Per la CGIL, “sul PNIEC non c’è stata un’interlocuzione che mettesse insieme i diversi ministeri, per capire come indirizzare l’elettrificazione dei consumi e le politiche industriali necessarie a sostenerli”
Oggi, nell’Aula della Commissione Attività produttive, le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive hanno svolto delle audizioni sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione e, successivamente, sulla proposta di aggiornamento del Piano nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).
ECCO: SE AVESSIMO UN IMPIANTO NUCLEARE, IN CERTI MOMENTI DOVREMMO SPEGNERLO
“Alcuni Paesi stanno reinvestendo molto sul nucleare, soprattutto la Cina. Complessivamente, l’energia da fonte nucleare, se si deve realizzare un nuovo impianto, costa ancora nettamente di più di quella da fonti economiche come il sole e il vento. Se però un Paese ha già un impianto in funzione e può allungargli la vita, in quel caso quell’energia costa relativamente poco ed è competitiva con quella delle fonti rinnovabili”. Lo ha dichiarato Michele Governatori, responsabile Programma Elettricità e Gas del think tank Ecco.
“Il contesto italiano – ha aggiunto Governatori – è di sistemi elettrici in cui già si stanno installando grandi quantità di fonti rinnovabili, che hanno la caratteristica di essere discontinue. Già oggi, però, in momenti di grande quantità di luce solare e di vento, le rinnovabili riescono a soddisfare tutta la domanda di energia. Se avessimo un impianto nucleare, ci ritroveremmo a dover spegnere uno tra quello o gli impianti rinnovabili, come è successo a marzo in Spagna”.
ELETTRICITÀ FUTURA: ATTUALE PNIEC È ASSOLUTAMENTE INSUFFICIENTE
“L’attuale bozza di PNIEC – ha dichiarato il presidente di Elettricità Futura, Agostino Re Rebaudengo – dà un obiettivo di decarbonizzazione del 40%, ed è assolutamente insufficiente. Nella sottoscrizione del PNRR, l’Italia si è impegnata a decarbonizzare per almeno il 51% e, votando favorevolmente il RepowerEU, ha condiviso un target del 60% di decarbonizzazione, quindi non siamo allineati con gli obiettivi che abbiamo verso l’Europa”.
“Per raggiungere questi obiettivi – ha aggiunto Re Rebaudengo – dovremmo realizzare almeno 12 GW di nuovi impianti rinnovabili all’anno. Nel 2022 abbiamo realizzato solo 3 GW e nel 2023 ne abbiamo realizzati 6 GW. Sarebbe molto importante lavorare e mettere finalmente mano al permitting, cioè permettere di costruire impianti di grande scala”.
ALLEANZA FOTOVOLTAICO: PNIEC RAFFORZI QUESTIONE AUTORIZZAZIONI
Secondo il portavoce di Alleanza per il Fotovoltaico, Andrea Cristini, “il PNIEC prevede obiettivi molto ambiziosi sulle rinnovabili, come 80 GW di fotovoltaico dei 130 GW da realizzare al 2030. Il tempo a disposizione per raggiungerli è stringente, per di più se pensiamo che questi sono obiettivi minimi. Significherebbe realizzare oltre 10 GW di fotovoltaico all’anno in 5 anni e mezzo”.
Per Cristini “questi risultati non possono essere raggiunti facilmente. Il PNIEC dovrebbe rafforzare il tema delle autorizzazioni, soprattutto sui grandi impianti. Abbiamo circa 40 GW di progetti fotovoltaici in attesa di autorizzazione”.
AMICI DELLA TERRA: BISOGNA PUNTARE SULL’EFFICIENZA ENERGETICA
È poi intervenuto, in videoconferenza, Tommaso Franci di Amici della Terra, che ha spiegato: “Amici della Terra ritiene errata la scelta di privilegiare solo alcune tecnologie, in particolare le rinnovabili e la mobilità elettrica, che puntano troppo spesso a degli obblighi che noi riteniamo possano avere un effetto controproducente”.
“Per noi – ha aggiunto Franci – la principale strada da seguire dovrebbe essere quella dell’efficienza energetica, che è la strada che consente di fare sinergia tra gli obiettivi di aumento della produttività del sistema Paese e al contempo consentire gli obiettivi di decarbonizzazione. Dovremmo dare attuazione al principio ‘prima l’efficienza’, che non è mai stato pienamente attuato dall’Unione europea e delle politiche nazionali. Noi riteniamo sia necessario un rilancio del meccanismo dei certificati bianchi, che ha dato i migliori risultati in termini di costo-efficacia”.
