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Settore Idrico AGICI

Crescono gli investimenti nel settore idrico: 9,2 miliardi di euro tra il 2020 e il 2023

Oggi a Milano è stato presentato il rapporto dell’Osservatorio Idrico OSWI di Agici, che ha approfondito il tema delle politiche di investimento delle utility del settore idrico e della loro capacità di realizzare i progetti, a fronte dell’attuazione del PNRR

A fronte delle crescenti sfide che il Sistema Idrico Integrato (SII) si trova oggi ad affrontare, gli investimenti nel settore in Italia stanno assistendo a una continua crescita: dai 1,28 miliardi del 2018, la spesa prevista per il 2023 ammonta a 2,65 miliardi. Lo rivela il rapporto dell’Osservatorio OSWI (Observatory for a Sustainable Water Industry) di AGICI, presentato oggi a Milano in occasione dell’evento “Il PNRR: un’occasione da non perdere per condurre il settore idrico verso l’eccellenza”. L’incontro, che ha coinvolto numerose aziende, esperti e professionisti del settore, si è concluso con l’intervento di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

L’INDAGINE DELL’OSSERVATORIO IDRICO DI AGICI

L’indagine, condotta su un campione di 87 gestioni per un bacino di utenza totale di 41 milioni di abitanti (71% della popolazione italiana), ha approfondito il tema delle politiche di investimento delle utility idriche e della loro capacità di realizzare i progetti, a fronte dell’attuazione del PNRR.

Quello delle risorse idriche rappresenta un tema prioritario nel Paese alla luce delle numerose criticità osservabili, che riguardano prima di tutto le perdite idriche – il 42% dell’acqua immessa in rete (ISTAT) – ma anche la disomogeneità territoriale nella gestione delle risorse (water service divide), l’inefficienza delle modalità di consumo e le carenze strutturali di acquedotti e fognature.

IL PNRR E L’AUMENTO DEGLI INVESTIMENTI NEL SETTORE IDRICO

Come illustra il rapporto Agici, gli investimenti negli ultimi anni sono notevolmente aumentati, nell’ottica di un percorso di efficientamento delle risorse idriche. In questo senso, gli investimenti delle aziende del campione analizzato, nel periodo 2018-2023, risultano essere 11,9 miliardi di euro. Di questi, 2,7 miliardi sono stati spesi nel biennio 2018-2019 mentre sono 9,2 miliardi quelli previsti nel quadriennio 2020-2023.

A dare slancio agli investimenti è stato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che al settore idrico ha destinato un totale di 4,38 miliardi di euro, inseriti nella missione M2 – “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e riferiti alla Componente C4 – “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, a sua volta ripartita in diverse linee di investimento. Tra queste, quella che prevede un maggior stanziamento di risorse riguarda la sicurezza dell’approvvigionamento idrico (2 miliardi di euro e 124 progetti da finanziare), seguita dalla riduzione delle perdite e la digitalizzazione delle reti (900 milioni e 33 progetti) e dagli interventi nella depurazione del sistema fognario (600 milioni e 176 progetti).

Il rapporto presenta inoltre i risultati del questionario presentato ai Partner dell’Osservatorio e ai principali gestori del SII, che hanno indicato quali priorità strategiche la ricerca e riduzione delle perdite idriche e il miglioramento dell’acqua potabile, seguite dal miglioramento dell’acqua depurata, e dalla digitalizzazione. Per quanto riguarda gli investimenti necessari per affrontare le sfide del gestore, al primo si trovano quelli rivolti all’efficientamento di reti e impianti (44% delle risposte), per poi trovare il superamento delle misure di infrazione (36%).

COLARULLO (UTILITALIA): SETTORE SPENDERÀ TRA 65% E 70% FONDI PNRR

“Il PNRR prevede 3,5 miliardi di euro più circa 500 milioni spalmati su 5 anni, mentre il settore idrico oggi viaggia su circa 4 miliardi annui. L’accelerazione che il PNRR permette si accompagna da una serie di interventi normativi di riforma. Negli ultimi 10 anni gli investimenti nel settore sono aumentati del 230%, che ha creato i presupposti per far accelerare questo comparto. Il settore idrico dovrebbe riuscire a spendere tra il 65% e il 70% dei fondi previsti dal PNRR”. Lo ha dichiarato il direttore Generale di Utilitalia, Giordano Colarullo, partecipando al Workshop “Il PNRR: un’occasione da non perdere per condurre il settore idrico verso l’eccellenza”.

“Quello idrico – ha aggiunto Colarullo – è un comparto che è in grado di reagire alle avversità e di portare avanti una modernizzazione del Paese. Abbiamo un lascito infrastrutturale da sistemare e le sfide del cambiamento climatico. Dovremo fare investimenti e diversificare, come ad esempio fare stoccaggio d’acqua dove prima non si era mai pensato o valutare nuove tecnologie. Il PNRR aiuta ad accelerare gli investimenti che andavano fatti”.

