Conversazione di Energia Oltre con Carlo Stagnaro (Istituto Bruno Leoni) sul passaggio al mercato libero per luce e gas e le derive sfiorate nell’ostacolo alla fine delle tutele
L’anno nuovo si è aperto con la svolta del passaggio al mercato libero per il gas. Il 10 gennaio, però, si sono anche svolte le aste per gli attorni non vulnerabili in vista della fine delle tutele anche per il mercato elettrico, che si compierà dal prossimo luglio. Energia Oltre ha intervistato Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni per capire come sono andate le cose.
Stagnaro, cosa ne pensa di questa liberalizzazione che l’Italia sta intraprendendo sul gas e sull’elettricità?
Mi viene da dire: meglio tardi che mai! La tutela venne introdotta come strumento “transitorio” nel 2007 per l’energia elettrica e addirittura nel 2003 per il gas. Che il mercato abbia raggiunto un grado di maturità sufficiente lo ha certificato l’Arera diversi anni fa, riscontrando che tutti i criteri che erano stati individuati per valutare la situazione erano stati raggiunti. A frenare una riforma positiva per i consumatori e necessaria per l’integrazione europea erano solo le ultime resistenze legate più al successo di una narrazione (quella secondo cui la regolamentazione dei prezzi è appunto una forma di tutela) che del farraginoso e obsoleto meccanismo che ci siamo trascinati appresso oltre ogni tempo massimo. Resta ancora un ultimo passo da compiere: salvare i clienti cosiddetti vulnerabili da quella che potremmo chiamare “tassa tutela”.
I costi dell’energia elettrica saranno davvero più bassi (e non più alti) rispetto al mercato tutelato?
Chiunque può trovare offerte sul libero mercato più o meno convenienti in termini di prezzo e con caratteristiche differenti in termini di tipologia del servizio offerto. L’ultimo step della liberalizzazione serviva a ridurre la concentrazione del mercato: le aste hanno raggiunto l’obiettivo, visto che – da luglio – la situazione sarà molto più equilibrata. I prezzi non sono ancora noti ma, se dobbiamo credere alle indiscrezioni che parlano di sconti superiori ai 100 euro annui, anche sotto questo profilo l’operazione è stata un successo. E non era scontato visto l’avvelenamento dei pozzi a cui abbiamo assistito negli scorsi mesi, alimentato da vere e proprie campagne di disinformazione. Spiace solo per i vulnerabili, che sono stati sacrificati sull’altare della conservazione e che da luglio pagheranno sensibilmente di più dei non vulnerabili.
Perché non decolla la campagna informativa sulle liberalizzazioni?
Perché purtroppo finora la campagna o, meglio, la sua assenza è stata un pretesto per rinviare il superamento della tutela, anziché una genuina preoccupazione. Adesso però il tempo stringe veramente e bisogna sperare che, pur con le risorse limitate che sono state individuate, si riesca a mettere in campo una efficace strategia di comunicazione. Tale campagna deve avere due obiettivi: spiegare ai consumatori tutelati cosa succederà a luglio e spiegare a tutti perché e in che modo possono trarre vantaggio dalla concorrenza.
Come giudica l’azione del ministro Pichetto nella gestione del passaggio al libero mercato e il suo tentativo di rinviarlo?
Il ministro Pichetto Fratin ha avuto un comportamento contraddittorio. A maggio ha firmato, con ampio e giusto anticipo, il decreto per la liberalizzazione, dando – per una volta – il tempo al mercato di organizzarsi e mettendo tutti nella condizione di informare i consumatori di quello che stava per accadere. Solo che poi lui per primo si è sottratto a questo impegno, tanto che la campagna informativa non è ancora partita. E si è lasciato trascinare in una battaglia disastrosa e controproducente per rinviare le aste, mettendo in difficoltà il governo con la Commissione europea, esponendo la maggioranza alle critiche strumentali dell’opposizione e creando un clima di confusione estrema che ha danneggiato sia la reputazione del settore, sia la fiducia dei consumatori. E cosa ha ottenuto? Ha perso la sua battaglia e, come è ormai evidente avendo visto l’esito delle aste, l’unico risultato che ha portato a casa è di rinviare di tre mesi il subentro dei nuovi fornitori, obbligando così le famiglie dei consumatori tutelati a pagare più a lungo del necessario prezzi ingiustificatamente alti.