PNIEC, ASSOESCO: LAVORARE PER UN TESTO UNICO DELL’EDILIZIA
Per il presidente di AssoESCo, Giacomo Cantarella “il PNIEC contiene obiettivi molto sfidanti che, per essere raggiunto, necessitano di un’organizzazione e di una chiarezza molto importante in fase di scrittura della normativa e delle forme di supporto. Per quanto riguarda il settore residenziale – ha spiegato Cantarella – riteniamo sia necessaria una profonda revisione dei meccanismi visti fin qui, lavorando per un testo unico dell’edilizia che possa raccogliere tutte le detrazioni fiscali, con misure stabili nel tempo, con orizzonte pluriennale, e aliquote progressive crescenti, anche in funzione del miglioramento della prestazione energetica dell’intervento che viene realizzato. Proponiamo la possibilità di un’aliquota premio, nel caso in cui venga utilizzato il cosiddetto ‘energy performance contract’, un contratto tipico utilizzato dalle ESCO che consente anche la mobilitazione di capitali privati, che le stesse ESCO possono mettere sul piatto per finanziare i propri interventi”.
DI SANTO (FIRE): A RISCHIO OBIETTIVI CERTIFICATI BIANCHI E ASTE INDUSTRIA
Per Dario Di Santo, direttore di Fire (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia) “servono maggiore attenzione a lungo periodo delle politiche e una visione di fondo. Per arrivare alla decarbonizzazione è fondamentale puntare su tutte le soluzioni nei diversi settori. Il rischio è avere prezzi molto più attuali di quelli, quindi tutti i settori si devono muovere contemporaneamente. Manca attenzione alle singole politiche, che rischiano di non produrre i risultati attesi, come i certificati bianchi, alcune non sono mai uscite, come le aste per l’industria. Ci sono poi le politiche in vigore da molto tempo, come l’Ecobonus, che non si sa se ci saranno ancora l’anno prossimo. È fondamentale puntare sull’efficienza energetica. Si può fare molto sulla digitalizzazione dell’industria, i costi sono relativamente limitati e si agisce sui grandi sprechi. Sul tema della ristrutturazione integrale degli edifici non si può spingere troppo, ma bisogna trovare il modo di favorirla il più possibile per ridurre la domanda. Si può fare tanto anche su teleriscaldamento e teleraffrescamento, che potrebbero essere usati anche nei centri urbani storici. Stesso discorso per le biomasse per usi termici, c’è la possibilità di raddoppiare i numeri del PNIEC. Aldilà di comportamenti si possono rivedere le regole di accensione degli impianti termici”.
GATTONI (CIB): SERVE PIù FLESSIBILITà NEGLI USI FINALI DEL BIOMETANO
“Il nostro piano – ha affermato Piero Gattoni, presidente di CIB – Consorzio Italiano Biogas – è riconoscere il biometano come un driver importante di sviluppo. Si prevedono 5,7 miliardi di biometano al 2030, allocati principalmente nel settore degli usi industriali. Il biometano può aiutare al settore primario di procedere verso la transizione ecologica.
Il biometano è fondamentale anche per il settore agricolo industriale. Oggi nel piano non si cita un obiettivo nella co-generazione. Una parte delle infrastrutture esistenti rimarranno in produzione energetica. Parlare di 5,7 miliardi significa raddoppiare l’obiettivo del PNIEC al 2026. Il piano dovrebbe anche stimolare a un ragionamento sugli strumenti di supporto per il futuro.
Per Gattoni, “è importante muoversi per tempo per dare a industria e imprese la possibilità di organizzare gli investimenti. Il biometano è importante non solo per usi industriale ma anche per trasporti pesanti e marittimi. Ci aspettiamo interventi per indirizzare i nuovi sistemi di supporto verso un adeguamento all’inflazione, un accesso agli impianti nel settore dei trasporti, maggiore flessibilità negli usi finale e un grosso lavoro sul sistema delle infrastrutture. Bisogna investire su impianti di produzione ma anche trasporti per permettere una maggiore connessione tra rete del gas e di distribuzione”.
