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Ecco come la Cina punta alla leadership nelle rinnovabili

Secondo il rapporto dell’IEEFA, Pechino dominerà gli investimenti internazionali nel settore delle energie pulite per i prossimi decenni sfruttando anche l’arretramento Usa

La Cina sta dirigendo i suoi sforzi sempre più verso l’obiettivo di diventare leader mondiale nel settore delle tecnologie rinnovabili approfittando del rallentamento degli Stati Uniti. Al momento Pechino è ancora il maggior emettitore mondiale di gas a effetto serra e uno dei paesi che utilizza di più il carbone, ma negli ultimi anni è diventato anche il maggiore investitore in rinnovabili. Secondo quanto emerge dal rapporto dell’Istituto per l’economia energetica e l’analisi finanziaria (IEEFA), il paese è sulla buona strada per guidare gli investimenti nel settore anche sul piano internazionale. “Man mano che la transizione globale verso le energie rinnovabili aumenta di ritmo e lo stoccaggio di energia tramite batterie e le tecnologie dei veicoli elettrici prendono slancio, la Cina si prepara a dominare questi settori a livello mondiale nei prossimi decenni di questo secolo”, ha dichiarato IEEFA.

Pechino spinge sull’acceleratore nel settore delle energie pulite

CinaL’IEEFA ha individuato uno spesa record di oltre 44 miliardi di dollari da parte della Cina per acquisizioni internazionali e progetti per un valore superiore al miliardo di dollari con una crescita su base annua parti al 38%. La One Belt One Road cinese, la roadmap che guida gli investimenti in infrastrutture lungo le antiche rotte commerciali come la Via della Seta, rappresenta l’agenda che Pechino sta seguendo insistentemente. Da quando è stata varata sono stati esportati 8 miliardi di dollari di impianti solari che hanno permesso alla Cina di superare Stati Uniti e Germania come primi esportatori di beni e servizi ambientali. In crescita anche la presenza cinese nell’energia eolica a livello globale, guidata da attività internazionale di aziende come Glodwind e della diversificazione di impianti idroelettrici come quello delle Tre Gole cinesi, sottolinea il rapporto IEEFA.

L’accordo di Parigi ha scavato il solco tra Pechino e Washington

La rotta decisa da Pechino è in netto contrasto con quella intrapresa dagli Stati Uniti che lo scorso anno si sono ritirati dall’accordi di Parigi sul Clima e hanno rinnovato il sostegno all’industria carbonifera. La decisione di abbandonare l’accordo di Parigi “ha portato alla rapida riaffermazione da parte della Cina del suo impegno di riduzione delle emissioni”, afferma il rapporto secondo cui ciò consente a Pechino “di proiettarsi ulteriormente a livello mondiale come potenza responsabile, di affrontare le sue preoccupazioni sull’inquinamento atmosferico interno e di costruire capacità leader a livello mondiale nei nuovi mercati dell’energia”. Nell’ambito degli obblighi assunti a Parigi, la Cina si è impegnata a raggiungere il picco delle emissioni al massimo entro il 2030 ma anche ad adoperarsi per arrivarci il prima possibile. Inoltre, si è impegnata a garantire un aumento della quota delle fonti energetiche rinnovabili o nucleari del 20%. Secondo il co-autore del rapporto e direttore dell’IEEFA, Tim Buckley, “la Cina si prepara a diventare leader tecnologico globale mentre il governo degli Stati Uniti si è voltato dall’altra parte. Anche se la Cina non ha necessariamente intenzione di colmare il vuoto di leadership climatica lasciato dal ritiro degli Stati Uniti dopo Parigi, sarà certamente molto comodo fornire leadership tecnologica e capacità finanziaria in modo da dominare settori in rapida crescita come l’energia solare, veicoli elettrici e batterie”.

La Cina sta accaparrando litio, nichel e cobalto fondamentali per l’energia del futurosmog-cina

Il rapporto si sofferma anche sulla fusione di una delle maggiori compagnie carbonifere cinese, la Shenhua Group Corp, con una delle prime cinque utilities del paese, la China Guodian Corp, avvenuta ad agosto dello scorso anno. La nuova azienda, la China Energy Investment Corp è diventata la più grande compagnia produttrice di energia elettrica al mondo, e grazie alle attività nel settore rinnvoabili della Guodian, la crescita di Shenhua ha smesso di essere dipendente dal carbone. “La posizione strategica di rincorrere il carbone ha gravato per molto tempo sulle aziende elettriche cinesi, limitando il loro ‘appetito’ per le nuove tecnologie innovative e pulite”, ha osservato l’IEEFA. Che ha evidenziato come Pechino stia “superando altre economie” anche per quanto riguarda l’accaparramento di forniture di materie prima energetiche come litio, nichel e cobalto, cosa che permetterà ai cinesi di dominare la produzione di batterie e veicoli elettrici in futuro. Un fenomeno che sembra lontano ormai anni luce rispetto a quanto sta accadendo negli Stati Uniti: la scorsa settimana, ad esempio, la commissione federale per la regolamentazione dell’energia ha respinto il piano dell’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump riguardante la fornitura di sussidi alle centrali a carbone e nucleari. Lo scorso anno il segretario all’energia, Rick Perry, aveva proposto di rallentare la graduale eliminazione degli impianti più vecchi mentre Trump aveva promesso di abrogare i regolamenti ambientali stilati all’epoca di Obama nel tentativo di porre fine proprio alla cosiddetta “guerra al carbone”. Tuttavia, analisi indipendenti, hanno evidenziato che il piano di sovvenzioni costerebbe ai contribuenti 10,6 miliardi di dollari all’anno, e la commissione federale per la regolamentazione dell’energia ha ammesso che non esiste alcuna prova sulla base della quale possa dirsi che “pensionare” le centrali elettriche alimentate a carbone minacci l’affidabilità della rete elettrica nazionale.

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