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Carbone, il Carroccio chiede lumi al Mise sulla centrale di La Spezia

La questione nasce dal fatto che si è resa necessaria l’applicazione del protocollo di emergenza che prevede la riaccensione dell’impianto Enel a carbone di La Spezia per scongiurare il rischio di un blocco nel sistema elettrico nazionale dopo il sisma verificatosi in Francia

Quale sarà il futuro della centrale a carbone di La Spezia, in Liguria. La richiesta arriva direttamente dal leghista Lorenzo Viviani al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, in un’interrogazione presentata alla Camera.

LA VICENDA PARTE DAL SISMA IN FRANCIA

Tutto parte dal recente sisma di magnitudo 5.4 registrato lunedì 11 novembre 2019 in tutta l’area centromeridionale della Francia, a circa 250 chilometri dal confine piemontese con l’Italia. “L’Autorità francese per la sicurezza nucleare ha disposto la chiusura precauzionale di tre dei quattro reattori dell’impianto per effettuare alcuni controlli, di fatto azzerando l’approvvigionamento energetico dalla Francia e richiedendo ad Enel una reazione rapida per garantire sostentamento al sistema energetico nazionale”, ha evidenziato Viviani che ha ricordato come la centrale nucleare francese di Cruas-Meysse, situata nel dipartimento dell’Ardèche, può produrre a pieno regime fino a 3.600 Megawatt di energia elettrica, parte dei quali esportati verso l’Italia.

IL RIAVVIO DELLA EUGENIO MONTALE

La questione nasce dal fatto che “si è resa necessaria l’applicazione del protocollo di emergenza che prevede la riaccensione dell’impianto Enel di La Spezia per sopperire al fabbisogno italiano e scongiurare il rischio di un blocco nel sistema elettrico nazionale – scrive il deputato del Carroccio -. La centrale di Melara (nota come ‘centrale Eugenio Montale’), ferma dalla scorsa primavera, è rientrata in produzione l’11 novembre 2019 e tale emergenza, in un momento molto delicato per il futuro dell’area e nell’attuale condizione di debolezza del sistema elettrico italiano, ha riacceso la polemica sull’effettiva possibilità che Terna autorizzi l’uscita dal carbone entro il 1 gennaio del 2021 per la centrale spezzina: in particolare, si teme che quanto accaduto in via d’urgenza possa giustificare l’estensione dell’utilizzo del carbone nel sito ligure oltre la data prevista e potenzialmente fino al 2028 o, secondo alcuni, addirittura fino al 2029. Un ‘via libera’ che contrasterebbe con le posizioni assunte dagli enti locali, che in queste settimane si sono schierati contro l’ipotesi di una nuova centrale a gas a Vallegrande, in sostituzione della vecchia, e per il rilancio dell’intera area”.

LE RICHIESTE AL MISE

Durante una riunione del mese di giugno 2019 con le amministrazioni liguri, Enel ha infatti “confermato la cessazione al 2021 dell’uso del carbone per la centrale spezzina, in anticipo rispetto alle scadenze previste dal piano nazionale integrato per l’energia e il clima, e si è impegnata a darne ufficiale evidenza procedendo con l’invio della formale richiesta al Ministero dello sviluppo economico – ha ricordato Viviani -. La città di La Spezia e la sua intera provincia hanno pagato per anni le pesanti conseguenze, in termini di ambiente e salute, della centrale a carbone di Melara e non potrebbero sopportare un’ulteriore proroga del termine di chiusura dell’impianto già fissato per 1° gennaio del 2021”. Da qui la richiesta al Mise di sapere se “sia già pervenuta la formale richiesta da parte dell’Enel” e quali iniziative il ministro “intenda adottare per garantire la chiusura della centrale a carbone”.

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