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Domani tavolo automotive. Torna la tensione sui prezzi del gas. Nomine sotto i riflettori. Che c’è sui giornali

Domani tavolo automotive. Torna la tensione sui prezzi del gas. Finanza e politica pensano già alle nomine nelle partecipate per la prossima primavera. La rassegna Energia

L’incontro che potrebbe dare una svolta alla produzione italiana di auto è a un passo. Domani si terrà il tavolo automotive al Mimit con i ministri Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone, Imparato a rappresentare Stellantis e i sindacati. Torna la tensione sul prezzo del gas. I mercati sono convinti che tornerà a correre, secondo quanto riporta La Repubblica Affari & Finanza. Le ragioni sono diverse, tra cui stoccaggi meno pieni e l’arrivo di un clima più rigido. “Nuove difficoltà ci attendono tra gennaio-febbraio 2025 e nell’inverno successivo”, secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. La finanza e la politica pensano già alle nomine di primavera delle partecipate dello Stato. Tante le poltrone in ballo. Infatti, nel 2025 ci sarà il rinnovo di circa 90 consigli di amministrazione, in cui siedono 400 persone. Nella lista figurano le società di primo livello, direttamente controllate dal Mef, ma anche quelle di secondo livello, controllate attraverso Cdp, Enel, Eni, FS, Leonardo, Poste, stando a quanto si legge su La Repubblica Affari & Finanza. La rassegna Energia.

AUTO, DOMANI TAVOLO AUTOMOTIVE

“Tre ministri per segnare una svolta nel rapporto tra Stellantis e il governo: al tavolo di domani, convocato al Mimit, oltre ad Adolfo Urso ci saranno anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e quello del Lavoro, Marina Calderone. Presenti i sindacati, i presidenti delle Regioni sede di stabilimenti di Stellantis e l’Anfia, l’associazione della componentistica. «Il nostro approccio è molto diverso dalla sinistra, non abbiamo pregiudizi né facciamo favoritismi, vale per Stellantis come per le altre aziende, se l’approccio è costruttivo faremo la nostra parte come fatto finora perché quando si tratta di difendere occupazione e crescita ci trovate in prima fila» ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dal palco di Atreju”, si legge su La Stampa.

“(…) Alcuni dettagli sono emersi nei giorni scorsi: la 500 ibrida e la nuova 500 elettrica prevista per Mirafiori, i nuovi modelli per Pomigliano e Cassino, la centralità di Atessa per i veicoli commerciali del gruppo. Imparato ha già detto che sarà un piano all’insegna della concretezza e ha assicurato che non saranno promesse, ma tutto quello che verrà detto sarà realizzato. Tra le richieste dei sindacati, la possibilità di collocare in Italia la piattaforma Small per le vetture compatte (si parla di Pomigliano o Mirafiori) e chiarimenti sulla gigafactory di Termoli”, continua il giornale.

ENERGIA, TORNA LA TENSIONE SUL GAS

“Il mercato ne è convinto, il prezzo del gas tornerà a correre. Negli ultimi anni i future quotati al Ttf di Amsterdam hanno dimostrato di avere la grinta giusta per scattare oltre i 300 euro al megawattora, ma anche la tenacia per rialzarsi dopo essere sprofondati sotto ai 10 euro durante la pandemia. Il 2024 è iniziato, si può dire, sottotono se paragonato agli anni precedenti, quando, con lo scoppio della guerra in Ucraina a febbraio 2022, l’Europa ha dovuto fare i conti con la propria dipendenza energetica che la legava a doppio fino alla Russia. (…) Il primo punto riguarda gli stoccaggi. Se nei mesi passati i Paesi hanno fatto il pieno di scorte, raggiungendo gli obiettivi comunitari di riempimento al 90%, a novembre è stato registrato il calo dei volumi più importante dal 2016 che ha portato la percentuale a livello Ue già all’80 per cento. I maggiori consumi di gas in Asia, a causa di un’estate di caldo record, hanno tirato i prezzi al rialzo. Allo svuotamento dei “magazzini” europei ha poi contribuito una scarsa produzione di energia eolica per un autunno privo di vento (il cosiddetto Dunkelflaute) e infine un’ondata di freddo nel Vecchio continente, che ha spinto i Paesi a ricorrere più del solito alle scorte dei gas per scaldarsi. «Le temperature, in realtà, sono allineate alla media storica, l’eccezione sono stati gli ultimi due anni », rimarca Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. «Quando parliamo di gas, dobbiamo ragionare sulla domanda giornaliera: in questo periodo, anche se le temperature sono già scese, la richiesta è inferiore ai 200 milioni di metri cubi al giorno, mentre in inverno può arrivare a quota 400 milioni. (…) Ma se negli stoccaggi non c’è abbastanza pressione perché in parte sono già vuoti, non è possibile estrarre i volumi sufficienti per soddisfare la domanda quando raggiunge l’apice». Non bisogna dimenticare che la stagione invernale del gas è iniziata solo il primo ottobre e che le vere ondate di freddo devono ancora arrivare. «Nuove difficoltà ci attendono tra gennaio-febbraio 2025 e nell’inverno successivo. (…) », si legge su La Repubblica Affari & Finanza.

