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Sussidi

Sussidi ai combustibili fossili? In calo ma rimangono a quota 260 mld di dollari

Secondo due ricercatori dell’Agenzia internazionale per l’energia, l’eliminazione graduale delle sovvenzioni favorirebbe il risparmio energetico e gli investimenti in tecnologie più efficienti e pulite

Una corretta conoscenza e determinazione dei prezzi dell’energia è fondamentale per una sana definizione delle politiche di settore. Tuttavia, a causa dei sussidi energetici statali, i prezzi che i consumatori finiscono per pagare in molti paesi sono spesso ben al di sotto del loro reale valore di mercato. E questo senza trascurare il fatto che il prezzo dell’energia finisce per non riflettere pienamente l’insieme dei costi sociali e ambientali ad esso connessi. È quanto sostengono Toshiyuki Shirai e Zakia Adam del team del World Energy Outlook dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) in un commentato dedicato al sostegno finanziario alle fonti fossili.

Sussidi globali ai combustibili fossili in calo ma a quota 260 miliardi di dollari

Secondo gli autori, il valore stimato delle sovvenzioni per questa tipologia di combustibili a livello globale è diminuito del 15% nel 2016, scendendo a 260 miliardi di dollari, il livello più basso da quando l’Aie ha cominciato l’analisi all’interno del World Energy Outlook (Weo), dieci anni fa. Il Weo 2017 ha mostrato che per la prima volta, la maggior parte dei sussidi globali a favore del consumo di combustibili fossili è andata a cercare di mantenere artificialmente bassi i prezzi dell’elettricità (per il 41%), andando a incidere in particolare sul petrolio. Tuttavia, osservano gli analisti dell’Aie, nonostante la cifra complessiva del sostegno economico sia in diminuzione, quest’ultima rimane in ogni caso più alta di quanto speso dai governi per il sostegno alle energie rinnovabili: nel 2016 gli aiuti alle fonti verdi nella produzione di energia elettrica sono ammontate in totale a 140 miliardi di dollari.

petrolioLe sovvenzioni incoraggiano lo spreco di energia

I governi possono avere delle buone ragioni per rendere il costo dell’energia più accessibile, per esempio per favorire i gruppi più poveri e vulnerabili. Molte sovvenzioni, tuttavia, prendono di mira degli obiettivi “errati andando a incidere in misura sproporzionata sui segmenti più ricchi della popolazione, che utilizzano cioè, molto combustibile sussidiato”. In pratica, ammettono Shirai e Adam, la maggior parte degli aiuti economici alle fonti fossili ha l’effetto di “incoraggiare i consumatori a sprecare energia, finendo con l’esercitare una maggiore pressione sui sistemi energetici e sull’ambiente e andando a pesare sui bilanci pubblici”. Inoltre, proseguono i due ricercatori dell’Agenzia internazionale per l’energia, i sussidi finanziari costituiscono un ostacolo anche per un futuro energetico più pulito ed efficiente. Per questo, sottolineano, l’Aie continua ad essere un “forte sostenitore” degli sforzi internazionali per eliminarli, contribuendo innanzitutto a fare luce sulla questione.

