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Biomasse

Biomasse, Di Cosimo (Ebs): Servono quadro giuridico certo e rinnovo incentivi

“Ci aspettiamo che il Governo prenda atto degli enormi benefici che il nostro settore produce a livello ambientale, sociale ed economico e confermi l’esigenza di rifinanziare le nostre attività al termine del periodo incentivante”, ha detto a ENERGIA OLTRE il presidente dell’Associazione Energia da biomasse solide Antonio Di Cosimo

C’è un settore in Italia che potrebbe aiutare il paese a raggiungere gli obiettivi previsti dai target climatici dell’Unione europea ma che al momento, nonostante una filiera che occupa cinquemila lavoratori, è al di sotto della media Ue per la produzione di energia rinnovabile. Si tratta delle biomasse, un comparto che potrebbe diversificare il portafoglio agricolo, riducendo i costi delle imprese e valorizzando il patrimonio boschivo.

COSA SONO LE BIOMASSE

Le biomasse solide sono intese come la parte biodegradabile ricavata dalla manutenzione dei boschi e delle attività agricole e agroindustriali. Il settore attinge, per la produzione di energia elettrica, principalmente da gestione del bosco, residui di campo delle aziende agricole, sottoprodotti derivanti dall’espianto, sottoprodotti lignocellulosici come la paglia, residui delle attività di lavorazione dei prodotti agroalimentari e forestali, biomassa vergine ottenuta dalla lavorazione del legno (esclusa dal regime dei rifiuti) e anche, in minor parte, da colture dedicate agricole e forestali.

LE DIFFICOLTA’ DEL SETTORE. DI COSIMO: SERVONO QUADRO GIURIDICO CERTO E RINNOVO INCENTIVI

Il settore si trova, tuttavia, di fronte a molte difficoltà per poter spiccare il volo come ci spiega in questa intervista il presidente dell’Associazione Ebs (Energia da biomasse solide) Antonio Di Cosimo: “Le maggiori difficoltà sono rappresentate dall’incertezza legislativa legata alla mancata decretazione dell’articolo 24, comma 8, Dlgs 28/2011 e all’attesa del FER2. Chiediamo alle Istituzioni un quadro giuridico certo; tutte le centrali aderenti a EBS hanno degli incentivi in scadenza e senza un rinnovo di queste forme di contributo è impossibile per loro proseguire l’attività – ha precisato il presidente a ENERGIA OLTRE -. Il risultato sarebbe una forte penalizzazione della quota di energia rinnovabile prodotta nel nostro Paese, quota che è già stata considerata nel calcolo per il raggiungimento degli obiettivi del PNIEC 2030”.

LE CONSEGUENZE DEL MANCATO RINNOVO DEGLI INCENTIVI IN SCADENZA

Le conseguenze per il Sistema Italia, nel caso di un mancato rinnovo degli strumenti di promozione dell’energia prodotta da biomasse solide, sarebbero infatti molteplici: innanzitutto la quota di produzione di energia prodotta dagli impianti di produzione elettrica da biomasse è stata già considerata ai fini degli obiettivi del PNIEC e il mancato rinnovo degli aiuti al settore – che è uno dei pochi che sopporta il costo della materia prima, generando un impatto positivo sul sistema Paese – genererebbe un ulteriore gap sugli obiettivi al 2030. In secondo luogo l’impatto sul settore agricolo e agroindustriale (filiera vitivinicola ed olearia), sul settore agroforestale e sull’indotto (perdita di 5.000 posti di lavoro e conseguenti costi per Cassa Integrazione) sarebbe di vasta portata considerando che il 90% delle biomasse impiegate dal comparto per la produzione di energia rinnovabile sono di provenienza nazionale.

A ciò occorre aggiungere i problemi legati alla corretta manutenzione del patrimonio forestale, di cui le biomasse per uso energetico sono l’anello finale, perché consentono di ridurre il rischio idrogeologico e degli incendi chiudendo pertanto il ciclo di un’economia circolare e sostenibile. Infine, occorre considerare anche il fatto che le biomasse sono una delle poche FER programmabili e tutti gli impianti di taglia rilevante hanno sistemi di abbattimento degli inquinanti, con controllo in continuo delle emissioni.

LA PRODUZIONE ENERGETICA DEGLI IMPIANTI EBS E I BENEFICI ECONOMICI

Per capire l’importanza del settore, basti pensare che la produzione degli impianti EBS, pari ad oltre 3 milioni di MWh anno, evita l’immissione in atmosfera di 1,5 milioni di tonnellate di CO2, rispetto ai combustibili fossili. Se non venisse opportunamente destinata in impianti controllati, la biomassa combustibile potrebbe essere oggetto inoltre di abbruciamenti in campo o fermentazioni spontanee con conseguente maggiori e nocive emissioni di CO2 e PM 2,5 in atmosfera. La gestione forestale fornisce, tra l’altro, un contributo significativo nelle strategie di mitigazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e di messa in sicurezza del territorio. Dal 2010 al 2013 il costo del dissesto è stato quantificato in 7.5 miliardi di euro (fonte: Alleanza delle cooperative italiane, 2015). Si può verosimilmente stimare che il settore delle biomasse possa apportare un beneficio al dissesto idrogeologico pari all’1% del costo totale, vale a dire 75 milioni di euro annui.

Non solo: si stima che a livello nazionale, il quantitativo disponibile di potature del verde urbano si attesti intorno ai 3-4 milioni di tonnellate/anno, con un costo di smaltimento di circa 180-240 milioni di euro a fronte di un possibile ricavo, in caso di utilizzo energetico, di 80-120 milioni. Il beneficio economico complessivo per l’amministrazione pubblica potrebbe aggirarsi quindi, sommando al mancato costo il possibile ricavo, tra 260-360 milioni di euro/anno. Grazie al settore, insomma, lo Stato gode di benefici fiscali annui diretti ed indiretti: oltre al beneficio derivante dalle imposte dal prelievo fiscale dell’indotto che le stime equiparano a una somma di 442.000 euro per MW installato.

DI COSIMO: DA PATUANELLI FORTE ATTENZIONE SUI NOSTRI TEMI

Per fortuna il neo ministro della Politiche agricole Stefano Patuanelli sembra aver iniziato con il piede giusto: “Il Ministro Patuanelli ha già dimostrato una forte attenzione sui nostri temi – ha sottolineato Di Cosimo sempre a ENERGIA OLTRE -. Nel discorso programmatico di insediamento ha citato espressamente le biomasse e ha sottolineato l’importanza della loro valorizzazione anche in ottica di diversificazione del portafoglio agricolo e di riduzione dei costi per le imprese. Ha poi ricordato che valorizzando le biomasse da filiera corta si tutela anche il patrimonio boschivo. C’è dunque consapevolezza che la produzione di energia elettrica da biomasse solide, attraverso il sistema dei contratti di filiera, dà un contributo fondamentale al mantenimento sostenibile delle foreste e del settore agroalimentare. Ci aspettiamo che il Governo prenda atto degli enormi benefici che il nostro settore produce a livello ambientale, sociale ed economico e confermi l’esigenza di rifinanziare le nostre attività al termine del periodo incentivante”.

Purtroppo nel Recovery Plan non c’è traccia per il momento di sostegno al settore, ma Di Cosimo non sembra preoccupato: “Secondo quanto ci risulta non siamo presenti nel Recovery plan ma ciò non esclude che di fronte ad un sistema giuridico certo il nostro settore sarà pronto ad intervenire con investimenti adeguati”, ha concluso.

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