PICHETTO: GESTORI IDRICI PASSERANNO DA 2.391 A CIRCA 100

“Noi non stiamo gestendo l’acqua – che è un bene essenziale – nel modo più corretto. L’Italia si trova ad affrontare una situazione che si è acuita a causa della siccità, su cui il governo ha istituito una cabina di regia con i ministeri coinvolti sul tema. Da 40 anni non realizziamo dighe e le conseguenze sono che accumuliamo l’11% dell’acqua piovana, mentre Paesi come la Spagna – che sono alla nostra stessa latitudine – riescono ad accumularne il 37%. Abbiamo poi una struttura di condutture datata, che ci porta a circa il 40% di perdite, e quindi dobbiamo intervenire”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, partecipando al Workshop “Il PNRR: un’occasione da non perdere per condurre il settore idrico verso l’eccellenza”.

“C’è poi il tema delle acque reflue: noi – ha aggiunto Pichetto – attualmente ne utilizziamo solo il 4%-5% per l’agricoltura, ma ci sono 9 miliardi di metri cubi disponibili che potrebbero essere utilizzati. Abbiamo troppi gestori dell’acqua pubblica, prima degli accorpamenti che abbiamo fatto ce n’erano quasi 2.400, un numero esagerato e con centinaia di gestioni in economia. L’azione del governo – che cala su regioni, province e Comuni, ma anche sui gestori del sistema idrico – va nell’intervenire con un piano nazionale, per accorpare i gestori e passare da 2.391 a circa 100. Bisognerà poi fare investimenti, modernizzare il sistema agricolo con un utilizzo più razionale dell’acqua. L’acqua è un bene fondamentale ed è l’energia che abbiamo per il futuro”.

CARTA (AGICI): INTRODURRE NUOVE TECNOLOGIE NEL SETTORE IDRICO

“Quello delle risorse idriche è un tema più che mai urgente all’interno del processo di efficientamento e transizione ecologica del Paese” ha dichiarato Marco Carta, amministratore delegato di Agici. “Lo scenario emerso dal rapporto indica come sia necessario sviluppare un’attenta pianificazione strategica, che preveda l’introduzione di nuove tecnologie ancora poco in uso, come il dissalatore, e investire in misure per la gestione razionale delle risorse quale il riuso. Più di ogni altra cosa – conclude Carta – è necessario intervenire per un rafforzamento della governance, al fine di affrontare la frammentazione gestionale, che rappresenta uno dei maggiori ostacoli all’efficientamento del sistema”.

“Le conseguenze del cambiamento climatico ci hanno messo di fronte all’evidenza che il sistema idrico vada migliorato in termini di efficienza e di gestione organizzativa, le cui carenze stanno impattando oggi profondamente sulla quantità e sulla qualità della risorsa”, ha commentato Alessandra Garzarella, direttrice dell’Osservatorio Idrico OSWI di Agici. “Il rapporto mostra come in Italia, grazie anche ai fondi del PNRR, si siano mossi dei passi in avanti per portare il sistema a un maggiore efficientamento: sarà importante garantire continuità a questo percorso nei prossimi anni”.

A MONICA MANTO DI ACQUEVENETE IL PREMIO “MANAGER SERVIZIO IDRICO”

Il momento conclusivo dell’incontro, infine, è stato dedicato alla presentazione del Premio “Manager Servizio Idrico”, un nuovo riconoscimento introdotto in questa occasione da Agici per valorizzare i leader che si distinguono nel settore. Ad aggiudicarsi il Premio è stata Monica Manto, DG di Acquevenete e presidente di Viveracqua, che ha ottenuto la maggioranza delle preferenze “per aver promosso e consolidato sinergie e integrazioni tra la rete delle aziende idriche del Veneto, favorendo lo sviluppo degli investimenti sul territorio”. Per Manto “l’efficace tutela della risorsa idrica, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la gestione efficiente dei fanghi da depurazione sono le direttrici su scala superiore a quella d’Ambito ottimale sulle quali si è recentemente cementata la squadra dei gestori idrici del Veneto. Creando uno spazio sicuro per il dialogo aperto, sviluppando le competenze e le capacità dei singoli, incoraggiando soluzioni innovative, anche fuori dagli schemi, abbiamo inciso reciprocamente nella nostra cultura aziendale, favorito un continuo e veloce miglioramento e stretto un patto chiaro con il territorio per una spinta agli investimenti decisa, sostenibile e solidale. Si tratta di un appassionato e impegnativo lavoro di squadra e quindi condivido questo premio con tutti i colleghi che sono parte di questo percorso”, ha concluso Manto.

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