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Assopetroli Assoenergia

Carburanti, ecco le proposte di Assopetroli Assoenergia per il comparto distribuzione

Assopetroli-Assoenergia condivide l’urgenza di affrontare le criticità del settore e ha elaborato delle proposte operative, che saranno condivise anche nell’ambito del tavolo di lavoro ad hoc, già costituito presso il MIMIT, che vede la partecipazione di rappresentanti dei Ministeri competenti, nonché delle principali rappresentanze del settore

Il settore petrolifero, nell’ultimo decennio, è profondamente mutato. In particolare il downstream italiano, ovvero il segmento della distribuzione dei carburanti, ha cambiato pelle sotto la spinta di molti fenomeni, tra cui il progressivo disinvestimento delle “major” petrolifere (sono 4 quelle che oggi continuano ad operare in Italia – Eni, Api, Q8 e Tamoil – alle quali si riconducono circa 12.000 impianti), le fusioni tra operatori, l’ingresso di nuovi player internazionali, la diffusione di operatori indipendenti, le cosiddette “pompe bianche”. È quanto sottolinea la memoria presentata in audizione da Assopetroli Assoenergia, presso la X Commissione, nell’ambito delle risoluzioni 7-00050 Appendino e 7-00079 Peluffo, sul comparto del commercio al dettaglio di carburanti.

Secondo l’associazione “i suddetti fenomeni hanno portato ad una progressiva frammentazione dell’assetto proprietario dell’infrastruttura distributiva che, al 28 febbraio 2023, conta 279 marchi registrati nella banca dati dell’Osservaprezzi del Mimit, ai quali si aggiunge un numero indefinito di marchi non registrati. Tale assetto, pur rappresentando un elemento di debolezza per il compimento di un progetto organico di ammodernamento e riorganizzazione della rete, è garanzia di un’elevata concorrenzialità del mercato”.

Assopetroli Assoenergia ha ricordato poi che “con Legge n. 124/2017 è stata istituita l’Anagrafe Carburanti ma, nelle more dell’introduzione di un obbligo di aggiornamento dei dati in essa contenuti, ad oggi purtroppo questo strumento è in grado di fornire solo una fotografia statica della rete (aggiornata al 2020)”.

20230426_APAE_Slide Audizione ris.Appendino e Peluffo

LE RISOLUZIONI 7-00050 APPENDINO e 7-00079 PELUFFO

Passando alle risoluzioni 7-00050 Appendino e 7-00079 Peluffo, che intendono impegnare il Governo ad assumere iniziative urgenti rivolte al comparto della distribuzione dei carburanti, con particolare riferimento alla necessità di razionalizzare ed ammodernare la rete carburanti, prevedere e tipizzare nuovi modelli contrattuali per i lavoratori del settore ed assicurare la piena implementazione delle norme di contrasto all’illegalità, Assopetroli-Assoenergia “condivide l’urgenza di affrontare le suddette criticità e ha già elaborato delle proposte operative, che saranno condivise anche nell’ambito del tavolo di lavoro ad hoc, già costituito presso il MIMIT, che vede la partecipazione di rappresentanti dei Ministeri competenti, nonché delle principali rappresentanze del settore”.

CONTRASTO ALL’ILLEGALITÀ

Scendendo nei dettagli “il settore della distribuzione dei carburanti, negli ultimi sette anni, è stato al centro della riforma più pervasiva che il diritto tributario abbia mai conosciuto, finalizzata a porre un argine ai diffusi fenomeni fraudolenti in ambito accise e, soprattutto, IVA (secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, circa il 70% delle frodi interessa questo tributo) – sottolinea Assopetroli Assoenergia nella memoria -. Grazie al vigente impianto normativo (di cui si fornisce una descrizione dettagliata in allegato), costruito faticosamente grazie anche alla costante azione di stimolo esercitata dalle associazioni, sono stati ottenuti i primi incoraggianti risultati nel contrasto di quelli che gli organi di controllo hanno accertato essere, in molti casi, non dei meri reati tributari, bensì fattispecie fraudolente connesse all’operatività della criminalità organizzata. Questo dossier è estremamente sensibile e il fenomeno non deve essere sottostimato, né sovrastimato, per evitare ulteriori misure onerose per le PMI, già alle prese con uno stress finanziario senza precedenti”.

