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Biden vuole vietare i software made in China sulle auto. È la fine dei rivali di Tesla?

Biden propone di vietare i software cinesi sulle auto elettriche che viaggiano sulle strade americane. Per quale ragione? È la fine dei rivali di Tesla?

L’amministrazione Biden è di nuovo nell’occhio del ciclone. Sul banco degli imputati questa volta finisce la proposta di vietare l’utilizzo di software made in China all’interno delle auto elettriche che viaggiano su autostrade e strade americane. Una mossa ufficialmente pensata per motivi di sicurezza nazionale, ma il dubbio è che nasconda la volontà di colpire i rivali asiatici di Tesla, favorendo la casa produttrice Usa, che non naviga in buone acque.

BIDEN: NO A SOFTWARE CINESI SU AUTO

Il 23 settembre l’amministrazione Biden ha annunciato una nuova serie di proposte che vieteranno l’utilizzo di software di origine cinese sulle automobili che viaggiano su autostrade e strade americane. Una mossa intrapresa ufficialmente per motivi di sicurezza nazionale, secondo il consigliere e il segretario del Commercio Usa Jake Sullivan e Gina Raimondo.

Infatti, Biden teme che i cinesi possano ascoltare le conversazioni degli americani o avere accesso a infrastrutture critiche.

“Le auto oggi hanno telecamere, microfoni, localizzazione GPS e altre tecnologie collegate a internet. Non ci vuole molta immaginazione per capire come un avversario straniero con accesso a queste informazioni potrebbe rappresentare un serio rischio sia per la nostra sicurezza nazionale che per la privacy dei cittadini americani”, ha detto Raimondo, secondo quanto riporta The Street.

“Molte di queste tecnologie raccolgono grandi quantità di informazioni sui conducenti. Questi si connettono anche costantemente con dispositivi personali, con altre auto, con le infrastrutture critiche e con i produttori originali di veicoli e componenti”, ha detto Sullivan.

POLESTAR: RISCHIO REAZIONE A CATENA AUTOMOTIVE

A voler pensare male, però, le regole potrebbero essere un nuovo stratagemma per colpire i concorrenti asiatici di Tesla, in particolare BYD, Polestar e Xiaomi. Polestar, in particolare, ha già criticato pubblicamente la proposta, sottolineando che potrebbe provocare una reazione a catena nell’industria automobilistica. Secondo il produttore di proprietà di Geely le nuove norme potrebbero “vietare effettivamente” al marchio di vendere le sue auto elettriche negli Stati Uniti, inclusi modelli come la Polestar 3, costruita nella Carolina del Sud. Per questa ragione, l’azienda chiede norme più specifiche.

“La proposta creerebbe interruzioni di impatto per l’industria automobilistica già notevolmente messa alla prova. Diversi aspetti della norma proposta possono soffocare l’innovazione tecnologica, danneggiare l’efficienza della catena di approvvigionamento e richiedere numerosi interventi normativi per fornire chiarezza”, ha detto Polestar, secondo quanto riporta The Street.

Un vero e proprio terremoto che colpirà Polestar in un momento già complicato per l’impresa. Infatti, sta affrontando una importante crisi fiscale, tanto da essere ad un passo dall’essere cancellata dal NASDAQ.

BIDEN FA INFURIARE ANCHE FORD

Polestar non è l’unico costruttore di automobili a criticare e segnalare le lacune nella proposta dell’amministrazione Biden.

“Un certo linguaggio nella regola proposta potrebbe essere interpretato in modo eccessivamente ampio e inutilmente espansivo”, ha commentato Ford.

“Più specificamente, la norma proposta potrebbe essere letta come un modo per vietare la vendita di veicoli connessi se questi sono stati assemblati all’interno della giurisdizione di un avversario straniero o da una consociata estera di un automobilista statunitense, anche se non è coinvolto nessun avversario straniero nella progettazione o nello sviluppo dei componenti interni del veicolo”, si legge nel commento.

GOVERNO MESSICANO IN ALLARME

Critiche piovono anche dal governo messicano, secondo cui la proposta potrebbe avere un “impatto sostanziale sull’industria automobilistica del Messico,” poiché i costruttori di automobili da BMW a General Motors approfittano delle attuali regole per produrre le loro auto in Messico a causa di minori costi di manodopera e produzione.

“Dal punto di vista economico, tra gli altri effetti, comporta potenziali barriere commerciali, interruzioni delle catene di approvvigionamento, aumento dei costi di produzione e un possibile rischio di riduzione dell’occupazione diretta e indiretta nel settore all’interno del paese.”

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