GALLITELLI (ASSOPETROLI): RIPENSARE INCENTIVI PER L’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO
“C’è bisogno di ripensare il sistema di incentivi all’efficientamento energetico per evitare lo spauracchio del Superbonus, che ha portato alla riduzione dello 0,5% delle emissioni. Fino ad oggi sono stati interventi che permettevano un salto di classe energetica, ma questo non basta per traguardare gli obiettivi. Sarebbe opportuno legare gli incentivi ai benefici a lungo termine. Proponiamo un credito d’imposta al 60% per interventi di efficientamento energetico e un meccanismo premiante legato al mantenimento nel tempo del risparmio energetico”. Così Sebastiano Gallitelli, segretario generale di Assopetroli-Assoenergia, che ha aggiunto: “per quanto riguarda l’utilizzo di carburanti e vettori per i trasporti, è importante far sì che gli investimenti siano preservati affinché la transizione sia sostenibile. Bisogna ammodernare la rete di distribuzione, invece di smantellarla. Raggiungere l’obiettivo di elettrificare un terzo del parco auto costerebbe 9 miliardi di euro per l’elettrificazione del Paese e 50 miliardi di euro per incentivare il rinnovo del parco auto. Bisogna rendere rivedere gli obiettivi per la mobilità elettrica, costosi rispetto alle alternative green disponibili. Per traguardare i 6,6 milioni di vetture a batteria al 2030 si dovrebbero immatricolare 700.000 auto a batteria, 6 volte quelle registrate nell’ultimo anno. Parliamo quindi di un target molto costoso rispetto alle alternative e insostenibile. Chiediamo una revisione dei target puntando su altri vettori a basso contenuto di carbonio, a cui dovremmo agganciare anche benefici fiscali”.
AZZOLA (CGIL): IL PERCORSO CON CUI È STATO REALIZZATO IL PNIEC È SBAGLIATO
“Noi diamo un’importanza fondamentale all’aggiornamento del PNIEC, perché da lì discende l’idea di decarbonizzare il Paese e un riassetto delle politiche industriali, perché cambierà il meccanismo della produzione”, ha affermato Michele Azzola, coordinatore politiche industriali della Cgil.
Per Azzola “c’è però un ritardo preoccupante nei tempi con cui rispettiamo gli impegni imposti e assunti in Europa. Da un lato nella produzione delle FER, su cui siamo molto in ritardo, così come sull’idroelettrico. Abbiamo settori in cui non c’è una linea di indirizzo, come i trasporti, l’agricoltura e il civile. Tutto questo perché il percorso con cui è stato realizzato il PNIEC è un percorso sbagliato. Non c’è stato un confronto diffuso o un’interlocuzione che mettesse insieme i diversi ministeri per capire come indirizzare l’elettrificazione dei consumi e le politiche industriali necessarie a sostenerli”.
PIRULLI (CISL): MIGLIORARE TEMI SU GOVERNANCE, RISORSE E LAVORO
“Il confronto con il MASE è già stato intavolato con alcuni incontri, ma permangono delle criticità”, ha affermato Mattia Pirulli, segretario confederale della Cisl. “Noi – ha proseguito – riteniamo che dal punto di vista energetico ci siano delle differenziazioni interessanti: finalmente si parla di neutralità tecnologica, è poi importante la centralità del gas, la rimodulazione del phase-out del carbone in Sardegna e il tema del nucleare, che secondo noi può essere interessante anche a fronte delle ricerche che verranno sviluppate nei prossimi anni sui piccoli reattori modulari e sulla fusione”.
“Noi rileviamo 3 temi di possibile intervento ad integrazione del testo. Il primo è il tema della governance, perché prima avevamo l’osservatorio delle rinnovabili presso il MASE, che è stato superato dall’osservatorio del PNIEC, al cui interno però non è prevista la presenza delle organizzazioni sindacali, e sarebbe necessario integrare l’osservatorio con la presenza dei sindacati e anche delle associazioni datoriali. C’è poi il tema delle risorse, ma non si definisce in materia puntuale le risorse aggiuntive per lo sviluppo del PNIEC. Riteniamo infine necessario un maggiore sviluppo sul tema del lavoro. All’interno del PNIEC sono dedicate pochissime pagine sulle ricadute sul lavoro. Vorremmo analizzare come intervenire sulle competenze necessarie per la transizione e sul tema della scuola e della formazione”.
PNIEC, MICHIELETTI (UGL): BISOGNA COINVOLGERE TUTTE LE PARTI INTERESSATE
“L’UGL – ha sottolineato Luca Michieletti, dirigente sindacale dell’Ugl – ritiene che, per l’applicazione del PNIEC, si debba stabilire il contributo di tutte le parti interessate per utilizzare tutte le risorse disponibili senza sprechi, attuando un approccio integrato alla transizione per creare resilienza, evitando di mortificare il sistema produttivo nazionale ed il lavoro”.
“Consideriamo importante – ha aggiunto Michieletti – il coinvolgimento delle istituzioni, delle imprese, delle forze sociali, del mondo della scienza e dei giovani, per rendere comprensibile attuabile il PNIEC, per contrastare gli effetti negativi della CO2, con l’innalzamento della temperatura ed il cambiamento climatico. I temi che riteniamo importanti da presidiare sono la formazione e la riconversione professionale del personale. Investire nella formazione e riconversione dei lavoratori del settore energetico è essenziale e permetterò di acquisire competenze specifiche necessarie per le nuove tecnologie e i settori emergenti, come quello delle energie rinnovabili”.