“L’unico soggetto titolato a formulare stime affidabili è l’Amministrazione (il MEF), che tra l’altro nel DEF stima il tax gap derivante dall’evasione di accisa nel settore in un range tra 1,5 e 1,7 miliardi (quindi circa il 5/10% del mercato e non il 30%, come talvolta riportato, in modo inaccurato, dalla stampa) – precisa l’associazione -. Nonostante gli sforzi compiuti, il fenomeno dell’illegalità non può ancora dirsi pienamente rientrato; pertanto, per la sopravvivenza degli operatori onesti del settore, è indispensabile che l’amministrazione continui a vigilare e a garantire il pieno e uniforme enforcement delle norme già in essere”.

A tal fine “occorre eliminare quegli ostacoli che, di fatto, possono compromettere il pieno utilizzo di tutto il bagaglio informativo oggi a disposizione della PA, che potrebbe rendere le azioni di controllo più celeri e mirate. Segnaliamo che l’Associazione ha recentemente commissionato all’Istituto Bruno Leoni uno studio, in corso di realizzazione, finalizzato a mappare le informazioni trasmesse dagli operatori alle PA e il grado di condivisione di tali informazioni tra di esse, in modo da sfruttare compiutamente le potenzialità derivanti dall’interoperabilità delle banche dati e da evitare inutili duplicazioni di comunicazioni a carico degli operatori”.

Inoltre, “per rafforzare il contrasto all’illegalità e imprimere un’accelerazione alla riorganizzazione della rete, si potrebbe prevedere il possesso, da parte degli operatori della rete distributiva dei carburanti (siano essi proprietari o gestori), di specifici requisiti soggettivi qui sinteticamente riportati: Non ricadere in uno dei motivi di esclusione di cui all’art.80 del D.lgs.50/2016; Non essere destinatario di provvedimenti giudiziari per reati ai sensi del D.lgs. 231/2001; Comprovabile capacità tecnico-organizzativa ed economica necessaria a garantire la continuità operativa nell’espletamento del pubblico servizio della distribuzione dei prodotti energetici, nonché ogni previsione di cui ai commi 6 bis e 7 dell’art.25 del TUA (per chi assume la gestione del punto vendita); Certificazione relativa alla continuità nei rapporti di fornitura dei diversi prodotti energetici; Essere in regola con la normativa speciale di settore vigente in materia di contratti di gestione per la conduzione dei punti di vendita e di contrattazione collettiva; Essere in regola con la legislazione in materia contributiva, nonché con l’applicazione dei contratti dei lavoratori dipendenti ed il CCNL di settore, previa esibizione del DURC.

“Per ogni rilascio, variazione e/o trasferimento di titolarità dell’autorizzazione e/o della licenza fiscale sarebbe quindi necessario acquisire il nulla osta dell’ADM (di cui al comma 1077, art. 1, della Legge n. 178/2020), salvo i casi di comprovata affidabilità, per cui è ipotizzabile un iter semplificato di rilascio dei titoli”, prosegue l’associazione.

Per quanto attiene i requisiti oggettivi, per i c.d. impianti “dormienti” o “semi-dormienti”, quali ad esempio quegli impianti soggetti a sospensiva pressoché ad libitum, “si ritiene opportuno provvedere d’ufficio alla revoca automatica della licenza mutuando nella sostanza, con i necessari adattamenti, la disciplina vigente per i depositi commerciali di prodotti energetici”, si legge nella memoria.

TRANSIZIONE ENERGETICA E RICONVERSIONE DELL’ASSETTO DISTRIBUTIVO

“La rete di distribuzione dei carburanti è un’infrastruttura strategica per il Paese ed il suo ammodernamento garantirà, anche in futuro, l’offerta di ogni forma di energia e di servizi per la mobilità. Per traguardare questo obiettivo è necessario però un intervento organico di riforma, che nasca dal confronto tra le istituzioni e gli operatori del settore e definisca le traiettorie lungo le quali avviare questo processo di ammodernamento e riconversione degli asset. Tale processo condurrà inevitabilmente per una riduzione del numero degli impianti, oggi in eccesso e pertanto disottimizzati rispetto alle reali esigenze”, continua la memoria.

