) Sul valore complessivo degli investimenti, secondo la Commissione 22,5 miliardi, i dossier italiani sembrano relativamente piccoli. Il più ricco è quello di Glencore nel Sulcis, che il colosso franco-svizzero delle materie prime stima tra i 350 e i 400 milioni. Il grande sito di Portovesme, dove la produzione di zinco si è fermata, è oggetto di un complesso tavolo di crisi industriale. L’idea della multinazionale è riconvertirne una parte al riciclo delle batterie esauste, da cui recuperare litio e altri materiali riutilizzabili per nuove batterie, in un impianto che sarebbe tra i maggiori d’Europa”, si legge su La Repubblica.

“Solvay, che recupererà dalle marmitte il palladio che usa per produrre acqua ossigenata, e Itelyum regenaration, che riciclerà rifiuti elettronici, non forniscono dettagli. Vale almeno 85 milioni l’espansione di Circular Materials, con la sua tecnologia che recupera nichel, rame e platino, oggi smaltiti in discariche speciali, dalle acque reflue industriali: «Vogliamo aprire altri cinque siti, il secondo in Italia nel 2026, in Francia, Spagna e Polonia, al servizio di industrie dall’elettronica alla difesa – dice il fondatore e Ceo Marco Bersani – l’obiettivo è recuperare 3 mila tonnellate di nichel e rame». (…) progetti di estrazione mineraria. La loro assenza tra quelli presentati dalle imprese italiane e sc elti come strategici da Bruxelles, almeno in questa prima fase, alimenta i dubbi su tempi, costi e fattibilità. Mentre conferma il riciclo come eccellenza nazionale. Tra i 47 compare anche un progetto della svedese Northvolt, grande speranza europea delle batterie appena finita in bancarotta”, continua il giornale.

UE CREERA’ COMITATO CRISI SPECIALE CONTRO CLIMATE CHANGE

“Bruxelles creerà un comitato di crisi speciale per prevenire, monitorare e rispondere alle possibili emergenze climatiche e belliche nell’Unione Europea, rafforzando al contempo la risposta attuale alle emergenze. Lo prevede la bozza del pacchetto Vigilanza Ue che la Commissione presenterà oggi, visto in anteprima dal Paìs. Nel nuovo comitato di crisi saranno rappresentati la Commissione europea, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza e i 27 Stati membri, che riceveranno il sostegno delle agenzie europee nazionali. L’iniziativa, probabilmente avviata entro la fine del 2025, è frutto del rapporto stilato dall’ex presidente finlandese Sauli Niinistö. «L’identificazione precoce di rischi e minacce può far guadagnare tempo prezioso e aiutare a prevenire le crisi o facilitarne la gestione e minimizzarne l’impatto», sottolinea il documento, che è ancora in discussione e potrebbe subire modifiche. (…) il documento stabilisce altre linee guida specifiche, come la raccomandazione a tutta la popolazione di «preparare scorte che consentano di sopravvivere per 72 ore senza aiuti esterni in caso di guerra o crisi climatica». La Commissione punta anche ad accelerare i piani per rafforzare e ampliare il suo servizio di analisi e intelligence, il cosiddetto Centro unico di analisi dell’intelligence dell’Ue (Siac), l’ente che riceve informazioni civili e militari dalle agenzie di spionaggio dei Paesi membri. (…) Montero ha definito «logico» che la Commissione europea «dia raccomandazioni per la prevenzione ai cittadini comunitari», perché facciano scorta di forniture di emergenza. «Ma in questo momento voglio trasmettere un messaggio di tranquillità a tutti i cittadini, dicendo allo stesso tempo che siamo attenti, vigili e lavoriamo per la pace» ha assicurato la vicepremier”, si legge su Il Sole 24 Ore.

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