Le riforme si concentrano soprattutto sul settore trasporti ma non basta

Il calo dei sussidi petroliferi nel 2016 e l’aumento della quota di elettricità, osservano Shirai e Adam, riflettono alcuni sviluppi dei prezzi a breve termine, ma rivelano anche una nuova serie di sfide da superare. In molti paesi le riforme si concentrano spesso e  in primo luogo sui prodotti petroliferi utilizzati per i trasporti. Alcuni sviluppi degni di nota riferiti allo scorso anno sono stati registrati in particolare in Medio Oriente, dove molti paesi hanno aumentato i prezzi della benzina e del gasolio: tra questi Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Anche se il Medio Oriente rimane la regione con la quota maggiore di sovvenzioni totali (circa il 30% del totale), il valore stimato di queste sovvenzioni è diminuito drasticamente, da circa 120 miliardi di dollari nel 2015 a 80 miliardi di dollari l’anno successivo. La battaglia per ridurre le sovvenzioni sul petrolio è lungi dall’essere conclusa, sottolineano i ricercatori dell’Aie, che precisano: “I governi potrebbero subire pressioni per ripristinare i sussidi a benzina e gasolio quando i prezzi del petrolio cominceranno ad aumentare. Ma la nostra analisi evidenzia anche la necessità di andare oltre il settore dei trasporti in altri settori che potrebbero essere ancora più difficili da riformare”. Ad esempio, uno studio separato condotta dal gruppo del World Energy Outlook nel 2017 sulle sovvenzioni nelle economie della cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec), ha mostrato che il valore degli aiuti ai prodotti petroliferi per il settore trasporti è diminuito di oltre la metà dal 2010, soprattutto a causa delle riforme dei prezzi. Di conseguenza, la maggior parte delle restanti sovvenzioni in questa regione sono ora destinati al settore residenziale, principalmente per l’elettricità ma anche per il gas naturale e il Gpl.

Le sovvenzioni sull’elettricità impattano sui conti delle utility pubblichepetrolio

Anche le riforme dei prezzi dell’elettricità sono all’ordine del giorno in molti paesi, come ad esempio Argentina e Indonesia che nel 2017 hanno fornito due importanti esempi. Ma c’è da considerare, ammettono i due ricercatori, che le politiche di aiuto sono anche una delle principali ragioni alla base del cattivo stato finanziario di alcune società che erogano energia nell’ambito del servizio pubblico. Infatti, a giudizio di Shirai e Adam, finiscono per compromettere la loro capacità di investire in nuove infrastrutture energetiche. “La riforma dei prezzi non è mai un compito facile, in quanto finisce per avere un impatto diretto sulla vita quotidiana dei cittadini. Tuttavia, se non si riesce ad affrontare la questione della tariffazione dell’elettricità, in futuro si rischia di gravare su tutti con un onere insostenibile, data la probabilità di un aumento dei costi del carburante e della quota crescente dell’elettricità nei consumi finali”.

Da stop a sussidi migliore allocazione risorse per investimenti in tecnologie più efficienti e pulite

“I vantaggi di una riforma ben pianificata sono di ampia portata. Eliminare gradualmente le sovvenzioni significa migliorare l’allocazione delle risorse del sistema energetico, mettendo in luce incentivi per il risparmio energetico e per gli investimenti in tecnologie più efficienti e pulite. Le risorse finanziarie risparmiate grazie alla riforma delle sovvenzioni possono essere utilizzate per perseguire altri obiettivi di politica pubblica, compreso un sostegno mirato per garantire ai poveri un accesso continuo all’energia. Vi è un numero crescente di prove, basate su numerosi studi di casi specifici, a sostegno dell’opinione secondo cui riforme ben concepite e attuate con cura possono portare grandi benefici”, concludono gli analisti dell’Agenzia internazionale per l’energia.

UELa situazione in Europa

Secondo i dati emersi dal Rapporto Internazionale “Transizione 2020: Monitoraggio dei sussidi ai combustibili fossili in Europa”, realizzato da ODI (Overseas Development Institute) e CAN Europe (Climate Action Network), tra il 2014 e il 2016 undici Stati dell’Ue hanno distribuito più di 112 miliardi di euro all’anno per sostenere la produzione e il consumo dei combustibili fossili. Il settore dei trasporti rimane il primo beneficiario con più di 49 miliardi di euro, pari al 44% del totale del sostegno pubblico identificato. L’Italia nel 2016 ha investito 15,2 miliardi di euro in sussidi, tra diretti e indiretti e in forme diverse (esoneri dall’accisa, sconti, finanziamenti per opere, ecc) alle fonti fossili.

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