Le opposizioni attaccano sul ritardo dell’elettrico, mentre la maggioranza difende la revisione dello stop al 2035 e punta sugli incentivi per la filiera. Viceministro Valentini: “Evitato collasso dell’industria europea”.
Il dibattito sul futuro dell’automotive si accende alla Camera, rivelando visioni contrapposte su come affrontare la crisi del settore e la transizione ecologica. Da un lato il governo, rappresentato dal viceministro delle Imprese e del made in Italy Valentino Valentini, che rivendica il lavoro svolto per ammorbidire i vincoli europei sull’elettrico e promuovere una “vera neutralità tecnologica”. Dall’altro le opposizioni, con Marco Grimaldi di Alleanza Verdi e Sinistra che denuncia un “ritardo colpevole” sull’elettrico e il rischio di un collasso industriale e climatico.
LA STRATEGIA DEL GOVERNO: NEUTRALITÀ E REVISIONE UE
Valentini ha illustrato la linea dell’esecutivo, incentrata su un’azione congiunta con la Germania per chiedere alla Commissione Europea di rivedere i regolamenti sulle emissioni di CO2. L’obiettivo è rigettare obiettivi vincolanti per le auto elettriche nelle flotte aziendali e aprire a tecnologie alternative come i biocarburanti anche oltre il 2035. Il viceministro ha sottolineato come l’intervento italiano abbia evitato multe per 7 miliardi di euro che avrebbero “portato al collasso dell’industria europea”.
A livello nazionale, Valentini ha ricordato l’istituzione di tavoli di confronto con Stellantis e la filiera, l’attivazione del “Piano Italia” con 6 miliardi per l’acquisto da fornitori locali e 2 miliardi di investimenti annui negli stabilimenti. Sono inoltre in arrivo incentivi per 2,5 miliardi nel triennio 2025-2027 e misure come il credito d’imposta per la ricerca e sviluppo e il superammortamento per la transizione 5.0 dal 2026.
L’ATTACCO DELLE OPPOSIZIONI: “EUTANASIA DELL’AUTO”
Dura la replica di Grimaldi, che si è detto “insoddisfatto” della risposta. Il deputato ha dipinto un quadro a tinte fosche, parlando di un parco auto tra i più vecchi d’Europa con oltre 18 milioni di vetture da rottamare e denunciando l’assenza di una vera strategia per la transizione. “L’elettrico c’è in tutto il mondo, ma in Italia frenano”, ha accusato, criticando la scelta di puntare ancora sull’endotermico e sui biocarburanti che, a suo dire, non salveranno i posti di lavoro ma porteranno verso il “baratro”. Grimaldi ha citato l’esempio di Fiat a Torino, dove le assunzioni si limitano a poche centinaia di interinali, e ha accusato il governo di fornire alibi a Stellantis.
LA MAGGIORANZA DIFENDE LA SCELTA: “BASTA DIRIGISMO UE”
Di segno opposto l’intervento di Luca Squeri (Forza Italia), che ha espresso soddisfazione per l’operato del governo. Squeri ha attribuito la crisi del settore alla “scellerata decisione” europea di imporre l’elettrico e alle multe previste, lodando l’esecutivo per averne ottenuto il rinvio. Secondo il deputato forzista, il mercato deve essere libero di scegliere e l’obbligo dell’elettrico si scontra con la realtà di consumatori non ancora pronti o convinti. Squeri ha rilanciato il ruolo dei biocarburanti come soluzione immediata per la decarbonizzazione senza stravolgere la filiera, sottolineando come anche l’auto elettrica dipenda ancora in parte da fonti fossili per la produzione di energia.
TRA INCENTIVI E REVISIONI, IL FUTURO RESTA INCERTO
Il dibattito conferma la complessità della sfida che attende il settore automotive in Italia. Se da un lato il governo punta a proteggere l’industria tradizionale e a negoziare tempi e modi della transizione con l’Europa, dall’altro le opposizioni chiedono un’accelerazione sull’elettrico per non perdere il treno dell’innovazione e affrontare l’emergenza climatica. Nel mezzo, migliaia di lavoratori e un intero sistema produttivo che attendono risposte concrete e una direzione chiara per il futuro.