“Il primo gennaio scade l’accordo di transito del gas russo in Ucraina e i negoziati per il rinnovo sono in una fase di stallo. Di recente, i flussi attraverso l’hub di Sudzha sono stati pari a circa 43 milioni di metri cubi al giorno e potrebbero ridursi a zero senza un accordo. In secondo luogo, le sanzioni Usa hanno reso difficile per la Turchia pagare il gas alla Russia, aumentando la probabilità che anche il flusso del Turkstream verso l’Europa venga interrotto. A conti fatti, gli Stati membri e l’Ue nel suo complesso potrebbero faticare a raggiungere gli obiettivi di stoccaggio del 2025. Secondo le stime di Bank of America, in base a ciò che accadrà con la Russia, la regione potrebbe dover sopperire a un deficit di gas di 10 o addirittura 20 milioni di tonnellate. (…) Tabarelli, invece, è un po’ più cauto, e vede i contratti a 50 euro nella prima parte dell’anno, seguiti da una caduta estiva a 30 euro e un rimbalzo tra i 40-45 verso la fine del 2025. A dispetto della differenza nelle cifre, il trend è comune: l’inverno sarà lungo e il gas sempre più caro”, continua il giornale.

ENERGIA, NUOVA TORNATA NOMINE IN PRIMAVERA

La finanza e la politica pensano già alle nomine di primavera delle partecipate dello Stato. Tante le poltrone in ballo. Infatti, nel 2025 ci sarà il rinnovo di circa 90 consigli di amministrazione, in cui siedono 400 persone. Nella lista figurano le società di primo livello, direttamente controllate dal Mef, ma anche quelle di secondo livello, controllate attraverso Cdp, Enel, Eni, FS, Leonardo, Poste, stando a quanto si legge su La Repubblica Affari & Finanza.

“Le nomine di primavera sono ancora lontane ma negli ambienti finanziari e governativi già se ne parla. Le società partecipate dallo Stato sono da sempre oggetto di attenzione non solo delle istituzioni controllanti, come il Ministero dell’Economia e la Cassa Depositi e Prestiti, ma anche del mondo politico. Un’occasione per esponenti del governo, partiti di maggioranza e di opposizione per occupare posizioni che contano negli innumerevoli consigli di amministrazione e anche nei collegi sindacali. Per dare un’idea, secondo le anticipazioni della settima edizione dell’analisi di CoMar – Centro Studi sui rinnovi degli Organi amministrativi delle Partecipate statali, presieduto da Massimo Rossi – nel 2025 si dovrà procedere al rinnovo di circa 90 consigli di amministrazione, in cui siedono 400 persone. «Si arriva a questi numeri considerando sia le società di primo livello, direttamente controllate dal Mef, che quelle di secondo livello, attraverso Cdp, Enel, Eni, FS, Leonardo, Poste»”, si legge su La Repubblica Affari & Finanza.

“Il passaggio di primavera è significativo perché scadono i mandati degli uomini che erano entrati in carica nel 2022 quando il governo Draghi era ancora in sella. (… Poi la scorsa estate un accordo tempestivo con Salvini ha fatto salire Stefano Donnarumma sul treno delle FS. Mentre sul rinnovo dei vertici Cdp si è consumato un lungo tira e molla tra Mef e Palazzo Chigi che alla fine ha portato alla riconferma sia del presidente, Giovanni Gorno Tempini, sia dell’ad, Dario Scannapieco”, continua il giornale.

“La tornata di primavera 2025 riguarderà i cda e i vertici di Snam, Italgas, Fincantieri, Autostrade tra le grandi società quotate, e poi agenzie governative come Invitalia, Sace, Simest, aziende industriali come Ansaldo Energia, Arexpo, Cdp Real State Sgr per arrivare alla Giubileo 2025. (…) le vere decisioni possono saltar fuori la sera prima della pubblicazione delle liste per i nuovi cda, rendendo improvvisamente vecchi nomi e circostanze che hanno dominato le colonne dei giornali nei tre mesi precedenti. (…) Sia Snam che Italgas, per esempio, sono attualmente impegnate in importanti progetti di sviluppo. La prima sta vedendo arrivare la seconda nave rigassificatrice comprata nel 2022 e portando avanti il progetto di potenziamento della Linea Adriatica di metanodotti, progetti che devono garantire gli approvvigionamenti di gas al Paese messi a dura prova dalla crisi russo ucraina. La seconda ha appena varato “un’operazione storica”, come l’ha definita il suo ad Paolo Gallo, mettendo sul piatto più di 5 miliardi tra debito e capitale per portarsi a casa 2i ReteGas, il secondo operatore italiano. Sia Snam che Italgas, dunque, avrebbero bisogno di continuità nella gestione affidata, fino a oggi, a Stefano Venier (ad di Snam) e Paolo Gallo (ad di Italgas). Nonostante ciò il tam tam romano su possibili spostamenti dei due manager è già partito e durerà fino ad aprile. (…) I tre soci di Holding Reti Autostradali, Cdp con il 51%, il resto diviso tra i due fondi Blackstone e Macquarie, dovranno poi decidere se affidare per un altro triennio la gestione di Autostrade per l’Italia a Roberto Tomasi. Il manager sta lavorando al nuovo Piano economico finanziario cercando di conciliare le esigenze dei soci con quelli del ministro delle Infrastrutture e Trasporti Salvini”, continua il giornale.

“Non pare in discussione la conferma di Bernardo Mattarella alla guida di Invitalia, sempre alle prese con la partita difficile dell’ex Ilva e fortemente impegnato nella formazione del polo bancario del sud tra Mediocredito Centrale Banca del Mezzogiorno. L’attuale presidente di Terna in quota Lega, Igor De Biasio, da poco uscito dal cda Rai, dovrà mettere d’accordo i soci Mef, Regione Lombardia e Comune di Milano per proseguire come ad di Arexpo (…) Mentre la Simest, rimasta sotto il controllo di Cdp, dovrebbe vedere la sostituzione del suo presidente Pasquale Salzano, in procinto di diventare ambasciatore in Marocco”, si legge sul giornale.

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