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Canada

Come la transizione energetica minaccia i lavoratori del petrolio in Canada

Anche il Canada parla della necessità di una transizione “giusta” per i lavoratori del petrolio. Ma non è detto che il settore delle energie pulite possa assorbirli tutti

Tre quarti degli occupati nel settore del petrolio e del gas in Canada, il quarto maggiore produttore di greggio al mondo, potrebbero perdere il loro posto di lavoro nei prossimi anni. C’entrano la transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili in corso a livello internazionale e la necessità dei governi – non solo quello di Ottawa – di onorare gli impegni presi per la riduzione delle emissioni di gas serra.

450MILA POSTI DI LAVORO SU 600MILA A RISCHIO

Un rapporto del centro di analisi TD Economics stima che al 2050 – la data generalmente fissata per il raggiungimento della neutralità carbonica – fino a 450mila dei 600mila posti di lavoro diretti e indiretti nel settore oil & gas canadese sono a rischio cancellazione per via della minore domanda di combustibili fossili.

Il rapporto invita allora i governi a mettere a punto dei piani per la ricollocazione degli occupati nel comparto degli idrocarburi. Il rischio, avvertono gli autori dello studio, è che si verifichi una situazione simile a quella di fine anni Novanta-inizio Duemila, quando la rivoluzione tecnologica e l’automazione portarono all’eliminazione di molti posti lavoro a media specializzazione e reddito nell’industria manifatturiera di Canada e Stati Uniti.

TD Economics precisa che la domanda di combustibili fossili non svanirà completamente in gran parte degli scenari di “zero netto”. Ma una sua diminuzione è estremamente probabile, e rappresenta un rischio economico e sociale per quei paesi più dipendenti dallo sfruttamento di queste risorse. L’industria degli idrocarburi ha un peso notevole sul PIL e sulle esportazioni canadesi; ma essendo responsabile di oltre un quarto del totale delle emissioni di gas serra del paese, sarà anche uno dei principali bersagli delle politiche climatiche nazionali.

DIFFICOLTÀ DI RICONVERSIONE

A fine aprile il primo ministro Justin Trudeau ha annunciato che il Canada ridurrà le sue emissioni del 40-45 per cento rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030.

Secondo Francis Fong, economista a TD Economics e co-autore del rapporto, è semplicistico e rischioso pensare che i lavoratori sfollati del settore oil & gas possano venire facilmente e interamente assorbiti dall’industria delle energie pulite.

C’è innanzitutto un problema di competenze, che sono diverse. E poi i posti di lavoro nelle energie “verdi” sono più “sparpagliati” dal punto di vista geografico, al contrario di quelli oil & gas che si concentrano nei pressi dei giacimenti naturali delle risorse. C’è infine un problema di intensità di manodopera: gli impianti rinnovabili non richiedono la stessa quantità di operai di una miniera di carbone o di una centrale a gas.

Il report invita il governo federale e quelli provinciali del Canada a lavorare con l’industria delle energie pulite per identificare le competenze lavorative necessarie e mettere a punto dei programmi di riqualificazione. Ma anche a concentrarsi su quelle comunità che subiranno maggiormente l’impatto della transizione energetica e il distacco dagli idrocarburi, per individuare strategie di sostegno e di sviluppo.

TRANSIZIONE GIUSTA

Seamus O’Regan, ministro canadese delle Risorse naturali, ha parlato della necessità di una transizione “giusta”. Ha detto al quotidiano The Globe and Mail che “le persone che hanno costruito il nostro settore del petrolio e del gas sono le stesse persone che ridurranno le emissioni, che costruiranno le energie rinnovabili”.

Sonya Savage, la ministra dell’Energia dell’Alberta – la provincia del Canada occidentale dove si concentrano le riserve petrolifere –, ha detto che il governo locale si sta concentrando sulle tecnologie per le nuove energie come l’idrogeno e la geotermia che possono rappresentare “delle opportunità per la nostra provincia per sfruttare le competenze e l’esperienza dei nostri lavoratori del settore energetico nella diversificazione della nostra economia”.

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