Secondo l’Authority è necessaria la separazione del Gse dalla Borsa elettrica, che si augura anche equidistanza dai soggetti operatori di mercato come Snam e Terna
Indipendenza del Gestore dei Mercati Energetici (il Gme), cioè la Borsa Elettrica, e di quella del gas dal Gse e dai gestori di sitistema come Snam e Terna: è questo quanto richiesto dall’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e i Servizi Idrici con la delibera 896 del 2017 (l’Autorità ha cambiato nome in Arera, diventando l’Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente dal 1 gennaio 2018).
Era stato avviato ben due anni fa il procedimento sul rischio di conflitti di interesse avviato due anni fa con la delibera 500 del 2015, successivamente alle nomine del consiglio di amministrazione del Gme. L’assetto attuale dello stesso, interamente partecipato dal Gse, pone il rischio di – come spiega l’Autorità – “concrete situazioni di pregiudizio della neutralità del Gme, e non consente di escludere che, in futuro, tali situazioni possano verificarsi dato il potere di influenza della società controllante, anche considerando i nuovi e delicati compiti affidati al Gme in tema di monito- raggio e sorveglianza dei mercati e/o in attuazione di norme europee”.
Per il Gse, il “rimedio strutturale” per i potenziali conflitti di interesse sarebbe dunque garantito solo da una revisione dell’assetto societario “volta ad accorciare la catena di controllo e a svincolare il Gme dal controllo societario del Gse”.
A tal proposito, l’Authority spera in un passaggio al controllo diretto del dicastero dell’Economia e dello Sviluppo economico, evidenziando come il Gme deve necessariamente mantenersi equidistante dai soggetti operatori di mercato in acquisto e in vendita, come Snam Rete Gas e Terna.