“Tuttavia, un piano di razionalizzazione coatto, che imponga la chiusura di impianti che, seppur a basso erogato, rispettano la normativa di settore e sulla sicurezza stradale, non sarebbe compatibile con l’attuale configurazione del mercato della distribuzione dei carburanti. Quello della distribuzione dei carburanti, infatti, è un contesto pienamente liberalizzato; imporre delle chiusure equivarrebbe ad una limitazione della libertà d’impresa, con l’effetto di produrre una serie di ricorsi che impedirebbero sul nascere ogni processo di riforma e riassetto della rete – si legge nel testo -. Pertanto, la chiusura degli impianti deve essere lasciata alla volontà degli operatori, che però devono essere incentivati a chiudere quella parte di rete che, seppur compatibile, risulta inefficiente e priva delle caratteristiche per essere sostenibile anche in futuro. In siffatto scenario, il successo di qualsivoglia piano di razionalizzazione e di riconversione degli impianti di distribuzione in poli muti-energie e multi-servizi dipenderà dalle risorse pubbliche che saranno destinate a tal fine”.

Per incentivare le chiusure volontarie dei punti di vendita occorre quindi agire su diversi fronti, chiede Assopetroli Assoenergia: Prevedere un iter semplificato per le bonifiche delle aree dismesse; Contribuire ai costi di rimozione e bonifica (rifinanziando con fondi pubblici il fondo indennizzi); Sostenere con indennizzo le gestioni degli impianti chiusi (ammortizzatori sociali); Incentivare lo sviluppo dell’offerta di prodotti e servizi per la mobilità low carbon.

Per finanziare le suddette misure di sostegno “è necessario fare leva sul PNRR, nel quale l’Italia dovrà aggiungere un nuovo capitolo collegato all’implementazione del piano RePowerEU. L’obiettivo di quest’ultimo piano, come è noto, è garantire la sicurezza energetica dell’Unione europea e accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili. Investire sulla rete, in quanto asset cruciale per la distribuzione e la diffusione dei nuovi carburanti low carbon del futuro, è una precondizione essenziale per raggiungere i target fissati dal piano stesso e, pertanto, un’azione alla quale dare massima priorità”, continua la memoria aggiungendo che “le risorse potranno inoltre provenire dal Fondo di Coesione, in quanto tra gli obiettivi strategici di questa politica vi sono anche la transizione industriale e la promozione delle energie verdi”.

Nel dettaglio sulla proposta per la chiusura volontaria degli impianti, “questa si potrebbe differenziare a seconda che i punti vendita (pv) da chiudere siano localizzati in ambito urbano o extra-urbano, ritenendo, quest’ultimo, l’ambito territoriale all’interno del quale privilegiare la riconversione/implementazione degli impianti di distribuzione carburanti in luoghi per la mobilità ecosostenibile”, evidenzia l’associazione che per i pv da chiudere in ambito urbano si propone di: Incentivare le chiusure attraverso una procedura semplificata per lo smantellamento e la bonifica delle aree. A tal fine, occorre prorogare gli effetti della L.124/2017 sino al 2026; L’operatore può decidere di riconvertire l’area dismessa, usufruendo delle agevolazioni connesse alla chiusura della parte oil, installando punti di ricarica, con la possibilità di mantenere/ottenere delle licenze commerciali congiuntamente all’esistenza del punto vendita e, eventualmente, anche un premio di cubatura per la realizzazione di ulteriori attività collaterali. Per le gestioni degli impianti chiusi devono essere previste forme idonee di ammortizzatori sociali.

Per i PV da chiudere in ambito extra-urbano l’associazione propone di: Incentivare le chiusure attraverso una procedura semplificata per lo smantellamento e la bonifica delle aree. A tal fine occorre prorogare gli effetti della L.124/2017 oltre la scadenza di agosto 2023; Favorire la riconversione delle aree dismesse mediante l’installazione di isole di ricarica FAST o SUPER FAST. Tale scelta, come già disposto dal DM PNRR, deve essere prioritaria rispetto all’individuazione di nuove aree fuori dalla rete distributiva. In tal modo sarà evitato un eccessivo consumo di suolo e si perseguirà l’obiettivo di realizzazione di un’infrastruttura HPC su aree con accessi conformi alla normativa sulla sicurezza stradale.

All’interno del progetto di riconversione in area per la ricarica elettrica, prevedere la possibilità di mantenere/ottenere le licenze commerciali congiuntamente all’esistenza del punto vendita e, eventualmente, prevedere anche un premio di cubatura per la realizzazione di ulteriori attività collaterali.

