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Petrolio Gas

Da Coronavirus e prezzi in calo un colpo al settore servizi petroliferi

Secondo una delle più grandi banche commerciali del Qatar, Doha Bank QPSC, il peggiore shock per i mercati petroliferi e le economie derivanti dalla pandemia di Covid-19 sarebbe però alle nostre spalle

Il fatto che coronavirus e prezzi del petrolio in calo abbiano portato numerosi problemi alle compagnie petrolifere tradizionali, lo stiamo vedendo in questi giorni in cui tutte le principale major mondiali stanno svelando le proprie semestrali.

I CONTI

Per Eni, il semestre si è chiuso con conti in rosso, come per l’intero comparto, anche se le perdite sono più contenute rispetto a quelle di altri big energetici, e con una revisione della strategia di breve-medio termine che include anche una correzione della politica dei dividendi. Ne consegue una perdita netta di 4,41 miliardi e 7,34 miliardi rispettivamente nel secondo trimestre 2020 e nel primo semestre 2020. Il gruppo anglo-olandese Shell manda in archivio i conti con una perdita netta di 18,1 miliardi di dollari nel secondo trimestre, a causa di enormi svalutazioni di attività. Total ha registrato nel secondo trimestre la sua prima perdita netta dal 2015, con un rosso nel trimestre ha raggiunto così gli 8,4 miliardi di dollari, contro un utile di 2,8 miliardi un anno prima.

Ma i problemi sembrano colpire anche il settore dei servizi petroliferi, tanto che le tre maggiori compagnie del settore – Schlumberger, Halliburton e Baker Hughes – hanno registrato 45 mld di dollari in meno nell’ultimo anno a causa delle stretta operata dai loro clienti, secondo quanto riferito da Bloomberg che ha citato un’analisi di Morgan Stanley.

L’ANALISI MORGAN STANLEY

Schlumberger, con una capitalizzazione di mercato di 27 miliardi di dollari, Halliburton, con una capitalizzazione di mercato di 13 miliardi e Baker Hughes, con una capitalizzazione di mercato di 17 miliardi, hanno registrato una svalutazione di mercato di 12 miliardi di dollari.

“Il settore sembra ora essere in una fase significativa di riduzione della capacità e riparazione che riteniamo non si annullerà rapidamente – hanno scritto gli analisti di Morgan Stanley in una nota ai clienti -. Dal punto di vista dell’offerta, riteniamo che ciò rappresenti efficacemente il fondo del ciclo”.

COSA DICE RYSTAD ENERGY

Tra l’altro, secondo un’analisi di Rystad Energy, la domanda globale di servizi petroliferi, misurata sul valore totale degli acquisti delle società di esplorazione e produzione (E&P), dovrebbe calare del 25% nel 2020 come risultato della flessione causata dal Covid-19. Quest’anno, la spesa totale del settore sarà pari a 481 miliardi di dollari e il settore inizierà la sua ripresa nel 2021, ma, si stima, con un aumento di appena il 2% circa.

La ripresa accelererà ulteriormente nel 2022 e nel 2023, con la spesa dei servizi petroliferi da parte di aziende E&Ps che raggiungerà rispettivamente circa 552 miliardi di dollari e 620 miliardi di dollari. Nonostante la spinta, gli acquisti non torneranno tuttavia ai livelli pre-Covid-19 di 639 miliardi di dollari raggiunti nel 2019.

FRACKING USA IN CALO

Il Frac Spread Count, fornito dalla società di consulenza e intelligence di mercato Primary Vision, offre una buona rappresentazione dell’attività di fracking nordamericana. Contando non gli impianti di perforazione attivi, ma piuttosto le attrezzature di fracking e gli equipaggi che rifiniscono i pozzi (chiamati “spread”), il conteggio della scorsa settimana mostra che lo spread è sceso a 80, da 400 questa volta l’anno scorso, e da 456 per la stessa settimana nel 2018.

LA BANCA COMMERCIALE DEL QATAR DICE CHE IL PEGGIORE SHOCK PETROLIFERO È FINITO

Il peggiore shock per i mercati petroliferi e le economie derivanti dalla pandemia di Covid-19 è già alle nostre spalle, ha dichiarato in un’intervista a Bloomberg TV, il top executive di una delle più grandi banche commerciali del Qatar, Raghavan Seetharaman, amministratore delegato di Doha Bank QPSC. Mentre i paesi del Medio Oriente si stanno riprendendo dal doppio shock del coronavirus e dal crollo del prezzo del petrolio sulle loro economie.

“Non vediamo l’ora di resettare il pulsante quando il mondo raggiungerà la normalità”, ha detto Seetharaman. Alla fine del mese scorso, Amin Nasser, presidente e amministratore delegato della più grande compagnia petrolifera del mondo, la Saudi Aramco, aveva affermato che il peggio del mercato petrolifero era passato, aggiungendo di essere “molto ottimista” per la seconda metà di quest’anno.

ANCHE LE BANCHE DEL MEDIORIENTE HANNO RISENTITO DEL COLPO

Nonostante l’ottimismo sul fatto che le cose non possano andare così male come in aprile, le banche del Medio Oriente hanno risentito pesantemente del doppio colpo di Covid-19 e i bassi prezzi del petrolio sui loro portafogli e sugli accantonamenti per coprire i prestiti in sofferenza.

The First Abu Dhabi Bank ha registrato nel secondo trimestre una svalutazione netta di 288 milioni di dollari più del doppio degli accantonamenti per crediti in sofferenza per lo stesso periodo del 2019, mentre la Emirates NBD ha più che triplicato la svalutazione netta delle attività finanziarie nel primo semestre del 2020 rispetto al primo semestre del 2019.

In Qatar, nonostante il tempestivo supporto della banca centrale, i profili di credito delle banche sono destinati ad indebolirsi nel 2020 a causa della crisi del coronavirus e del calo del prezzo del petrolio, ha dichiarato Fitch Ratings all’inizio di questa settimana.

Il crollo dei prezzi del petrolio ha già scatenato un’ondata di fusioni e acquisizioni nel settore bancario in tutto il Medio Oriente, con i finanziatori in Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Oman che stanno valutando l’ipotesi di un blocco.

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