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Biocarburanti, la rivoluzione “verde” che può abbattere le emissioni del 90%

Dalla canna da zucchero ai residui forestali, il mondo punta su etanolo e biodiesel per decarbonizzare i settori più inquinanti come l’aviazione. Tuttavia, il loro costo resta il principale ostacolo alla diffusione, mentre le associazioni ambientaliste sollevano dubbi sulla loro reale neutralità climatica. Un’analisi dell’Handelsblatt svela il potenziale e le sfide di una tecnologia chiave per il futuro.

I biocarburanti rappresentano attualmente appena il 5% del consumo energetico globale nei trasporti stradali, ma potrebbero ridurre le emissioni di gas serra fino al 90% in settori industriali chiave. È quanto emerge da un’analisi dell’Handelsblatt, pubblicata nell’ambito di una serie dedicata alle innovazioni ecologiche che potrebbero rivoluzionare il panorama energetico mondiale. L’articolo del quotidiano tedesco, supportato scientificamente dal think tank indipendente Future Cleantech Architects (FCA), evidenzia come la produzione mondiale di biocarburanti abbia raggiunto circa 200 milioni di tonnellate nel 2023, aprendo nuove prospettive per l’industria dei combustibili alternativi.

LE DUE TIPOLOGIE PRINCIPALI

La produzione contemporanea di biocarburanti si concentra prevalentemente su due tipologie principali. Il bioetanolo costituisce circa il 65% del totale, ottenuto attraverso la fermentazione degli zuccheri presenti in vegetali come mais e canna da zucchero mediante l’utilizzo di lieviti specifici. Gli Stati Uniti mantengono una posizione dominante in questo segmento, rappresentando oltre la metà della produzione globale attraverso la lavorazione del mais. Il biodiesel occupa un ulteriore 30% del mercato, derivando dalla trasformazione di oli vegetali provenienti da colza, soia e girasole, oltre che da oli alimentari esausti trattati con metanolo. René Severens, analista della FCA, sottolinea le potenzialità significative di questi combustibili alternativi per la riduzione delle emissioni nocive in settori industriali strategici, evidenziando tuttavia come i biocarburanti non rappresentino una soluzione universale per la neutralità climatica, considerando che la loro applicazione risulta più appropriata in specifici ambiti rispetto ad altri.

INNOVAZIONI TECNOLOGICHE E NUOVE MATERIE PRIME

Le recenti innovazioni hanno aperto nuove prospettive per lo sviluppo di biocarburanti derivanti da fonti non alimentari, scrive l’Handelsblatt. Negli ultimi anni si sono registrati progressi significativi nell’utilizzo di materiale cellulosico e colture di copertura per la produzione di combustibili sostenibili. Particolare attenzione viene rivolta al “covercross”, una coltura intercalare che consente la produzione di carburante anche dai residui forestali, offrendo alternative innovative alle materie prime tradizionali.

Tuttavia, permangono sfide economiche considerevoli: all’inizio di quest’anno il biodiesel costava circa 1,10 dollari al litro, contro gli 0,84 dollari del diesel convenzionale. Per il trasporto stradale e merci, l’elettrificazione risulta più conveniente economicamente, oltre a garantire benefici aggiuntivi come la riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico.

SETTORI DI APPLICAZIONE STRATEGICA E CRITICITÀ AMBIENTALI

L’aviazione rappresenta il settore di maggiore interesse per l’implementazione dei biocarburanti, considerando le limitazioni tecnologiche attuali delle batterie e dei serbatoi di idrogeno rispetto ai vincoli di peso e operativi del trasporto aereo. Secondo gli esperti, questo comparto dovrebbe prioritariamente concentrarsi sull’utilizzo di biocarburanti, nonostante i costi elevati e la disponibilità limitata.
Le associazioni ambientaliste sollevano tuttavia preoccupazioni sulla reale neutralità climatica dei biocarburanti. Si evidenzia come le operazioni agricole meccanizzate, la fertilizzazione azotata e la produzione di fertilizzanti minerali generino quantità significative di gas serra. Inoltre, la trasformazione dei raccolti in etanolo o biodiesel richiede considerevoli quantità di energia, potenzialmente derivante da fonti fossili.

SOLUZIONI INNOVATIVE E PROSPETTIVE FUTURE

Aziende innovative, i cui nomi sono per ora noti quasi solo agli addetti ai lavori, stanno sviluppando soluzioni per superare la competizione tra colture alimentari e biocarburanti. In particolare il covercross – sottolinea il quotidiano economico tedesco – sviluppato dall’azienda statunitense Covercress, rappresenta una coltura intercalare seminata dopo il raccolto principale, con la funzione di reintegrare il terreno con nutrienti essenziali. Cinque chilogrammi di semi di questa pianta producono un litro di olio pregiato, offrendo agli agricoltori una fonte di reddito aggiuntiva senza compromettere la produzione alimentare.

Grandi corporazioni internazionali hanno riconosciuto il potenziale di queste innovazioni. Il gruppo chimico tedesco Bayer detiene una partecipazione di maggioranza in Covercress, mentre Bunge e Chevron mantengono investimenti nella società. Bayer ha inoltre stabilito partnership strategiche con Neste, produttore finlandese di carburanti rinnovabili, per promuovere la coltivazione della colza invernale nelle Great Plains meridionali.

Una spinta arriva anche da alcuni governi. L’amministrazione Trump, ad esempio, ha implementato modifiche significative nelle politiche sui biocarburanti, estendendo gli incentivi fiscali per i combustibili sostenibili fino al 2031 e modificando i metodi di calcolo delle emissioni totali. Queste modifiche, che escludono il calcolo dell’uso indiretto del suolo, rendono i biocarburanti apparentemente più rispettosi dell’ambiente, favorendo in particolare la produzione di etanolo da mais.

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