Al fine di accelerare il processo di razionalizzazione della rete e, parallelamente, perseguire l’obiettivo dell’ammodernamento, si propongono le seguenti misure temporanee:

Moratoria per le nuove aperture, nel periodo di vigenza del progetto di razionalizzazione, con l’accortezza di introdurre opportune deroghe affinché si evitino i contenziosi amministrativi e la violazione delle norme a tutela della libera concorrenza. In alternativa, analogamente a quanto fatto dalla Regione Lombardia, si potrebbe prevedere una programmazione per bacini (di dimensione almeno provinciale) individuando gli impianti obiettivo per tipologia di carburante. Gli impianti obiettivo andrebbero individuati secondo criteri definiti centralmente, quali: parco circolante, flussi turistici, erogato medio, ecc. Esclusivamente nei bacini deficitari si avrebbe la possibilità di realizzare nuovi impianti. Questa misura avrebbe l’incognita della tempistica necessaria all’individuazione degli obiettivi di bacino, gli Enti da coinvolgere e loro disponibilità e, quindi, delle risorse per far fronte alla sua attuazione;

In alternativa, su parere preventivo dell’AGCM, si potrebbero subordinare le nuove realizzazioni e/o le ristrutturazioni con conseguente inserimento di nuovi prodotti a basso contenuto carbonico (si potrebbe anche prevedere per le isole di ricariche HPC) alla chiusura di 3 PPVV. Gli operatori che hanno impianti da chiudere in eccedenza alle esigenze di sviluppo potrebbero cedere il “titolo” all’OCSIT/GSE, che lo metterebbe a disposizione dei nuovi operatori o di chi non dispone di “titoli” per le nuove realizzazioni/ristrutturazioni;

Per il potenziamento/ammodernamento della rete esistente con nuovi carburanti liquidi e gassosi a basso contenuto carbonico si propone di prevedere dei contributi economici a step crescenti in base al numero di impianti che si intende chiudere;

Le risorse necessarie a sostenere il progetto di transizione verso carburanti decarbonizzati dovranno essere individuate nel bilancio statale o europeo (fondi per la transizione energetica).

REGOLARITÀ CONTRATTUALE E LOTTA AL DUMPING

Il settore ha due esigenze, egualmente rilevanti, da contemperare, ha proseguito poi l’associazione: da un lato contrastare il dumping contrattuale in ogni sua forma e, dall’altro, ammodernare e rendere cogente la cornice giuridica dei rapporti, in quanto le forme contrattuali oggi in uso non sono adeguate a rispondere alle necessità del settore in questa fase di transizione.

Pur riconoscendo che il contratto di comodato e di commissione sono le uniche forme di conduzione previste dalla normativa di settore, riteniamo sia necessario avviare un confronto tra le parti per tipizzare anche quelle forme contrattuali – contratto di appalto e servizi utilizzato esclusivamente per le gestioni dirette in luogo dei rapporti di lavoro dipendenti – oramai di uso comune nel settore.
A valle di questo sarà anche possibile prevedere ogni forma di disincentivo, incluse sanzioni, verso l’utilizzo dei contratti non tipizzati e di ogni altra forma di depauperamento dei rapporti di lavoro. Occorre, infatti, rendere il quadro normativo certo e cogente.

L’assetto proprietario della rete distributiva, caratterizzato da alta frammentazione e dalla presenza di numerose PMI, è spesso un ostacolo alla definizione degli accordi contrattuali di secondo livello previsti per legge (tra le associazioni di categoria e le singole aziende) per la definizione delle condizioni economiche. Pertanto, al fine di combattere ogni forma di dumping è possibile prevedere, esclusivamente per le reti con un numero di impianti inferiore a cento, in alternativa alla stipula dell’accordo di secondo livello, una delle seguenti opzioni:

Stipula di accordi, su base locale, tra le rappresentanze delle principali associazioni dei titolari e dei gestori, sulla scorta di quanto già avviene per la distribuzione organizzata;

Applicazione di un valore mediano rispetto a quelli già depositati presso il MASE, da individuarsi attraverso degli indicatori economici, da pubblicarsi a cura del Ministero, ha concluso Assopetroli Assoenergia.

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